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    Padovano condannato a otto anni di carcere per traffico di droga

     

     

    Padovano condannato a otto anni di carcere per traffico di droga

    Padovano12 dic 11 Era il bomber di scorta della Juve che, negli anni Novanta, dominava in Champions League ed ex attaccante del Cosenza calcio. Ma adesso Michele Padovano, 45 anni, una carriera fatta di tanti gol anche con le maglie Genoa e Napoli, rischia di passare un lungo periodo in carcere. Il Tribunale di Torino oggi lo ha condannato a otto anni e otto mesi di reclusione con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti. "Una sentenza clamorosamente ingiusta - dice lui, preannunciando appello - ma continuerò la battaglia per dimostrare la mia innocenza". Padovano è stato assolto, con la formula "per non avere commesso il fatto", dall'accusa formulata dal pm Antonio Rinaudo (che aveva chiesto una condanna a 24 anni) di essere stato il finanziatore dell'organizzazione internazionale che trasportava tonnellate di hashish dalla Spagna all'Italia all'interno di tir che, sulla carta, avrebbero dovuto trasportare soltanto arance. Per il Tribunale, l'ex bomber è stato soltanto un componente dell'associazione. "Ma non mi basta - dice l'ex calciatore, subito dopo la lettura della sentenza - perché io non ho fatto nulla se non fidarmi di un amico d'infanzia, al quale avevo prestato dei soldi". Si tratta di Luca Mosole, 45 anni, che con la stessa sentenza è stato condannato a 15 anni di reclusione, sempre per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Era proprio con Mosole che Padovano parlava a telefono di consegne di cavalli, senza sapere che gli investigatori lo stavano intercettando. Secondo il pm si trattava con certezza dei carichi di droga dell'organizzazione. "Invece - ha ribattuto l'avvocato Paolo Davico Bonino, legale di Padovano, durante il procedimento - quei cavalli c'erano davvero e sono stati consegnati. L'unica droga che il mio cliente ha visto è qualche spinello che ha fumato insieme agli ex compagni di squadra della Juventus Gianluca Vialli e Nicola Caricola", che a loro volta avevano ammessi questi episodi durante il dibattimento. "Anche se mi avessero dato solo sei mesi - ha detto Padovano - non sarebbe stato giusto perché non ho commesso alcun reato, ma così hanno proprio esagerato". Padovano ha sempre detto di avere fiducia nella giustizia, anche se "a causa di questa vicenda - ha concluso - non ho più avuto contatti col mondo del calcio, in cui spero di tornare una volta chiarito tutto".

    Da Monzon a Maradona, lo sport che finisce nei guai. Campioni nei guai con la giustizia, dall'altare alla polvere, da idoli degli stadi a - certe volte - perfino galeotti. Non è il caso questo di Michele Padovano, la cui condanna a otto anni e otto mesi è in primo grado. Ma a volte il cammino della gloria sportiva prende una brutta piega e porta fra gli sconfitti dalla vita; il caso più clamoroso per uso di droga è quello di Diego Armando Maradona, però mai processato. Certo, esistono anche storie al contrario ovvero di riscatto sociale. C'é stato chi ha fatto il percorso inverso, passando dal ruolo di carcerato per rapina a mano armata a campione del mondo dei pesi massimi, come quel Sonny Liston che però ha fatto comunque una brutta fine. Perché non sempre il successo, sul ring o su un campo da gioco, è garanzia di futuro fortunato. La lista dei campioni in carcere nel pugilato è particolarmente lunga e comprende nomi celeberrimi come quelli, oltre a Liston, di Carlos Monzon e Mike Tyson, il primo condannato per la morte della moglie, l'altro per stupro. In tragedia è finito il caso di Edwin Valero, idolo del ring venezuelano che in carcere si è suicidato: era finito in carcere per aver ucciso a coltellate la fidanzata. Ex galeotto, per omicidio, è stato anche Don King, il più famoso dei 'promoter', mentre il 52enne Dewe Boxella, salito sul ring di recente, ha scontato metà della sua vita, 26 anni, per un omicidio per il quale si è sempre proclamato innocente. Ed innocente era 'Hurricane' Carter, sulla cui storia fra sbarre e guantoni sono stati fatti una canzone, da Bob Dylan, ed un film. Condannato a cinque anni di carcere è stato anche Muhammad Ali, per il rifiuto di prestare servizio nell'esercito americano in guerra nel Vietnam, ma il Più Grande non ha mai scontato la pena e dopo due anni di stop è tornato a combattere, anche se privato del titolo di campione del mondo. In grossi guai è finito nel calcio l'ex portiere della Colombia René Higuita, coinvolto in un sequestro di persona e più volte criticato per l'amicizia con Pablo Escobar, il boss del Cartello di Medellin. In prigione, perché in Inghilterra non si fanno sconti a nessuno, è finito più volte, dopo condanne per rissa, il troppo focoso Joey Barton, ex nazionale ora finito al Queens Park Rangers, che non ha fatto la carriera che era nei suoi mezzi proprio a causa del carattere. Condannato per due volte per guida in stato di ebbrezza, con pena scontata in carcere, è stato l'ex laziale Paul Gascoigne. In prigione si trova tuttora Bruno, portiere del Flamengo brasiliano, accusato di complicità nell'omicidio dell'amante. Il corpo della ragazza non è mai stato trovato, ma il calciatore è tuttora sotto accusa e la sua carriera, culminata nello scudetto del 2009, quando era in odor di Selecao, è finita.

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