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    Le cosche chiedevano il pizzo per lavori a clinica di Crotone: 3 arresti

     

     

    Le cosche chiedevano il pizzo per lavori a clinica di Crotone: 3 arresti

    01 giu 11 Tre persone ritenute affiliate alla cosca di 'ndrangheta dei Megna, operante nella frazione Papanice di Crotone, sono state arrestate dalla squadra mobile di Catanzaro con l'accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose nei confronti di una società di Catanzaro. Secondo quanto emerso dalle indagini, i tre avrebbero imposto al titolare dell' impresa il pagamento del pizzo per la gestione del servizio di lavanderia in una nota struttura ospedaliera privata di Crotone. Tra gli arrestati anche un dipendente della clinica che, secondo gli investigatori, sarebbe legato alla cosca dei Megna di Papanice di Crotone, così come gli altri due arrestati. L'uomo, secondo l'accusa, avrebbe fatto da mediatore tra gli uomini della cosca e l'imprenditore catanzarese costretto a pagare il pizzo. L'uomo è dipendente della clinica Sant'Anna di Crotone che si occupa di riabilitazione. I tre sono stati bloccati da personale della squadra mobile di Catanzaro e di Crotone in esecuzione di provvedimenti di fermo emessi dal capo della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, dopo che le indagini hanno subito un'accelerazione nelle ultime settimane.

    Avevano chiesto seimila euro, da corrispondere in tre rate in occasione delle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto, le tre persone sottoposte a fermo dalla squadra mobile di Catanzaro per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose ai danni di un'impresa di Catanzaro che aveva in gestione il servizio di lavanderia della clinica Sant'Anna Hospital di Crotone. Gli arrestati sono Mario Megna, di 39 anni, Rocco De Vona (27) e Giorgio Facciolli (44), infermiere nella clinica. Secondo l'accusa tutti e tre sono legati alla cosca Megna della frazione Papanice di Crotone. I particolari dell'operazione sono stati forniti dal procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, dall'aggiunto Giuseppe Borrelli, dal questore di Catanzaro Vincenzo Roca e dal capo della squadra mobile, Rodolfo Ruperti. La prima richiesta estorsiva, secondo l'accusa, risale al 30 aprile scorso, quando un furgone della ditta Impred, società che si occupa di lavaggio e trasporto biancheria, è stato bloccato per strada. Nell'occasione, De Vona ha detto all'autista di riferire ai titolari della società che per continuare a lavorare a Crotone dovevano pagare seimila euro. Successivamente il dipendente è stato avvicinato all'interno della clinica sia da Facciolli che da Megna che hanno ribadito la richiesta. Megna, successivamente, si è rivolto direttamente anche ai soci della Impremed, Vincenzo Bertucci e Maurizio Mottola di Amato, amministratore unico della società e marito del gip di Catanzaro Abigail Mellace. Le indagini sono state avviate dalla squadra mobile, che teneva sotto controllo i movimenti della cosca Megna, che poi ha ha avuto conferma dei sospetti direttamente dagli imprenditori che hanno collaborato. La denuncia dei titolari della ditta ha consentito un'accelerazione delle indagini concluse con i fermi, disposti dalla Dda per il pericolo di fuga degli indagati. Facciolli, imparentato con un esponente della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, avrebbe avuto un ruolo centrale, segnalando al clan il fatturato della Impremed allo scopo di giungere ad una richiesta di pagamento proporzionata agli introiti. Al momento del fermo l'uomo ha tentato la fuga da una finestra di casa dopo avere buttato una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa e 12 cartucce.

    Secondo quanto reso noto nel corso di una conferenza stampa degli inquirenti, sarebbero state determinanti, ai fini dell’operazione, le denunce della ditta catanzarese vittima del tentativo di estorsione. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli estortori avevano chiesto 6.000 euro di tangente alla ditta, da corrispondere in tre "rate", in concomitanza con le festività di Pasqua, Ferragosto e Natale. La richiesta sarebbe stata recapitata tramite l’autista di uno dei mezzi della società, bloccato in pieno giorno in una strada di Crotone. All’uomo sarebbe stato intimato di riferire ai titolari la richiesta del clan. Secondo quanto emerso nel corso di una conferenza stampa dal Questore di Catanzaro Vincenzo Roca, dal capo della procura Vincenzo Lombardo e dal capo della squadra mobile, Rodolfo Ruperti, il clan Megna era da tempo sotto osservazione da parte della Polizia, che ne studiava i movimenti. Il gruppo tentava, infatti, di riorganizzarsi dopo l’omicidio del boss Luca Megna e gli arresti che avevano falcidiato la cosca. La successiva denuncia dei titolari della ditta ha consentito agli agenti di entrare rapidamente in azione. Un ruolo centrale nella vicenda, è stato detto, aveva Giorgio Facciolli. L’uomo, infermiere nella clinica privata per cui la ditta svolgeva il servizio di lavanderia, aveva segnalato al clan la possibilità di un "affare", indicando anche il fatturato dell’azienda vittima delle pressioni del gruppo, al fine di consentire l'applicazione di una richiesta di pagamento proporzionata agli introiti. Facciolli, indicato come uomo vicino ad un altro clan del crotonese, gli Arena di Isola Capo Rizzuto, sarebbe anche personaggio di grande pericolosità. Al momento del fermo, ha tentato la fuga da una finestra della sua abitazione dopo essersi liberato di una pistola Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa e 12 cartucce in canna, ragion per cui dovrà rispondere pure di detenzione illegale d’arma clandestina. Durante la conferenza stampa gli inquirenti hanno sottolineato l’importanza della collaborazione da parte delle vittime della criminalità, evidenziando l’esigenza di una risposta rapida da parte degli apparati investigativi dello Stato.

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