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    Processo Cosca Pesce: Fratello pentita nega accuse

     

     

    Processo Cosca Pesce: Fratello pentita nega accuse

    09 dic 11 I pm della Dda di Reggio Calabria hanno chiesto l'acquisizione delle dichiarazioni rese oggi davanti ai giudici del Tribunale di Palmi, nel processo ai presunti affiliati alla cosca Pesce, da Marco Ferraro, fratello della collaboratrice di giustizia Rosa, perché a loro avviso il teste è stato indotto a dire il falso in aula. Marco Ferraro, invalido civile al 100% per una sordità totale dovuta ad un incidente stradale di cui è stato vittima quando era piccolo, era chiamato a confermare una denuncia presentata il 2 giugno del 2006 alla guardia di finanza in cui riferiva di avere partecipato ad una riunione di famiglia alla quale erano presenti il padre e gli zii, ritenuti legati ai Pesce, durante la quale gli era stato affidato l'incarico di uccidere la sorella Rosa, che aveva iniziato a collaborare con gli inquirenti, perché essendo disabile non avrebbe corso rischi. La circostanza era stata confermata da Rosa Ferraro, sentita nelle scorse settimane nell'aula bunker di Milano per garantire la sua sicurezza, ma è stata negata oggi da Marco Ferraro. L'uomo, appena giunto in aula, prima ancora che cominciassero le domande ha detto "non sacciu nente, idda è paccia" ("non so niente, quella è pazza"). Poi ha salutato i detenuti nelle gabbie. Quindi, rispondendo alle domande dei pm Alessandra Cerreti e Giulia Pantano, Ferraro (che sente grazie ad un apparecchio acustico), ha fornito le sue generalità ed ha ricostruito l'incidente in cui ha perso l'udito ed altre circostanze della sua vita. Quando il pm gli ha chiesto se confermava la denuncia fatta alla Finanza, Ferraro ha prima negato di essere mai stato nella caserma della guardia di finanza, poi ha detto di avere accompagnato la sorella ma di essere rimasto fuori ed infine ha riferito di essere entrato. Quindi ha disconosciuto la firma apposta in calce alla denuncia. Il pm Pantano, chiedendo l'acquisizione delle dichiarazioni, ha detto che "le minacce possono essere anche implicite" ed ha ricordato che l'uomo "da sei anni vive con il padre. Ed in quel contesto oggi non poteva dire altro che quello che ha detto". Alla richiesta si sono opposti i legali degli imputati che hanno sostenuto che "così facendo si afferma che i Pesce ed i Ferraro sono mafiosi, mentre è ancora tutto da dimostrare". I giudici si sono quindi riservati di decidere entro la prossima udienza, fissata per il 16 dicembre. Dopo la deposizione di Marco Ferraro è stata la volta di un funzionario della Polizia di Stato, Testini, che era in servizio al commissariato di Palmi e che ha effettuato i riscontri alle dichiarazioni di Rosa Ferraro. Il funzionario ha affermato, tra l'altro, che la donna consentì alla polizia di arrestare, nell'agosto del 2006, il latitante Michele Ascone, ritenuto dagli investigatori vicino ai Pesce, indicando l'appartamento in cui si nascondeva.

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