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    Tensione a San Giovanni in Fiore: dimessi 11 consiglieri, Sindaco Barile verso sfiducia

     

     

    Tensione a San Giovanni in Fiore: dimessi 11 consiglieri, Sindaco Barile verso la sfiducia. Consigliere in ospedale

    25 gen 11 Undici consiglieri comunali del Comune di San Giovanni in Fiore di sono dimessi a seguito della chiusura del punto nascita dell'Ospedale. Sfiduciato cosi il sindaco Barile. Da questa mattina, proteste sono in atto nella cittadina silana dove Polizia e Carabinieri stanno tentando di convincere quanti sono scesi in piazza a protestare a tornare sui loro passi. Momenti di tensione si sono avuti durante la seduta del Consiglio comunale quando i consiglieri hanno messo in pratica le loro decisioni. A protestare i lavoratori della ex Sial perche temono che con la caduta della Giunta i loro progetti potrebbero non andare in porto. Dall'altra parte i cittadini di San Giovanni che invece temono il ridimensionamento dell'ospedale dopo la perdita del punto nascita. Alcuni consiglieri sono stati aggrediti. Sul posto e' intervenuta un autombulanza del 118. Un consigliere comunale e' stato selvaggiamente picchiato e mandato in ospedale dove ha avuto un referto di sette giorni di guarigione. Indaga la Digos.

    I momenti di tensione sono nati dopo che 14 consiglieri comunali avevano deciso di presentare le dimissioni per determinare cosi' lo scioglimento dell'assemblea. Nel momento in cui si e' diffusa la notizia della volonta' espressa dagli eletti, 12 del centrosinistra che ha la maggioranza e due del centrodestra che pero' hanno recentemente preso le distanze dal sindaco Antonio Barile, si e' radunata una folla di circa 500 persone che ha assediato l'ingresso del Municipio con l'intento di impedire ai consiglieri comunali presentare le dimissioni nelle mani del segretario generale. Alcuni consiglieri, nei momenti di maggiore scontro, hanno anche riferito di essere stati aggrediti dalla folla. Dopo l'intervento dei carabinieri e del personale della Digos una parte dei consiglieri decisi a dimettersi e' riuscita ad entrare nel palazzo comunale. Undici hanno presentato le dimissioni e solo nel pomeriggio la situazione dell'ordine pubblico si e' ristabilita.

    Secondo il senatore Adriano Musi, commissario del Pd della Calabria, ''i fatti verificatisi a San Giovanni in Fiore sanno di rigurgito fascista. Si tratta di episodi inqualificabili ed intollerabili che respingiamo con forza''. Sulla vicenda ha riferito in aula il deputato del Pd Franco Laratta, chiedendo ''l'attenzione del Governo perche' la situazione non precipiti''. Sui fatti di San Giovanni in Fiore sono intervenuti anche i deputati Doris Lo Moro (Pd) e Angela Napoli (Fli), che hanno criticato il tentativo di bloccare la presentazione delle dimissioni da parte dei consiglieri.

    A meno di un anno dall'elezione di un sindaco Pdl, Antonio Barile, a San Giovanni in Fiore, in quella che era una delle roccaforti storiche della sinistra, rischia di essere cancellato d'un colpo uno dei risultati politici che, all'indomani delle ultime elezioni amministrative, avevano galvanizzato il centrodestra calabrese. Quindici consiglieri, 13 eletti nel centrosinistra, che per il meccanismo di voto era maggioranza in Consiglio, e due con il centrodestra ma che recentemente si erano defilati dalla maggioranza, hanno deciso di dimettersi sottoscrivendo un documento contro il sindaco nel quale si stigmatizza la situazione venutasi a creare in materia di sanità con la chiusura del punto nascite ed il ventilato ridimensionamento dell'ospedale cittadino. Una situazione incandescente che assume un rilievo politico ancora più forte perché si è determinata il giorno prima della visita del presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, che, proprio alla luce delle preoccupazioni sulle sorti future dell'ospedale cittadino dopo le scelte seguite all'approvazione del Piano di rientro dal deficit sanitario, parteciperà ad un'iniziativa pubblica. La giornata odierna a San Giovanni in Fiore è stata carica di tensione non soltanto politica. Tutto è nato quando si è diffusa la notizia della decisione della maggioranza dei consiglieri comunali di formalizzare le loro dimissioni. Ed in pochi attimi si è sfiorato il peggio. I 14 dimissionari (un quindicesimo che ha sottoscritto il documento è uno studente universitario attualmente fuori sede che sarà solo domani in paese) si sono diretti in Municipio, ma hanno avuto la sgradita sorpresa di trovarsi davanti un muro umano composto da circa 500 persone, molte delle quali disoccupati impegnati in progetti di pubblica utilità, che hanno tentato di impedire loro l'ingresso nel Comune. In precedenza, una quindicina di manifestanti si erano avvicinati al gruppo di consiglieri aggredendoli verbalmente. Uno dei dimissionari è stato anche strattonato e solo l'intervento dei carabinieri ha evitato che la situazione degenerasse. Risultato: a fine mattinata solo 11 eletti sono riusciti, grazie alla presenza dei carabinieri e della Digos, ad entrare in Municipio ed a presentare le dimissioni, restando, però, "sequestrati" all'interno dell'edificio per alcune ore a causa della presenza all'esterno dei manifestanti. La calma è tornata solo nel pomeriggio, anche se i motivi di preoccupazione restano tutti. Infuocato è il clima della polemica tra centrodestra e centrosinistra, con accuse e repliche al veleno. Il caso è finito anche alla Camera, dove il deputato Franco Laratta, del Pd e che è di San Giovanni in Fiore, è intervenuto per "richiamare l'attenzione del Governo e del Ministro dell'Interno" al fine di evitare che si arrivi a "scontri pericolosissimi che nessuno saprebbe poi più fermare". Sulla vicenda è intervenuto anche il commissario regionale del Pd, Adriano Musi, che ha parlato di "fatti che sanno di rigurgito fascista", aggiungendo che "non è con le aggressioni squadriste che si può cambiare il corso degli eventi in democrazia". Il senatore Antonio Gentile, del Pdl, da parte sua, ha sottolineato che nella cittadina silana si è verificato "un grave vulnus alla governabilità", aggiungendo che "ci poteva e doveva essere la coabitazione tra sindaco e consiglieri comunali nell'interesse dei tanti disoccupati, dei lavoratori socialmente utili e di quelle fasce sociali a cui Antonio Barile stava dando risposte".

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