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    Maxi blitz della Finanza contro l’industria del tarocco: 14 arresti, 95 indagati

     

     

    Maxi blitz della Finanza di Cosenza contro l’industria del tarocco: 14 arresti, 95 indagati

    12 gen 11 Un durissimo colpo è stato inferto ai mercanti del falso dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza. 14 sono le misure cautelari personali eseguite (una in carcere, quattro ai domiciliari, tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, quattro obblighi di dimora e due divieti di dimora). Sei depositi e migliaia di capi di abbigliamento contraffatti sottoposti a sequestro in oltre due anni di indagini nei confronti di un’organizzazione criminale operante su vasta scala. La merce contraffatta, ovvero calzature, borse, pantaloni, giubbotti e magliette dei marchi più noti esistenti sul mercato, provenienti nella massima parte da opifici del napoletano, attraverso passaggi ricorrenti e transitando per intermediari e grossisti, giungeva non solo lungo il perimetro dei principali crocevia dello shopping cosentino, ma dal capoluogo bruzio veniva smistata anche in altri centri calabresi. Singolare si è rivelato il ruolo di un nutrito gruppo di cittadini extracomunitari (due dei quali destinatari della misura del divieto di dimora) ai quali era affidato il compito di collocare al dettaglio la merce illecita acquisita all’ingrosso. Fondamentale per le indagini e’ stato il supporto investigativo fornito dalle intercettazioni telefoniche operate.

    Oltremodo la capillare attività di appostamento e pedinamento dei soggetti indagati ed una rigorosa analisi di tutto il materiale probatorio agli atti ha consentito di delineare pienamente la componente associativa promossa ed organizzata da un soggetto di Cosenza (destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere) e già noto alle forze dell’ordine che, avvalendosi della fattiva ed efficace collaborazione di altri sodali (destinatari della misura degli arresti domiciliari) ha, di fatto, monopolizzato il mercato del falso nell’hinterland cosentino. Il gioco, lucrosissimo, si reggeva sia sulla facilità di reperimento del materiale che sulla rete fittissima di clientela. Tutt’intorno una ragnatela di factotum e collaboratori interessati anche alla ricettazione ed alla rivendita in proprio; il che ha consentito all’organizzazione il conseguimento di utili cospicui minuziosamente ricostruiti attraverso la disamina di preziosissimo materiale probatorio acquisito durante le diverse operazioni di sequestro operate nel corso dello sviluppo delle indagini. Durante le stesse si è potuto appurare come l’approvvigionamento della merce avvenisse principalmente da industrie manifatturiere del napoletano nelle quali abili artigiani riuscivano a realizzare prodotti di buona fattura (gli acquirenti si preoccupavano addirittura delle caratteristiche dei marchi da apporre sui capi di abbigliamento: ““…le LACOSTE non vanno bene, in quanto il coccodrillo è troppo piccolo; se fosse possibile, bisognerebbe farlo un po’ più grande…””) che venivano, poi, distribuiti e commercializzati dal promotore dell’organizzazione e dai sodali, i quali usufruivano, per come emerso dalle intercettazioni, di un rapporto “fiduciario”; tant’e’ che i capi di abbigliamento contraffatti venivano forniti all’organizzazione criminale cosentina “in conto-vendita”, dando, in tal modo, la possibilità di saldare l’acquisto una volta venduto il prodotto, ovvero, una parte di esso. L’attività operativa, ancora in corso, vede l’impiego di oltre cento militari del Corpo che in diverse parti del territorio regionale, oltre alle misure cautelari personali, stanno dando esecuzione ai numerosi provvedimenti di perquisizione domiciliare ed alla notifica delle informazioni di garanzia nei confronti degli indagati. Nei confronti del capo dell’organizzazione criminale è stata avviata anche la procedura relativa alla “tassazione dei proventi illeciti” di cui all’art. 14 della legge n. 537/93. Infatti, la contraffazione dei marchi e la violazione dei diritti di proprietà intellettuale - condotte illecite ove sempre più spesso si annidano interessi ed ingerenze anche della criminalità organizzata - rappresentano una serie minaccia per l’intero sistema economico, industriale e sociale del nostro paese. Si tratta di un’attività illecita particolarmente redditizia che provoca ingenti danni economici derivanti alle imprese, soprattutto italiane, così come è significativo il danno alla salute dei consumatori ed al “sistema paese” in generale determinato dalla rilevante evasione fiscale che ne consegue. Una tutela adeguata ed effettiva della proprietà intellettuale quella garantita dalle Fiamme Gialle che contribuisce, pertanto, a consolidare la fiducia nel mercato da parte di imprese, inventori e creatori e costituisce un forte incentivo all’investimento, al progresso economico, al mantenimento di un mercato concorrenziale, nonché a contrastare i fenomeni della concorrenza sleale.

    "Si tratta di un'operazione di grande importanza che mira a stroncare un traffico illegale che ha prodotto utili per diversi milioni di euro, con un notevole danno economico e di immagine per le industrie i cui marchi venivano falsificati". Queste le parole del Procuratore della Repubblica di Cosenza, Dario Granieri, facendo riferimento agli arresti per le contraffazioni di capi d’abbigliamento: "Come si deduce dalle carte dell’inchiesta e dalla quantità della merce che veniva immessa sul mercato – ha detto ancora Granieri – il giro d’affari era notevole. Il traffico poteva contare anche sulla collaborazione di numerosi negozianti che, acquistando i capi contraffatti, finanziavano di fatto l'organizzazione criminale e le consentivano di ampliarsi sempre più".

    "E' un’indagine che colpisce in maniera significativa il mercato del falso - ha spiegato il procuratore aggiunto di Cosenza, Domenico Airoma - e che chiarisce come Cosenza sia il centro di distribuzione dei prodotti falsi in Calabria e come qui si lavori in stretta collaborazione con il napoletano". "E' un mercato che non è innocuo - prosegue Airoma - perchè si avvale dello sfruttamento di manodopera, spesso di immigrati clandestini, e sottrae risorse all’economia legale, con calo di posti di lavoro e di fatturato per le imprese legali", ha detto ancora Airoma. Il giro economico è senz'altro milionario, è stato ancora specificato. Nessun prodotto falso poteva girare a Cosenza senza il placet di questa organizzazione - ha aggiunto Airoma - che ha precisato che i prodotti erano anche di buona fattura". "Adesso stiamo facendo un lavoro certosino per arrivare alla tassazione dei proventi illeciti", ha concluso il procuratore.

    "Sequestri sono stati effettuati in quasi tutte le province della Calabria e si tratta di centinaia di migliaia di pezzi", ha detto il colonnello Luigi Smurra, Comandante del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza. "Enrico Costabile è colui il quale ha organizzato e promosso il mercato del falso a Cosenza", ha detto ancora Smurra. Parte della merce contraffatta, è stato detto in conferenza stampa, è finita anche sugli scaffali di negozi della provincia.

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