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    Tragedia 107: Dolore nella capitale della Sila e degli emigranti

     

     

    Tragedia 107: Dolore nella capitale della Sila e degli emigranti

    26 dic 11 San Giovanni in Fiore è un paese piegato, distrutto, chiuso nel suo immenso dolore. Quando arrivi alla prima uscita da nord sulla maledetta statale 107 proveniente da Camigliatello ti assale il gelo, non solo per il freddo, la pioggia, il nevischio che da giorni tormenta tutto l'altopiano silano. Il paese non è ancora tappezzato dai manifesti a lutto. I negozi sono chiusi da due giorni per le feste e nessuno si è sognato di alzare le serrande in segno di lutto per i cinque ragazzi morti. Nei bar, i pochi che sono aperti, non si parla d'altro. San Giovanni in Fiore è un paese fondamentale per capire la Calabria interna, quelle delle montagne e delle colline. La 'Capitale della Sila', a mezza strada tra Cosenza e Crotone, un simbolo di quella che è stata per tanti e tanti paesi di questa regione la tragedia dell'emigrazione. E molti oggi ricordano che per trovare cinque sangiovannesi morti tutti assieme bisogna andare indietro, assai indietro, nel tempo: ai morti nelle miniere del Belgio e della Svizzera, a Marcinelle o a Mattmark, dove perirono tanti italiani, sangiovannesi e non solo, in un tempo che fu e che ha segnato la memoria storica di un'intera comunità. E una traccia di quella storia antica c'é anche in questa nuova tragedia sangiovannese, con i fratelli Frank e Robert Laurenzano, che erano nati non qui ma in Francia, figli giovani che cantavano con il loro rap la voglia di una nuova San Giovanni. Perché questo paesone sfigurato in tanti tratti dalle case e dai palazzi avviati e mai finiti, simbolo però anche questo di quella piaga tremenda che è stata l'emigrazione (una cifra per difetto parla di 12 mila sangiovannesi emigrati per lavoro), è un paese a suo modo simbolo di una ricerca per uscire dagli stereotipi, dai cliché, dalle fotografie che non lasciano scampo al passato. A San Giovanni in Fiore c'é la più bella abbazia del sud dedicata a Gioacchino da Fiore, uno stupendo museo demologico e sociale che parla anche dell'emigrazione con le foto di Saverio Marra, dei vecchi, di generazioni e generazioni che hanno faticato sulla terra per cercare di strapparla ai padroni del latifondo, dalla Sila al Marchesato di Crotone. Qui ricordano ancora la strage del 2 agosto 1925 quando la città protestò contro il dazio sul grano e cinque persone, fra cui una donna incinta al quinto mese, vennero uccise dai fascisti. Poi l'abbandono, l'emigrazione, il nord, l'Europa, le Americhe, dove ai primi del 900 c'erano già andati i primi ardimentosi in cerca di fortuna. Oggi San Giovanni in Fiore piange questi suoi cinque figli spappolati in una macchina nella notte di Natale in una nuova pagina della sua lunga storia.

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