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    Italiano di Emergency rapito in Sudan: è reggino

     

     

    Italiano di Emergency rapito in Sudan: è reggino. Preoccupati i parenti

    15 lug 11 Un operatore italiano di Emergency è stato rapito ieri in Darfur. Si tratta di Francesco Azzarà, 34 anni, al lavoro nel centro pediatrico che l'ong italiana ha aperto nel luglio 2010.Il rapimento - riferisce Emergency - é avvenuto ieri alle 17 ore locali. L'operatore è stato prelevato a Nyala, capitale del sud Darfur, mentre si trovava in auto diretto verso l'aeroporto della città. Il rapito è alla sua seconda missione a Nyala come logista del Centro pediatrico di aperto in città nel luglio del 2010. Emergency "ha immediatamente attivato in Darfur e a Khartoum tutti i contatti a sua disposizione ed ha altresì informato il Ministero degli Affari Esteri italiano". Un team di Emergency, inoltre, sta seguendo gli sviluppi della situazione ed è in costante contatto con la famiglia, le autorità sudanesi e quelle italiane. L'organizzazione chiede la liberazione immediata di Francesco Azzarà ed auspica piena collaborazione di tutti coloro che possano aiutare ad arrivare a un esito positivo di questa vicenda. La Farnesina conferma che Francesco Azzarà è stato "prelevato a Nyala, nel Sud Darfur, da un gruppo di uomini armati", chiede il silenzio stampa e assicura che il ministro degli Esteri Franco Frattini "sta seguendo personalmente gli sviluppi della vicenda". La Farnesina assicura anche che sono stati attivati "tutti i canali disponibili presso le autorità locali per una soluzione della vicenda". Per Gino Strada, fondatore di Emergency il rapimento a Nyala di Francesco Azzarà, operatore di Emergency, era del tutto inatteso, "non ce l'aspettavamo. Stiamo cercando di capire il perché di questo fatto ma non c'é un motivo razionale". "Era in macchina con altri due colleghi. Lui era l'unico internazionale. L'auto é stata circondata da gente armata che l'ha fatto scendere. Al momento non abbiamo avuto alcun contatto con i sequestratori", aggiunge Strada.

    Genitori di Motta San Giovanni. L'italiano rapito in Sudan, fa parte da tempo dell'organizzazione di Emergency nell'ambito della quale si occupa di amministrazione. I suoi genitori vivono a Motta San Giovanni, un centro a circa trenta chilometri da Reggio Calabria, e sono pensionati dopo avere gestito per molti anni un bar. Ad avvertirli del rapimento del figlio è stata stata la scorsa notte la Farnesina tramite i carabinieri.

    Ministro Frattini "Al lavoro per rapida soluzione". "Ci sono delle piste" ma "il riserbo è necessario" per poter lavorare, "capire le dinamiche, chi sono i responsabili del rapimento e ottenere la rapidissima liberazione del nostro connazionale". Lo ha detto il Ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo alla trasmissione radiofonica "Baobab" sul rapimento dell'operatore di Emergency in Darfur. Ricordando che quello nel quale lavorava Francesco Azzarà è l'unico ospedale pediatrico specialistico e che, dunque, chi vi lavora "é molto amato dalla gente", Frattini ha parlato di "cauto ottimismo" per una "soluzione in tempi brevi". "L'intelligence è al lavoro - ha proseguito il ministro - c'é un distaccamento della nostra intelligence in Sudan cui è stata messa in contatto Emergency". Frattini ha quindi spiegato che vi sono diverse piste ma "l'unica cosa essenziale è evitare ipotesi avventate che possono rischiare di fare il gioco del sequestratori". Per questo, ha aggiunto, "lavoreremo nella cautela, nel silenzio, nella discrezione", assicurando che sono già stati attivati "tutti i contatti locali". Il titolare della Farnesina ha aggiunto di essere stato "avvertito personalmente" dal fondatore di Emergency Gino Strada, prima che la notizia del rapimento venisse resa nota e di essere "in contatto con Emergency in mondo costante". Per il rapimento dell'operatore di Emergency "non è arrivata alcuna rivendicazione". Si tratta di un sequestro "inaspettato", perché lì gli operatori "facevano il bene dei più deboli". Lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, rispondendo, nel corso della trasmissione radiofonica "Baobab" ad una domanda sul rapimento di Francesco Azzarà in Darfur.

    Scopelliti: Restiamo fiduciosi. Il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, informa una nota dell'Ufficio stampa della Giunta regionale, segue "con grande attenzione" le sorti di Francesco Azzarà, il trentaquattrenne di Motta san Giovanni (Reggio Calabria) volontario di Emergency rapito nel Sud Darfur. "Il Governo italiano - ha detto Scopelliti - sta facendo tutto il possibile per liberare Azzarà. I contatti tra la famiglia e la Farnesina sono costanti e sono fiducioso nel buon esito della vicenda". "Siamo vicini - ha aggiunto il Presidente della Regione - alla famiglia di Azzarà in questo particolare momento, nella speranza che il volontario italiano possa essere rilasciato al più presto".

    Cognato: Siamo preoccupati. "La Farnesina ci ha assicurato che si sta facendo tutto il possibile per la liberazione di Francesco e, in questo senso, siamo fiduciosi, anche se la preoccupazione è tanta". Lo ha detto all'ANSA Vincenzo Catalano, cognato di Francesco Azzarà, l'operatore di Emergency rapito in Sudan. "I genitori di Francesco, Giuseppe Santo Azzarà e Fortunata Legato - ha aggiunto Catalano - sono comprensibilmente provati da questa vicenda ed in ansia per la sorte di Francesco. Sono anche loro fiduciosi, comunque, che tutto si risolva al più presto. I contatti con la Farnesina sono continui". Giuseppe Santo Azzarà e la moglie, oltre a Francesco, hanno altre due figlie. Francesco si è laureato a Pisa in Economia aziendale. Si è specializzato in commercio estero ed ha avuto molte esperienze professionali fuori dall'Italia. Collabora ad Emergency, secondo quanto ha riferito il cognato, da circa un anno ed era in Sudan da circa un mese e mezzo dopo essere stato in altri Paesi sempre per Emergency. "Un esperienza - ha detto Vincenzo Catalano - che lo sta appassionando molto. La nostra speranza è che Francesco venga liberato il più presto possibile e che questa vicenda si concluda nel modo migliore".

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