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    Prestipino "Un patto collusivo per proventi illeciti"

     

     

    Prestipino "Un patto collusivo per proventi illeciti"

    13 dic 11 ''La cosca ndranghetista di San Martino di Taurianova aveva posto in essere un meccanismo che può definirsi 'patto collusivo' per acquisire proventi illeciti, evitando così il ricorso ad atti intimidatori che avrebbero fatto certamente più clamore". E' una delle affermazioni del Procuratore aggiunto distrettuale antimafia, Michele Prestipino, che ha coordinato con il Procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo, l'operazione denominata 'Tutto in famiglia', che ha portato la scorsa notte al fermo di ventuno persone originarie di San Martino di Taurianova, centro della Piana di Gioia Tauro. "Grazie alle intercettazioni - ha specificato Prestipino - uno degli indagati riferiva ad un interlocutore circa l'atteggiamento usato nei confronti di un imprenditore edile che stava eseguendo un'opera pubblica in quella zona. "Anziché presentarsi in cantiere - ha reso noto Prestipino - il mafioso ha atteso che l'imprenditore si recasse a trovarlo per consegnargli la tangente, e così è stato. Addirittura, il mafioso si era vantato con il sodale perché l'imprenditore, di sua iniziativa, gli aveva versato danaro oltre la cifra del 3% rispetto all'importo dell'appalto, ringraziandolo per la 'tranquillità'. Senza rompere questo 'patto' - ha sottolineato Michele Prestipino - sarà veramente difficile vincere questa battaglia contro la ndrangheta". L'operazione ha avuto inizio lo scorso anno, quando la Procura della Repubblica di Palmi aveva messo le mani su un ingente traffico di sostanze stupefacenti tra la Calabria e la Francia, marijuana in particolare, che coinvolgeva il gruppo di San Martino ed elementi della ndrangheta di Rizziconi. "Controllando i narcotrafficanti - ha affermato il Procuratore di Palmi, Creazzo - è emerso un ventaglio di indagine più ampio, tanto da interessare la Procura distrettuale". Per il Procuratore capo, Giuseppe Pignatone, "l'operazione è frutto di una forte collaborazione, direi scontata e fluida, con la Procura di Palmi, ufficio con il quale abbiamo già condensato numerose inchieste contro il traffico internazionale di cocaina basato su Gioia Tauro". Nel corso della conferenza stampa, gli inquirenti hanno riferito che la cosca Maio-Hanoman era stata avvertita di una imminente iniziativa giudiziaria contro il gruppo criminale, senza però riuscire ad individuare ancora l'autore della violazione del segreto istruttorio. "Stiamo ancora valutando ulteriori elementi di indagine - ha precisato il col. Pasquale Angelosanto - rispetto alle perquisizioni ed ai controlli effettuati la scorsa notte a carico degli indagati. La cosca di San Martino di Taurianova - ha detto ancora Angelosanto - procedeva ancora con i vecchi rituali del 'battesimo' per incrementare la presenza di giovani adepti. Una formalità da sostanziare però con 'azioni meritorie' come l'esecuzione di atti di intimidazione e di delitti fine tipici delle associazioni mafiose". Il col. Angelosanto, prima di concludere il suo intervento ha voluto "ringraziare ed esprimere gratitudine al gen. di Corpo d'Armata Lucio Nobili, che oggi lascia il servizio, per la grande attenzione che egli ha sempre riservato al lavoro dell'Arma in Calabria e soprattutto in provincia di Reggio".

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