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    Pentita del clan Pesce fa arrestare madre e sorella a Milano

     

     

    Pentita del clan Pesce fa arrestare madre e sorella a Milano

    16 apr 11 I carabinieri hanno arrestato a Milano due donne, Angela Ferraro e Marina Pesce, di 48 e 29 anni, madre e figlia nonche' moglie e sorella del boss detenuto Salvatore Pesce, capo dell'omonima cosca della 'ndrangheta. Angela Ferraro e Marina Pesce, accusate di associazione mafiosa e riciclaggio, sono la madre e la sorella della pentita di 'ndrangheta Giuseppina Pesce, che dopo essere stata fermata, il 26 aprile dello scorso anno, ha iniziato a collaborare con la giustizia rivelando le attivita' criminali della cosca Pesce. L'arresto delle due donne e' avvenuto in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria. Le accuse contro le due donne si basano proprio sulle dichiarazioni fatte ai magistrati della Dda reggina da Giuseppina Pesce, che nelle sue dichiarazioni ha svelato il ruoli svolti all'interno della cosca Pesce anche dai suoi pi stretti familiari. Angela Ferraro e Marina Pesce erano gia' state fermate col provvedimento eseguito il 26 aprile scorso anche nei confronti di Giuseppina Pesce e di altre 36 persone nell'ambito dell'operazione All Inside, disposta dalla Dda di Reggio Calabria, ma il gip di Milano, dove era stato eseguito il provvedimento perche' le due donne si erano trasferite nel capoluogo lombardo, ne aveva disposto la scarcerazione ritenendo insussistenti le esigenze cautelari. Secondo l'accusa, le due donne avrebbero fatte parte della cosca Pesce partecipando alle attivita' illecite gestite dal gruppo criminale sia in Calabria che a Milano. Angela Ferraro e Marina Pesce si sarebbero anche attivate per fare intestare fittiziamente alcuni beni delle cosca in modo da sottrarli ad eventuali provvedimenti di sequestro. Le due arrestate sono accusate dalla Dda di Reggio Calabria di avere svolto un ruolo di collegamento tra il boss Salvatore Pesce e gli altri affiliati alla cosca, sia detenuti che in liberta', tra cui il figlio, Francesco Pesce, comunicando loro, in particolare, i nominativi delle persone cui rivolgere richieste estorsive.

    ''Dopo due mesi di collaborazione, Giuseppina Pesce ha chiamato il pubblico ministero della Dda di Reggio Calabria informandolo di essere intenzionata a non proseguire la collaborazione con la giustizia". Lo ha detto, in una dichiarazione, l'avvocato Giuseppe Madia, difensore della collaboratrice di giustizia figlia del boss Salvatore Pesce. "Giuseppina Pesce - ha detto ancora Madia - ha sostenuto inoltre di avere detto cose non vere perché assolutamente non a conoscenza degli episodi di cui si parlava". Il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, da parte sua, ha detto che "la signora Pesce ha iniziato una collaborazione con la Dda che è durata per quasi sei mesi. Nell'ultimo interrogatorio si è avvalsa della facoltà di non rispondere e quindi allo stato la collaborazione é interrotta".

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