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    Mappe del rischio tsnuami pronte ma ignorate

     

     

    Mappe del rischio tsnuami pronte ma ignorate

    01 lug 11 Gli impianti petrolchimici lungo le coste italiane potrebbero essere esposti al rischio di tsunami, con conseguenze gravi come quelle provocate dal terremoto che ha colpito la Turchia nel 1999: per questo, secondo gli esperti dell'Enea riuniti oggi a Roma, è urgente mettere in atto tutte le misure di prevenzione, a partire da un sistema di allerta tsunami nel Mediterraneo. "Non dovremmo aspettare un evento disastroso prima di preoccuparci di che cosa potrebbe accadere agli impianti petrolchimici in Italia", ha detto Alessandro Martelli, delléEnea, nell'incontro dedicato al terremoto dell'11 marzo scorso in Giappone. Secondo la mappa degli tsunami nel Mediterraneo messa a punto dall'università di Bologna, le regioni più a rischio sono Sicilia, Calabria e Puglia. Gli tsunami potrebbero essere generati anche da terremoti nell'Arco Ellenico o da eruzioni vulcaniche esplosive, come quella avvenuta in passato a Santorini. Nell'Adriatico, dove i terremoti più intensi potrebbero essere di magnitudo 7, gli tsunami sarebbero di circa un metro. Tra le altri possibili sorgenti di tsunami nel Mediterraneo c'é la costa algerina. "Tutto è pronto dal punto di vista scientifico per mettere a punto un sistema di allerta. Resta solo da attivarlo a livello di normativa, sia in Italia che in Europa", ha rilevato Fabio Romanelli, del dipartimento di Scienze della Terra dell'università di Bologna. Non va, naturalmente, abbassata la guardia nemmeno in fatto di terremoti: "pensiamo - ha detto Martelli - che cosa potrebbe accadere agli impianti petrolchimici italiani nel caso di un terremoto violento come quello che ha colpito la Pianura Padana nel 1117 o quello che nel 1693 è avvenuto nella Sicilia sud-orientale". Eppure, ha rilevato, "gli unici tre impianti chimici isolati dai terremoti in Italia sono quelli di Priolo Gargallo (Siracusa), messi in sicurezza fra il2005 e il 2008.

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