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    Sisinio Zito replica a Genchi "Mio fratello mai arrestato"

     

     

    Sisinio Zito replica a Genchi "Mio fratello mai arrestato"

    23 giu 11 "Ho letto le dichiarazioni del consulente informatico Gioacchino Genchi che chiamano in causa me e mio fratello Antonio. Secondo Genchi io sarei intervenuto, quando ero sottosegretario di Stato, sul presidente di sezione della Cassazione Corrado Carnevale e su un altro membro del collegio, Francesco Pintus, allo scopo di 'fare uscire dal carcere' mio fratello Antonio. Al proposito si impongono delle precisazioni". E' quanto afferma, in una nota, Sisinio Zito, in merito a quanto sostenuto da Genchi sull'inchiesta della Dda di Reggio Calabria sul procuratore aggiunto antimafia Alberto Cisterna. "In primo luogo, nel 1992, perché di quell'anno si tratta - afferma Zito - io avevo lasciato il Governo da circa sei anni. In secondo luogo, se è vero che mio fratello fu coinvolto, insieme a me e ad altri esponenti dell'allora Partito socialista, nella indimenticata indagine della procura di Palmi su mafia e politica, è altrettanto vero che egli in carcere non ci è mai entrato. La logica escluderebbe quindi qualsiasi tentativo di farcelo uscire. Di più: contrariamente a quanto afferma Genchi, la procura non ne aveva nemmeno chiesto la custodia cautelare". "Per quanto riguarda i miei rapporti con Carnevale e con Pintus - prosegue l'ex sottosegretario - ho spiegato ai magistrati di Palermo, quando mi convocarono come persona informata dei fatti nel 1998, che li conoscevo tutti e due. Il primo perché era stato capo dell'Ufficio legislativo del Ministero dell'Industria negli anni in cui vi svolgevo le funzioni di sottosegretario; il secondo perché collega al Senato dal 1983 al 1987, eletto nelle liste dell'ex Partito comunista. Raccontai anche come ebbi modo di incontrarli, del tutto casualmente, alcuni anni dopo. Sul merito della questione, le sentenze del Tribunale di Palmi e delle Corte d'Appello di Reggio dimostrarono come l'indagine di cui si parla non aveva, ad essere benevoli, né capo né coda. Mio fratello Antonio, sulla cui onestà e correttezza nessuno ha mai avuto il minimo dubbio, fu assolto in tutti e due i gradi di giudizio con formula piena. La stessa sorte toccò agli altri dirigenti socialisti. Per quanto mi riguarda, io fui addirittura prosciolto in sede di udienza preliminare". "Sono curioso di sapere, infine - conclude Zito - se le dichiarazioni di Genchi costituiscono un altro incidente di percorso dell'ex questore oppure se è ancora all'opera qualcuna delle tante manine che a suo tempo si affannavano per piegare la giustizia a fini eminentemente politici. Naturalmente ho dato incarico ai miei legali di prendere tutte le iniziative atte a tutelare la mia immagine e quella di mio fratello".

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