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    Evade dai domiciliari in zona protetta, arrestata Giuseppina Pesce

     

     

    Evade dai domiciliari in zona protetta, arrestata la figlia del boss Pesce

    11 giu 11 E' stata arrestata per evasione dai domiciliari l'ex collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce, 30 anni, (nella foto) figlia del boss detenuto Salvatore Pesce, capo, insieme al fratello Antonino, dell'omonima cosca della 'ndrangheta, ''padrona", insieme ai Bellocco, del territorio di Rosarno. L'arresto è stato eseguito ad Aprilia (Latina), dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con l'ausilio di quelli di Latina. La donna era in compagnia della figlia più piccola e del compagno che era stato inserito a sua volta nel programma di protezione, revocato il 18 maggio scorso dopo la decisione della Pesce di interrompere la collaborazione. L'uomo, da alcuni giorni aveva fatto ritorno Rosarno, suo paese di origine, abbandonando la località protetta in cui i due si trovavano. L'arresto è avvenuto nel corso di un'attività di controllo dei movimenti di Giuseppina Pesce coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dai Nuclei investigativi del capoluogo calabrese e di quello di Roma che nella fase esecutiva si sono avvalsi dei carabinieri della Compagnia di Aprilia. Ieri mattina, la donna, la figlia ed al compagno, si sono allontanati, a bordo della Lancia Y dell'uomo, dal loro domicilio protetto per recarsi in Toscana. Ieri sera, al rientro, lungo la via Pontina, l'auto è stata fermata e la donna arrestata.

    Fu detereminante in vari arresti di ndrangheta. Giuseppina Pesce, l'ex collaboratrice di giustizia arrestata dai carabinieri di Reggio Calabria per evasione dai domiciliari, con le sue dichiarazioni ha contribuito a ricostruire l'organigramma e l'attività della cosca omonima di Rosarno, fornendo indicazioni determinanti per l'esecuzione di numerose operazioni di polizia. Grazie alle sue parole, nell'aprile scorso, erano state nuovamente arrestate la madre e la sorella, Angela Ferraro e Marina Pesce, di 48 e 29 anni, sulla base di un provvedimento che ripercorreva gli aspetti salienti di una collaborazione che per i magistrati contiene "precise e circostanziate chiamate di correo anche nei confronti dei suoi più stretti congiunti, confermando il pesante quadro indiziario nei loro confronti". Sin dall'inizio, hanno spiegato gli investigatori, la donna ha riconosciuto le proprie responsabilità ed il suo ruolo all'interno della cosca Pesce. Figlia del boss Salvatore fratello di Antonino, di 58 anni, e cugina del latitante Francesco Pesce, di 33 anni, la donna ha ricostruito l'organigramma della famiglia, descrivendo il ruolo di ciascun componente. Con i magistrati ha parlato anche della successione al vertice della cosca, a causa dell'arresto dello zio Antonino, e dell'ascesa del cugino Francesco, fornendo elementi sulle attività economiche e contribuendo a fare luce su una serie di omicidi compreso quello di Annunziata Pesce che, secondo quanto ha riferito l'allora collaboratrice, era stata uccisa dallo zio Antonino e dai fratelli Antonino e Rocco, detti "i sardignoli", a causa di una relazione extraconiugale con un appartenente alle forze dell'ordine. Il 2 aprile scorso, però, Giuseppina Pesce, con una lettera al gip di Reggio Calabria, ha manifestato la sua volontà di interrompere la collaborazione, giustificando la propria decisione per presunte pressioni subite dagli inquirenti. Poi, nel corso dell'ultimo interrogatorio, la donna si è rifiutata di firmare il verbale dopo la decisione di interrompere la collaborazione ed alla specifica domanda del pm se quanto avesse detto in precedenza corrispondesse a verità, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. In questi giorni è in corso, a Reggio Calabria, il processo con rito abbreviato ad una parte degli imputati del procedimento "All Inside" condotto contro la cosca Pesce. Altri 63 imputati hanno scelto la strada del processo ordinario che inizierà il 12 luglio. Tra loro c'é anche Giuseppina Pesce.

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