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    Catturato dai ROS il boss Francesco Pesce

     

     

    Catturato dai ROS il boss Francesco Pesce si nascondeva in un bunker a Rosarno

    09 ago 11 Si e' conclusa questa sera a Rosarno la latitanza di Francesco Pesce, 32 anni, ritenuto dagli investigatori il capo dell'omonima cosca. Il boss era braccato dai carabinieri dall'aprile del 2010 quando riuscì a sfuggire all'arresto nell'ambito dell'operazione chiamata 'All Inside' contro gli esponenti della cosca Pesce che opera nella zona di Rosarno ma che ha anche ramificazione sul territorio nazionale e che a lui fa capo. All'operazione per l'arresto di Francesco Pesce hanno partecipato i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria che già da diversi mesi avevano intensificato l'attività di controllo per cercare di rintracciare ed arrestare il boss latitante. Sui particolari della cattura non sono stati resi noti molti dettagli e particolari, anche se si è appreso che Francesco Pesce è stato trovato in un vero e proprio bunker ricavato all'interno di un capannone di una grande azienda agricola di Rosarno. Insieme a Pesce sarebbe stata trovata anche una persona sulla quale i carabinieri stanno svolgendo tutti gli accertamenti possibili, la cui posizione è ora anch' essa al vaglio della magistratura. L'annuncio della cattura del boss è stato dato a Reggio Calabria nel corso della manifestazione per il ventennale dell' omicidio del magistrato Antonino Scopelliti, trucidato dalla mafia tempo fa. Francesco Pesce aveva ereditato le redini della cosca diversi anni fa dal padre, Antonio Pesce, detto anche 'Testuni', il quale a sua volte le aveva avute da don Peppino Pesce. Di Francesco Pesce ha parlato ripetutamente la cugina, Giuseppina, che sta collaborando con la giustizia. Sarebbe stata la donna a ricostruire in avvio l'organigramma e le attività della cosca, e a chiarire che Francesco Pesce ne era ora ormai la guida e il reggente. L'inchiesta 'All Inside', che ha consentito di falcidiare la potentissima cosca dei Pesce, ha pure consentito di far luce sugli assetti criminali a Rosarno, città martoriata dalla criminalità organizzata, oltre agli equilibri ed ai legami tra i soggetti che appartengono alle diverse famiglie della zona. Le indagini sul clan da parte dei dei carabinieri, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giuseppe Pignatone, hanno avuto inizio molto tempo fa, dopo l'omicidio di Domenico Sabatino, elemento di spicco della cosca Pesce ucciso nell'ottobre del 2006.

    "Sono diventato un personaggio". E' questa la frase pronunciata ai carabinieri da Francesco Pesce, il capo dell'omonima cosca arrestato ieri sera a Rosarno nel corso di una operazione congiunta del Ros, del comando provinciale di Reggio Calabria e dello squadrone eliportato cacciatori. Al momento dell'arresto Pesce è stato trovato in possesso di alcuni fogli di carta sui quali aveva scritto dei messaggi per gli affiliati della cosca. Quando ha visto i carabinieri ha cercato di distruggerli ma i militari sono riusciti a recuperarli ed ora li stanno attentamente valutando. Dopo il suo arresto il boss, che è stato sempre in silenzio, é stato trasferito nelle camere di sicurezza del Comando provinciale dei carabinieri a Reggio Calabria dove ha trascorso la notte. Stamane mentre stava per essere trasferito in carcere Pesce, sorridendo, ha detto ai carabinieri una sola frase affermando di essere diventato "un personaggio".

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