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    Inchiesta Minotauro, Procura sentirà politici. In carcere anche un sindaco

     

     

    Inchiesta Minotauro, Procura sentirà politici intercettati. In carcere anche un sindaco

    09 giu 11 Saranno sentiti dalla Procura di Torino i politici piemontesi i cui nomi sono finiti nelle intercettazioni telefoniche relative all'inchiesta che ha portato a 151 arresti per 'ndrangheta. Ma la priorita', fanno sapere dalla stessa procura, al momento è di ascoltare gli stessi arrestati. A eccezione dell'ex sindaco di Leini (Torino), Nevio Coral, in carcere con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, non c'é nessun politico indagato. L'inchiesta - hanno detto ieri gli inquirenti - è ancora all'inizio per quanto riguarda i politici e l'intreccio con la mafia. Diversi i casi di contatto emersi dalle intercettazioni e riprese video. Il principale riguarda l'onorevole Domenico Lucà del Pd, che appare in due intercettazioni con Salvatore Demasi, detto Giorgio, capo della "locale" di Rivoli (Torino), a cui chiede di aiutarlo a fare votare Piero Fassino alle ultime primarie del centrosinistra a Torino. Lucà ha già fatto sapere che da tempo conosceva Demasi, ma che non immaginavo chi fosse in realtà, altrimenti non avrebbe mai avuto rapporti con lui. Ad avere rapporti con lo stesso Demasi sono stati anche l'onorevole Gaetano Porcino dell'Idv, il consigliere regionale Antonino Boeti del Pd, gli ex assessori del Comune di Alpignano (Torino) Carmelo Tromby dell'Idv e Domenico Massimo Cairoli dei Socialisti. Sempre Demasi, secondo le intercettazioni, avrebbe lavorato per portare voti al sindaco di Cirié (Torino), che nega ogni contatto. Un'intercettazione con immagini fotografiche, invece, ha colto l'assessore regionale Claudia Porchietto del Pdl, nel 2009, quando era candidata alla presidenza della Provincia di Torino, mentre entrava in un bar di Torino dove ha incontrato Giuseppe Catalano, un altro boss locale, per pochi minuti. Secondo Porchietto fu un incontro elettorale come tanti, favorito dal fatto che il nipote di Catalano, Luca, è consigliere comunale del Pdl a Orbassano (Torino). Sempre dallo stesso Giuseppe Catalano parte il ramo di intercettazioni che interessa invece Fabrizio Bertot, sindaco di Rivarolo Canavese (Torino), per cui il boss mise in moto una vera e propria macchina organizzativa per spingerne l'elezione alle ultime europee. Per la procura, Bertot era stato presentato "ad alcuni degli affiliati alla 'ndrangheta piu' rappresentativi della Provincia di Torino - come si legge nell'ordinanza - In particolare, dopo la presentazione ufficiale del candidato agli esponenti della 'ndrangheta della provincia, Catalano ha iniziato personalmente una trattativa finalizzata al cosiddetto voto di scambio: come contropartita all'appoggio elettorale era prevista la dazione di euro 20 mila". Secondo Bertot, Catalano è solo "una delle tante persone incontrate in campagna elettorale". Un ultimo episodio riguarda il piccolo Comune di Castellamonte (Torino), il cui sindaco Paolo Mascheroni è al centro della conversazione tra due degli esponenti della 'ndrina locale, Biagio Curatolo e Antonio Occhiuto, che lo definiscono ''bravo" e "sempre devoto".

    Pignatone "Confermata aggressione a enti locali". ''Dopo gli esiti dell' inchiesta 'Minotauro', condotta dai colleghi della Procura di Torino, emerge ormai una strategia sistematica della 'ndrangheta di infiltrarsi dal basso, in silenzio, aggredendo progressivamente gli enti locali che sono il primo livello di confronto tra le istituzioni e i cittadini''. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, nel corso di un convegno organizzato dal Museo della ndrangheta, per presentare il libro "Vincere la 'ndrangheta'', curato da Claudio La Camera. "Sotto questo profilo - ha aggiunto - rivendichiamo l' importanza delle indagini come fonte di conoscenza del fenomeno e non soltanto sotto l'aspetto del profilo penale. L'operazione 'Minotauro' ricalca lo schema dell'operazione 'Crimine', con la conferma dell'esistenza di una sola 'ndrangheta in tutto il mondo, ramificata per 'localì esterni che ogni anno versano un obolo alla 'mamma' di Polsi".

    Nicaso: "In Italia purtroppo c'è voglia di mafia". "C'é una voglia di mafia in Italia e c'é una sottovalutazione della politica che è preoccupante". A dirlo, commentando l'operazione coordinata dalla Dda di Torino, è stato lo scrittore ed esperto di 'ndrangheta Antonio Nicaso, oggi a Catanzaro per partecipare ad un dibattito organizzato dalla Cna. ''Da sempre - ha detto Nicaso - la 'ndrangheta investe dove c'é ricchezza e potere ma soprattutto riesce a flirtare con la politica che governa quindi ha una ideologia che non è di destra o di sinistra ma che punta al potere. E' una patologia del potere e la logica è acquisire il potere per il potere". "Spesso - ha proseguito - quando si pensa al rapporto con la politica viene in mente il Parlamento o i vertici della politica a livello nazionale. La 'ndrangheta riesce a mettere radici nelle piccole zone e nelle grandi citta', ma soprattutto a livello amministrativo. Ha la necessità di entrare in contatto con chi governa o con chi amministra la cosa pubblica. Gli appalti spesso servono per acquisire denaro ma anche per riciclare perché con il massimo ribasso si riesce ad acquisire appalti e subappalti". "L'elemento nuovo - ha concluso Nicaso - è che si è rotto questo rapporto di subalternità. Un tempo erano i mafiosi che andavano alla porta dei politici a bussare con i piedi perché in mano avevano il capretto. Oggi sono sono sempre più i politici che vanno dai mafiosi perché non riescono a fare a meno dei loro voti e la stessa cosa succede con gli imprenditori che non riescono a fare a meno dei capitali dei mafiosi".

    Di Pietro "Nessun rapporto tra Porcino e indagati". "L'onorevole Gaetano Porcino non ha avuto alcun tipo di rapporto, nemmeno politico, con le persone coinvolte nell'inchiesta Minotauro. Lo stesso nostro deputato ha già dichiarato di essere disponibile ad essere ascoltato dai magistrati, qualora lo ritenessero opportuno". Lo afferma il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, commentando alcune notizie stampa che fanno riferimento alla presenza di Porcino in un bar dove si trovava anche una persona coinvolta nell'inchiesta Minotauro sulla 'ndrangheta in Piemonte. ''E' importante - dice Di Pietro - che la magistratura vada avanti fino in fondo per fare chiarezza su questa vicenda dai confini torbidi, l'Italia dei valori chiede da sempre che la politica agisca all'insegna della legalità e della trasparenza"

    Fassino "No a tritacarne". "Non sono disposto a essere messo nel tritacarne dei sospetti e dei "si dice". E non permetterò a nessuno di gettare un'ombra, ancorché lontanissima, sulla straordinaria prova che hanno dato 53 mila torinesi partecipando alle primarie". Così il sindaco di Torino Piero Fassino il cui nome compare nelle carte dell'inchiesta della Dda di Torino sulla 'ndrangheta, nella registrazione conversazione telefonica tra l'on Mimmo Lucà e il capo della 'locale' di Rivoli Salvatore Demasi sul tema delle primarie del centrosinistra per le Amministrative. "Alcuni giornali - scrive Fassino in una nota - oggi accostano il mio nome a personaggi e situazioni con le quali, in tutta evidenza, la mia persona e il mio ruolo non hasnno nulla da spartire. In ogni caso non sono disposto a essere messo nel tritacarne dei sospetti e dei "si dice". Sono una persona per bene: lo racconta la mia storia, lo dimostrano le mie scelte". In prima linea contro infiltrazioni. ''Lotta senza quartiere contro le contaminazioni della criminalità organizzata". Per il sindaco di Torino Piero Fassino "é la priorità assoluta" per la classe politica ed è l'impegno del Comune e della Giunta di Torino che saranno "in prima linea nella battaglia civile contro qualsiasi forma di commistione di interessi poco chiara". "La scoperta di una vera e propria rete di infiltrazione criminale nelle pieghe della nostra civile vita quotidiana ci preoccupa e ci inquieta - dice Fassino - ma al tempo stesso ci sollecita come non mai a tenere alta la guardia e a fare in modo che tutta la classe politica confermi, senza tentennamenti, la priorità assoluta di un impegno e di una lotta senza quartiere contro le contaminazioni della criminalità organizzata". Fassino esprime il suo "pieno sostegno l'apprezzamento di tutta l'amministrazione comunale per l'operazione portata a termine con successo dalla magistratura e dalle forze dell'ordine" e auspica "un rapido corso delle indagini e dell'accertamento delle responsabilità individuali, anche per evitare - prosegue Fassino - di travolgere nomi e reputazioni di persone del tutto estranee e di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dalle ere colpe e dai veri colpevoli".

    Della Seta "Piemonte terra di ecomafia". ''L'inchiesta che ha portato all'arresto di 150 persone nell'ambito dell'operazione sulla mafia calabrese trapiantata in Piemonte conferma drammaticamente che nel nord del Paese la criminalità organizzata è di casa, con un' azione sempre più avvolgente, e che il terreno più fertile di questa colonizzazione criminale del nord sono il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti". Lo dice il senatore Roberto Della Seta, capogruppo del Pd in Commissione Ambiente. "Secondo il recente rapporto Ecomafia di Legambiente - aggiunge Della Seta - i clan impegnati nel business dell'ecomafia sono 290, con 19,3 miliardi di euro di giro d'affari stimato per il solo 2010. Al settentrione l'illegalità ambientale cresce sempre di più: l'area Nord Occidentale del Paese esprime il 12% della torta complessiva. Il 90% dei reati ambientali è compiuto dalla malavita organizzata, e anche in Piemonte esiste un'imprenditoria deviata e senza scrupoli, intenta a massimizzare i profitti a ogni costo, anche quando si tratta di avvelenare l'ambiente e la salute". Della Seta cita "il caso della ex-Indel di Domodossola, con 60mila tonnellate di rifiuti pericolosi rinvenuti nell'area, e il traffico internazionale di rifiuti Raee verso la Nigeria ne sono un esempio. Sconfiggere ecomafie e criminalità organizzata é un obiettivo nazionale, e dunque è incomprensibile che mentre si susseguano le operazioni della magistratura in questo ambito, governo e maggioranza continuino a rifiutarsi di inserire nel codice penale i reati ambientali" conclude il parlamentare.

    Nessun esponente PD coinvolto. Nessun esponente del Partito Democratico "é stato destinatario di atti giudiziari che possano fare pensare a un coinvolgimento nelle indagini". Lo sottolinea Paola Bragantini, segretaria torinese del Pd a proposito dell'inchiesta della Dda di Torino. "Ci ferisce profondamente - dice Bragantini - vedere esposti i nomi di personalità che non sono stati toccati dalle indagini della Procura e nulla hanno a che vedere con le ipotesi di reato al centro delle indagini". "In ogni caso - prosegue la segretaria provinciale del Pd - gli sviluppi mediatici non possono in alcun modo oscurare la trasparenza e la correttezza di un percorso democratico come quello delle Primarie 2011, che a Torino hanno visto la partecipazione di oltre 53 mila cittadini".

    Sindaco incredulo per accuse. ''Sono incredulo, queste accuse non stanno né in cielo né in terra". Così Nevio Coral, 71 anni, ex sindaco di Leini (Torino), si è definito dopo il suo arresto per concorso esterno in associazione mafiosa parlando col suo legale, l'avvocato Roberto Macchia. L'imprenditore e politico piemontese (del Pdl) si trova nel carcere francese di Grenoble. "Abbiamo chiesto - dice l' avvocato Macchia - il trasferimento immediato in Italia, così potranno notificarci l'ordinanza di custodia cautelare. Finora, infatti, sappiamo soltanto quello che abbiamo letto sui giornali. Il mio cliente nega ogni legame con la 'ndrangheta, ma vorrebbe prima di tutto sapere che che cosa negare di preciso. Speriamo che possa tornare in Italia presto''.

    Pd Piemonte "Nessun dirigente fuori dalla legge". Dai vertici del Pd piemontese arriva l'auspicio a che l'inchiesta sull'ndrangheta consenta "in tempi rapidi" di "fare certezza sulle responsabilità personali e chiarezza sulle eventuali relazioni tra le persone indagate e il mondo della politica". Il segretario regionale Gianfranco Morgando, il presidente Andrea Giorgis e il presidente del gruppo consiliare Aldo Reschigna difendono i dirigenti del Pd tirati in ballo nell'inchiesta: "Non sono stati raggiunti da alcun provvedimento e non risulta abbiano mai messo in atto comportamenti collusi o fuori dal rispetto pieno e totale della legge". "Siamo certi - proseguono Morgando, Giorgis e Reschigna - che nulla sapessero del profilo criminale di persone sentite o incontrate in occasione di appuntamenti elettorali o nell'ambito delle normali attività politico-istituzionali o semplicemente perché concittadini". Il Pd piemontese organizzerà un'iniziativa di sensibilizzazione sui rischi delle commistioni tra poltiica e malaffare. "Sappiamo che la politica, che è immersa nella società, corre dei rischi, e siamo i primi a rinnovare l'impegno di una severa valutazione dei comportamenti e delle relazioni".

    Lucà: non sono coinvolto. "Non sono in alcun modo coinvolto negli aspetti giudiziari". Lo afferma il deputato del Pd Mimmo Lucà che nell'inchiesta Minotauro compare in una conversazione telefonica con uno degli arrestati, Salvatore Demasi. "Conoscevo Demasi come noto imprenditore della zona rivolese, il mio vecchio collegio elettorale - spiega Lucà - se avessi avuto il ben che minimo sospetto della sua presunta appartenenza alla 'ndrangheta non mi sarei ovviamente sognato di contattarlo ne' di intrattenere con lui un qualunque tipo di rapporto". Il deputato del Pd, inoltre, sostiene "che non ci può essere nessun sindaco, amministratore locale, funzionario pubblico che possa dire di avere ricevuto dal sottoscritto richieste o pressioni di qualche genere in favore di questa persona (De Masi, ndr)".

     

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