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    Reggino rapito in Darfur, parenti chiedono discrezione. Procura segue vicenda

     

     

    Reggino rapito in Darfur, parenti chiedono discrezione. Emergency: siamo ottimisti. Procura segue vicenda

    Francesco Azzarà16 ago 11 "In questo momento preferiamo lasciare che le cose vengano fatte col massimo riserbo". Lo ha detto Vincenzo Catalano, il cognato di Francesco Azzarà (nella foto a destra), l'operatore di Emergency rapito in Sudan. "Con Emergency e la Farnesina - ha aggiunto - i contatti sono continui. Dalla Farnesina ci hanno fatto sapere che le indagini continuano e che hanno un'idea, ma non ci dicono molto e d'altro canto preferiamo che le cose vengano fatte con riservatezza". I genitori di Francesco, Giuseppe Santo Azzarà e Fortunata Legato, aspettano notizie nella loro abitazione di Motta San Giovanni, il comune a 30 chilometri da Reggio Calabria dove vivono, "protetti" dal contatto con l'esterno dai familiari. "Ovviamente - ha detto Catalano - sono provati e preoccupati per quanto sta avvenendo, ma aspettano con speranza. Anche la Farnesina, con sobrietà, sta cercando di alimentare questa speranza".

    Nessun riscatto. Framcesco Azzarà, l'operatore di Emergency rapito domenica scorsa nel Darfur "é in buona salute" e il governo locale "respinge ogni ipotesi di riscatto per la sua liberazione". Lo ha detto il vicegovernatore della regione sudanese, Abdel Karim Mussa in dichiarazioni riferite dal sito on line Sudanese Media Center. Azzarà - definito nella breve notizia come "il medico italiano" - sta bene "fisicamente e psicologicamente", ha affermato il vicegovernatore del sud Darfur, aggiungendo che i suoi rapitori si trovano ancora nella regione e che "siamo vicini" alla loro cattura.

    La famiglia non commenta. "La famiglia non intende esprimere alcuna valutazione sulle dichiarazioni del vice governatore del Darfur apparse sugli organi di stampa". A dirlo è stato Francesco Legato, cugino di Francesco Azzarà, confermando l'intenzione della famiglia di aderire all'appello al silenzio stampa lanciato dalla Farnesina. "Siamo in costante contatto con la Farnesina e con Emergency - ha aggiunto - ed è con loro che ci rapportiamo per le informazioni".

    Il cugino: Stanco ma non preoccupato. "Ho sentito Francesco martedì scorso. Era stanco ma non preoccupato". A parlare è Francesco Legato, cugino di Francesco Azzarà, l'operatore di Emergency rapito in Darfur, regione del Sudan. Francesco non vuole esprimere valutazioni sulle ipotesi emerse nelle ultime ore in merito al possibile movente del sequestro del cugino, anche perché, spiega, "non abbiamo informazioni dirette. E' per questo che, come famiglia, non vogliamo esprimere valutazioni. Tra l'altro seguiamo l'appello della Farnesina al silenzio stampa. Noi ci siamo affidati al Ministero e ad Emergency ed abbiamo piena fiducia in loro". "Martedì, quando ci siamo sentiti - aggiunge Francesco - mio cugino mi ha detto che aveva notato che c'erano delle difficoltà, che incontrava più difficoltà nel suo lavoro, ma non mi ha manifestato preoccupazioni particolari. Era stato in Sudan da novembre dello scorso anno a maggio e poi sarebbe dovuto ripartire per un'altra destinazione verso settembre. Invece è ripartito subito per il Sudan perché c'era bisogno di lui. La stanchezza probabilmente era dovuta a questo". "La famiglia - aggiunge Francesco - vive con preoccupazione questa situazione, ma c'é anche piena fiducia nel lavoro portato avanti da Farnesina ed Emergency. I contatti con loro sono diretti e continui. Sentiamo forte che si sta lavorando per la liberazione di Francesco". Che Francesco Azzarà fosse stanco lo aveva detto anche alla madre, sentita al telefono mercoledì scorso. A riferirlo è il cognato dell'operatore di Emergency, Vincenzo Catalano. "Alla madre - racconta - aveva detto che era stanco e che lì c'era una situazione impegnativa, ma non aveva manifestato particolari preoccupazioni".

    Emergency: siamo ottimisti. Ancora nessun contatto dai rapitori di Francesco Azzarà, l'operatore di Emergency rapito due giorni fa in Darfur, ma "siamo tutti ottimisti": lo afferma Rossella Miccio, coordinatrice dell'ufficio umanitario dell'ong. La polizia sudanese, spiega, ritiene che Azzarà non sia lontano da Nyala, la capitale del Darfur dove Emergency ha un centro pediatrico e dove è avvenuto il rapimento, ma altri ritengono che invece l'operatore calabrese sia stato portato più lontano, verso la zona di Jabelmarra. Sono queste al momento, rende noto Miccio, le piste che vengono seguite dalle autorità locali. La zona di Jabelmarra è quella dove i gruppi di banditi che fanno capo alle tribù nomadi hanno le loro basi. E le autorità locali, spiega Miccio, ritengono che probabilmente Azzarà sia in mano a questi gruppi. "Non sarebbe una novità - dice - i rapimenti da parte di queste bande sono una cosa abbastanza consueta da quelle parti". Ma a Emergency non risulta sia stato individuato un gruppo preciso, afferma Miccio che, riguardo alla voce secondo la quale l'operatore sarebbe stato rapito da una tribù di nomadi Rezegat, spiega che "questa tribù non esiste, Rezegat è il 30% della popolazione del Darfur, sarebbe come dire che in Toscana qualcuno è stato rapito da toscani". Quanto, invece, all'ipotesi che all'origine del rapimento potrebbe esserci il risentimento di tre persone che lavoravano nel centro di Emergency ma ne erano stati recentemente allontanati o sanzionati (una guardia, un amministratore e un medico), Miccio la definisce strana ma non lo esclude a priori. "Tutto è possibile - afferma - anche se non è la prima volta che qualcuno viene allontanato dal centro. Certo, potrebbero aver fatto da palo, ma è solo un'ipotesi. Stiamo aspettando e cercando di capire". Da ieri un team di Emergency è a Nyala per seguire le indagini in concerto con le autorità locali. Gino Strada, invece, è rimasto a Khartoum da dove segue l'evoluzione della vicenda.

    Procura segue vicenda. La Procura di Roma non ha ancora aperto un fascicolo di indagine ma segue con attenzione gli sviluppi relativi al sequestro avvenuto domenica in Sudan di Francesco Azzarà, operatore di Emergency. L'uomo sarebbe stato prelevato da un gruppo di uomini armati nella provincia del Darfur. A piazzale Clodio attendono informazioni dalla Farnesina e dagli organi investigativi, già in contatto con le autorità locali, per capire se si tratta di un sequestro avvenuto a scopo di estorsione o per finalità di terrorismo.

    Presidente Raffa: Colpita tutta comunità reggina. "Il rapimento di Francesco Azzarà colpisce tutta la comunità reggina per un barbaro gesto che priva della libertà un giovane impegnato nel settore della solidarietà internazionale". Lo afferma il presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa. Raffa, in una nota, sottolinea come "lo spirito di sacrificio del nostro conterraneo, che al pari di tanti altri giovani si prodiga per aiutare quanti, soprattutto bambini, lottano contro carestie e malattie, esalta le gesta dei figli della Magna Grecia che hanno deciso di operare in terre lontane. In questo momento di angosciosa attesa, esprimo tutta la vicinanza, mia personale e dell'Ente che presiedo, nei confronti della famiglia e dei genitori". "L'operatore di Emergency, che non è la prima volta che opera in quella regione del mondo - ha concluso Raffa - è uno degli esempi di giovani reggini che fanno dell'aiuto al prossimo una loro ragione di vita. La solidarietà dell'Amministrazione provinciale la estendo anche alla comunità della nobilissima Motta San Giovanni, nella cui storia troviamo grandi episodi di solidarietà".

    Vicepresidente Provincia Reggio: Ragazzo coraggioso. "Conosco personalmente Francesco Azzarà ed i suoi familiari. Un operatore di pace che ha scelto di impegnarsi al servizio del prossimo, lontano da casa, in Darfur, una terra martoriata da un genocidio fratricida, dove ieri è stato rapito". A sostenerlo, in una nota, è il vice presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giovanni Verduci. "Ai familiari di Francesco - aggiunge - va il mio personale sostegno morale e quello dell'intera amministrazione provinciale di Reggio Calabria. I genitori di Francesco sono persone perbene che hanno sempre lavorato sodo per i propri figli e che, in passato, hanno già dovuto superato dure prove. Adesso la notizia del rapimento di Francesco è piombata nelle nostre case come un fulmine a ciel sereno". "Un ragazzo serio e preparato - afferma Verduci - ma soprattutto coraggioso. A dire il vero, il coraggio è una qualità di famiglia. Per questo sono fiducioso. Da quanto mi risulta la Farnesina ed Emergency stanno già facendo quanto in loro potere per favorire la liberazione di Francesco. Non ci resta che sperare in un immediato rilascio da parte dei rapitori".

    Sindaco Arena: viva apprensione. "Seguo con viva apprensione l'evolversi del sequestro di Francesco Azzarà, il giovane mottese, volontario di Emergency, rapito nel Sud Darfur". Lo ha dichiarato il sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena. Arena, nell'occasione, ha espresso "vicinanza alla famiglia e a tutta la comunità di Motta San Giovanni" riponendo "massima fiducia nel lavoro che la Farnesina sta portando avanti" e dicendosi speranzoso "per il buon esito delle trattative e il conseguente ritorno a casa di Azzarà".

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