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    L'area grigia della ndrangheta, convegno a Reggio

     

     

    L'area grigia della ndrangheta, convegno a Reggio

    05 dic 11 ''Sappiamo che l'area grigia esiste, è vasta, ma dai contorni ancora non ben definiti. Un quadro complesso in cui ci sono tutti: la politica, le istituzioni, le professioni, l'economia". Lo ha detto il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, introducendo i lavori del convegno promosso dal Museo della 'ndrangheta sul tema ''l'area grigia della 'ndrangheta: relazioni di complicita' e collusioni tra cultura, economia e politica". "Un coacervo di soggetti - ha aggiunto - legati da complicità e collusioni, ma anche da rapporti diretti con la 'ndrangheta. Ma non si tratta di soggetti che sono parte integrante della criminalita'. Piuttosto sono parte di un sistema di potere con una attività speculare a quella della 'ndrangheta, in cui si portano avanti comportamenti ed atteggiamenti che vengono ritenuti corretti. La mentalita' mafiosa è il male peggiore in confronto allo stesso fenomeno". "Sono convinto - ha aggiunto il Prefetto - che l'area grigia decide le sorti stesse della 'ndrangheta. E' determinante, dunque, lavorare su questa area per immaginare un destino migliore per questa terra. Perché la sola repressione da parte della magistratura, delle forze dell'ordine non basta. Si raggiungono risultati che non sono risolutivi. Servono, invece, scelte di campo nette. Decidere da che parte stare. Abbiamo il dovere delle scelte". E citando Kant, Varratta ha aggiunto che "l'uomo dotato di ragione in certe situazioni deve effettuare una scelta cui consegue un atteggiamento morale. E quello della questione morale è un tema quanto mai attuale", ha aggiunto ricordando Aldo Moro quando affermava che "questo Paese non si salverà se non nascerà un nuovo senso del dovere". "E' questa la strada giusta - ha concluso Varratta - se vogliamo disegnare per questa terra una strada migliore".

    Al centro degli interventi di oggi pomeriggio a Reggio Calabria sulla zona grigia quello del Procuratore aggiunto antimafia Nicola Gratteri. "Questo del dialogo con la scuola - ha affermato - è un tema a me caro, perché è da più di vent'anni che vado nelle scuole, fin da quando nessuno conosceva il mio nome. Per questo dico di non lasciarsi intimorire da chi, in mala fede, tende a fare di tutta l'erba un fascio, in un momento di difficoltà di certi settori delle istituzioni e mettere in discussione la validità di questo tipo di incontri, e di chi mette se stesso a disposizione gratuitamente per parlare ai ragazzi. Non fatevi intimorire da critiche e titoloni dei giornali. Non abbiamo bisogno di lezioni - ha continuato Gratteri - specialmente da coloro che non hanno dedicato un solo minuto ai ragazzi. Non abbiamo bisogno di censori. Manco dalla Calabria da 10 giorni. Ero in ferie in giro per l'Italia, sia per presentate il mio ultimo libro, ma anche per parlare ai ragazzi. Ho visitato tantissime città, tenendo anche tre incontri al giorno. Ho deciso di andare nelle scuole e spiegare ai ragazzi perché non conviene delinquere. Lo faccio da 5 anni con Antonio Nicaso. Posso dire che ho notato un miglioramento della crescita dei ragazzi di oggi rispetto ad anche 5 o 10 anni fa. Sono più coscienti, più responsabili, ma anche più arrabbiati". Gratteri ha raccontato l'esperienza vissuta a Brescia nella sede di una Accademia di Belle Arti, con laboratori attrezzati, con computer di ultima generazione e materiali per le esercitazioni. "Mi sono chiesto perché questo non avviene in Calabria. Ho provato rabbia. Mi hanno spiegato il percorso di questa Accademia: come venivano selezionati i ragazi per i vari corsi. Perché mi sono chiesto non è possibile clonare anche in Calabria questo tipo di scuola - si è chiesto Gratteri definendo "tende da zingari" i progetti che saltuariamente vengono portati avanti in Calabria". "I ragazzi hanno bisogno di posti colorati, accoglienti, dove sia piacevole restare. Dove possano al mattino studiare e al pomeriggio essere impegnati in altre attività. Finiamola - ha concluso - con le emergenze e l'approssimazione". Sulla zona grigia ha poi aggiunto: "Si definisce zona grigia, lo dico per comodità di tutti, chi fa il mafioso con la laurea, chi fa il mafioso avendo un incarico pubblico o un lavoro privato di prestigio. Per questo non la chiamerei zona grigia, si tratta invece di soggetti che sono funzionali al potere mafioso. Oggi i capimafia sono laureati, sono medici, avvocati e sono inseriti ai vertici della pubblica amministrazione. Questo è il grande problema. Quando si parla di grandi colpi assestati alle organizzazioni mafiose, la 'ndrangheta si fa grandi risate perche' le mafie non sono un corpo estraneo alla società" ed a questo proposito Gratteri ha citato una intercettazione dell'operazione Primavera del 1998 nella quale il capo della 'ndrangheta di San Luca si rivolge a Toto' Cordì per ricomporre la faida tra la famiglia Cataldo e la famiglia Cordì avvertendolo: "quando il popolo vi abbandandona, vi alzerete una mattina e vi accorgerete che il potere non lo avete più". "In pratica - ha detto Gratteri - se non c'é consenso popolare la 'ndrangheta non esiste piu', divenga semplice gangsterismo".

    Combattere le infiltrazioni nelle istituzioni e nel mondo economico è un'azione indispensabile che può essere portata avanti con successo soltanto attraverso la mobilitazione della società civile, che si affianchi e sorregga le attività di indagine e di repressione". Lo ha sostenuto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un messaggio inviato in occasione del seminario sul tema "L'area grigia della 'ndrangheta'' promosso dal Museo della 'ndrangheta di Reggio Calabria. ''la scelta di dedicare i vostri lavori - ha scritto Fini nel suo messaggio agli organizzatori - alla pervasiva attività di infiltrazione delle organizzazioni malavitose nella società civile, consente di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica su un aspetto fondamentale che deve essere tenuto costantemente presente nella lotta alla criminalità". "Occorre sostenere, soprattutto tra i giovani - ha aggiunto Fini - ogni iniziativa volta a sensibilizzare la collettività dei valori della giustizia e della democrazia che sono a fondamento della nostra Costituzione e che costituiscono le condizioni essenziali per lo sviluppo di una società libera, fondata sulla legalità e sul progresso civile". Fini ha concluso rinnovando il suo "plauso alla magistratura ed alle forze dell'ordine per gli importanti successi conseguiti negli ultimi anni contro la criminalità organizzata".

    ''Un approfondimento reale, utile, sui temi della 'ndrangheta - ha esordito il Presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico, al convegno di Reggio sulla zona grigia. ''E' bello per me ritrovarmi con tanti giovani per parlare dei temi della legalità, una delle principali cause del mancato sviluppo della Calabria. Un impegno che chiama tutti, nessuno escluso, per migliorare questa nostra terra. E questo lo dobbiamo fare - ha aggiunto - con le giovani generazioni. Da Presidente del Consiglio regionale, mi sono chiesto quale poteva essere il mio contributo in questo senso. Per questo ho deciso di dedicare tante iniziative alle nuove generazioni, aprendo anche l'istituzione regionale alle nuove generazioni per far capire il processo legislativo. Il rapporto tra istituzioni e giovani deve essere essenziale. Oggi le Regioni presentano due grosse novità: è stato rafforzato, con la riforma del Titolo V della Costituzione il loro potere legislativo, con competenze esclusive. E c'é anche l'elezione diretta del Presidente della Giunta. Inoltre alle Regioni è assegnato il compito di utilizzare le ingenti risorse comunitarie. Ecco perché le regioni sono oggi Enti fondamentali. Il nostro impegno - ha proseguito Talarico - è quello di far capire ai giovani che la politica non è marcia. Certo, in questo momento non c'é un grande livello di credibilità, ma dobbiamo tutti contribuire a salvaguardarla, soprattutto per tutelare le istituzioni. Dalla politica si può fare qualcosa di utile per questa necessità di riscatto che c'é nella nostra regione". "Quando mi reso al Nord per qualsiasi motivo percepisco da parte degli altri la percezione dell'enormità di quello che succede in Calabria. E' vero - ha continuato Talarico - ci sono problematiche forti, ma quella che esce è una immagine triplicata rispetto a quello che realmente avviene. Tocca a noi smontare questa immagine, per cancellare l'opera di screditamento generale che colpisce una terra". "In Calabria abbiamo grandi intelligenze, che poi finiscono per offrire le migliori competenze ad altri territori. Per questo dico che non bastano le parole, ma servono fatti, cioé quello che quotidianamente riusciamo a realizzare. Serve un lavoro lungo, difficile, che certamente avrà bisogno di tempo, ma possiamo farcela - ha concluso Talarico - Non penso che ci sia un destino già scritto per la nostra regione".

    Nel portare i saluti dell'Amministrazione provinciale il Presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa ha parlato di "riflessione utile a ridare dignità alle istituzioni, a tutte le istituzioni che governano i territorio. Per ridare legittimità alle istituzioni che spesso sono soggette alla pervasività dei poteri criminali. Purtroppo la politica non è riuscita a chiudere questi canali persuasivi. La politica si presta a queste connivenze perché alla base c'é il consenso. Una realtà che emerge chiara e nitida sulla quale in occasioni come queste è giusto riflettere". "Io sono sempre stato garantista - ha proseguito Raffa - ma il garantismo rischia di diventare una coperta troppo corta rispetto alle vicende che accadono. Altro aspetto è quello della burocrazia. Anche quella è 'un'area grigià non sempre attenzionata. Le normative esistenti difficilmente riescono ad individuare le responsabilità nel cosiddetto voto di scambio". Raffa ha concluso il suo intervento rilevando l'altissimo valore scientifico degli studi portati avanti dal Museo della 'ndrangheta. Claudio La Camera, del Museo della 'ndrangheta, aprendo il ciclo di incontri e seminari tematici, che oggi sono dedicati all'associazionismo antimafia, ha sostenuto che si tratta di "una nuova edizione del convegno 'La ferita' proposto nello scorso novembre dal Museo della 'ndrangheta, con un approccio, pero', molto diverso rispetto al profilo generalista dello scorso anno. Il tema che ci siamo dati è 'l'area grigia della 'ndrangheta: relazioni di complicita' e collusioni tra culturta, economia e politicà".

    "Reggio sta attraversano un momento molto particolare, quello che vede lo Stato finalmente assumere una posizione più incisiva, frutto dell'attività dei magistrati, con un lavoro molto gravoso, ma anche grazie al sostegno della società civile che ha percepito la volontà dello Stato di reagire, ed ha scelto lo Stato come interlocutore". Lo ha detto il sindaco di Reggio calabria, Demetrio Arena, intervenendo al convegno su 'ndrangheta e ''zona grigia". "Non si spiega altrimenti - ha aggiunto - la nascita di associazioni che discutono ed affrontano il tema della 'ndrangheta. Un segnale importante perche' nessun magistrato, nessun sindaco o prefetto potrà mai sconfiggere da solo i poteri criminali. Ma c'é un rischio: individuato l'obiettivo della cosiddetta 'zona grigia', si aprono scenari pericolosi perché c'é sempre chi pensa di potersi inserire e giocare le proprie partite che non sono quelle della legalità, ma sono partite politiche e di avanzamento delle posizioni personali. Si rischia di disgregare la società e fare tornare questa città al pessimismo degli anni in cui era in coda a tutte le classifiche nazionali". "Ho scritto una lettera al direttore di Repubblica - ha poi sostenuto Arena parlando del tema dell'informazione - ma non l'ho mai inviata. E' giusto fare esplodere le situazioni che non vanno. Ma una cosa è raccontare i fatti, l'altra e fare titoli e rappresentare Reggio come una città condannata ad essere emarginata. E' lo sforzo che questa città sta facendo per emergere". Infine Arena ha lanciato un appello, "alle associazioni: a mantenere nei limiti il confronto, altrimenti c'é il rischio di fare naufragare questo percorso. Non ci facciamo tirare nel gioco al massacro da chi non ha l'interesse di combattere la 'ndrangheta ma solo quello di perseguire interessi personali''.

    ''Neanche il tempo per metabolizzare il boccone amaro che abbiamo dovuto mandar giù nel leggere nei dialoghi degli ultimi arresti eccellenti quanto fa fico partecipare a passerelle 'antimafia'; neanche il modo per analizzare fino in fondo l'indignazione di Ilda Boccassini per l'antimafia parolaia 'di copertura', ed ecco che l'ennesima passerella, finanziata con soldi pubblici, si produce nelle solite misere autocelebrazioni e autoassoluzioni". Lo sostiene, Paolo Pollichieni, direttore del Corriere della Calabria. "A parlare della 'zona grigia' - ha aggiunto - c'erano tutti gli sponsor della 'passerella'. Così abbiamo potuto sapere, dalla viva, e disinteressata, voce dei rappresentanti degli enti che sponsorizzano e pagano la passerella, che la 'zona grigia' non alberga in nessun ente locale calabrese. Non esiste area grigia alla Provincia, men che meno al Comune di Reggio Calabria, e ancora men che meno alla Regione Calabria. Si sa, sono gli assenti quelli (e quale modo migliore per renderli assenti che sottoporre al vaglio ed all'approvazione dell"area grigià l'elenco degli invitati?) che hanno torto. Il nemico, storicamente, è sempre fuori dalle mura, mai annidato in casa. Soprattutto se in casa non è ospite ma anzi finanziatore della passerella". "Così - afferma Pollichieni - l'area grigia sulla quale interrogarsi esiste ma solo negli ambienti editoriali. Perché tutti gli editori hanno i conti in rosso e soprattutto perché si aprono nuovi giornali anche dove si legge poco, come in Calabria. Complimenti. Mai attacco ai media è stato così ben congegnato, così autorevolmente ospitato e così interessatamente avallato. E meno male che si riconoscono anche crediti formativi per istruire, senza contraddittorio alcuno, così bene quanti dovrebbero combattere illegalità e zona grigia. Di questa antimafia la Calabria non aveva certo bisogno. Altri sì".

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