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    Operazione "Cosa Mia 2": mancano bobine, Tdl Reggio Calabria scarcera Gaglioti

     

     

    Operazione "Cosa Mia 2": mancano bobine, Tdl Reggio Calabria scarcera Gaglioti

    29 gen 11 Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria presieduto dalla dr.ssa Olga Tarzia, accogliendo la richiesta degli avvocati Antonino Napoli ed Elio Cannizzaro, ha scarcerato Gaglioti Rocco Salvatore arrestato, nell'ambito dell'operazione “Cosa Mia 2”, con l'accusa di associazione mafiosa ritenendolo affiliato alla presunta cosca Bruzzise operante a Barritteri di Seminara ed in zone limitrofe. Dall'operazione “Cosa Mia 2”, come nella precedente “Cosa Mia 1”, è emerso che i Bruzzise, ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta avrebbero ricevuto, per i lavori di ammodernamento della A3 eseguiti sul quinto macrolotto, compreso fra lo svincolo di Gioia Tauro e quello di Scilla, e precisamente nella zona di Barritteri, una percentuale pari al 3% del capitolato d’appalto. Tale somma sarebbe stata versata, secondo l'accusa, dal Consorzio Scilla, formato da IMPREGILO S.p.a. e CONDOTTE S.p.a., quale corrispettivo della c.d. “sicurezza sui cantieri”, ad un rappresentante dell’organizzazione, il quale a sua volta provvedeva a ripartire le quote ai vari rappresentanti delle cosche legittimate alla spartizione, in relazione alla “competenza” sul territorio sul quale si eseguivano i lavori. Gaglioti Rocco Salvatore è accusato di avere, dopo che gli esponenti delle cosche di Rosarno ricevevano le somme provento delle estorsioni connesse ai lavori di ammodernamento della A3, operato da raccordo fra questi ultimi e le consorterie operanti in Seminara e paesi limitrofi, indicando quali fossero le persone fisiche alle quali consegnare la quota spettante a ciascuna cosca nonché si sarebbe messo a completa disposizione degli interessi dell’associazione portando messaggi, fungendo da “ambasciatore” di varie cosche, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso dell’organizzazione unitaria del cd. “mandamento tirrenico”. Il Giudice per le Indagini Preliminari, dottor Vincenzo Pedone, accogliendo la richiesta dei Pubblici Ministeri della DDA, aveva ritenuto che dall’attività di indagine compiuta emergevano gravi indizi di colpevolezza a carico di Gaglioti Rocco Salvatore, ripetutamente citato con lo pseudonimo “U Ceddaru”, nel corso del colloquio registrato presso la casa circondariale di Roma-Regina Coeli, in data 5.01.07, tra il detenuto ergastolano Bruzzise Giuseppe ed il cognato Carbone Rocco. Nel corso del colloquio i due cognati avanzavano sospetti nei confronti di “U Ceddaru”, personaggio che “gioca con due mazzi carte” e che è collegato alle cosche di Seminara ed anche ad altre consorterie, per conto delle quali svolge il ruolo di “ambasciatore”. Dalle parole di Carbone Rocco, secondo gli inquirenti, si aveva la conferma del fatto che Gaglioti Rocco Salvatore era ben inserito nel sistema delle tangenti vigente sulla A3 e che aveva il potere di indicare ai distributori delle quote a chi andassero consegnati i soldi al punto che, ipotizzava il Carbone, in un momento storico in cui la cosca dominante su Barritteri (cioè i Bruzzise) era in oggettiva difficoltà, Gaglioti Rocco Salvatore stava cercando di accordarsi con le cosche di Seminara, consegnando a loro la quota di Barritteri e tenendone il 10% per sé. Durante lo stesso colloquio Carbone Rocco evidenziava che probabilmente U Ceddaru aveva avuto un ruolo nell’omicidio di Micu U l’Orbu, in quanto era passato pochi minuti prima che lo ammazzassero e lo aveva salutato, ritenendo i due interlocutori, che “U Ceddaru” aveva certamente “fatto la strada” ai killer. I difensori del Gaglioti, avvocati Antonino Napoli ed Elio Cannizzaro, in seguito alla notifica dell'ordinanza di custodia cautelare, hanno immediatamente richiesto la copia delle bobine al fine di riscontrare la effettiva conformità alla traccia fonica alle trascrizioni operate dalla Polizia Giudiziaria. All'udienza davanti il Tribunale del Riesame l'avvocato Antonino Napoli ha prodotto una certificazione, rilasciata lo stesso giorno del riesame dalla segreteria del P.M. della Distrettuale Antimafia, dalla quale emergeva che ancora si era in attesa del riscontro da parte degli organi delegati alla copia delle bobine ed ha richiesto l'applicazione del recente indirizzo delle Sezioni Unite della Cassazione che ritiene che in questi casi sia stato compromesso il diritto di difesa con il conseguente obbligo, da parte del Tribunale del Riesame, alla revoca della misura. Relativamente al merito dell'accusa rivolta al Gaglioti Rocco gli avvocati Napoli e Cannizzaro, nel corso del loro intervento, hanno evidenziato l'infondatezza e la contraddittorietà delle accuse rifacendosi alla recente giurisprudenza in materia di intercettazioni ambientali eteroaccusatorie. Il collegio, ritenendo fondate le conclusioni degli avvocati Antonino Napoli ed Elio Cannizzaro, ha revocato la custodia cautelare in carcere al Gaglioti Rocco Salvatore ed ha disposto la sua immediata scarcerazione.

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