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    Presi autori intimidazione giornalista Monteleone: Bisogna continuare a scrivere

     

     

    Presi autori intimidazione giornalista Monteleone: Bisogna continuare a scrivere

    30 set 10 Ci sono anche i responsabili dell’intimidazione compiuta a Reggio Calabria contro il giornalista Antonino Monteleone tra le 22 persone coinvolte nell’operazione fatta a Reggio Calabria contro la cosca Serraino della ‘ndrangheta. L’operazione, denominata ”Epilogo”, ha consentito di individuare, secondo quanto hanno riferito i carabinieri, una componente organica della cosca Serraino, operante nel quartiere San Sperato di Reggio Calabria e nel comune di Cardeto (Reggio Calabria), di definirne gli interessi criminali e di fare luce su alcuni fatti delittuosi compiuti sul territorio. E tra questi c’e’ l’intimidazione compiuta il 5 febbraio scorso ai danni di Antonino Monteleone, al quale fu incendiata l’automobile, parcheggiata nei pressi della sua abitazione.

    Monteleone "Bisogna continuare a scrivere": ”Con gli arresti di oggi lo Stato ha dimostrato che ogni forma di ribellione civile nei confronti della ‘ndrangheta non viene difesa solo a parole ma con i fatti”. A sostenerlo in una dichiarazione all’ANSA e’ il giornalista Antonino Monteleone dopo gli arresti di stamani di presunti affiliati alla cosca Serraino di Reggio Calabria, alcuni dei quali accusati di una intimidazione ai suoi danni. ”Mi auguro – aggiunge il giornalista, quest’anno inviato della trasmissione Exit di La 7 – che presto tutti i danneggiamenti e le intimidazioni a danno di altri cronisti abbiano dei responsabili e che questi vengano puniti. E’ necessario che l’azione di contrasto alle mafie tenga conto delle gravi difficolta’ e dei gravi rischi a cui sono esposti i cronisti calabresi. Bisogna continuare a scrivere e raccontare come ogni singola cosca di ‘ndrangheta uccide il territorio e violenta i propri figli. Analizzare la realta’ che ci circonda, non fermarsi alle apparenze, scendere nei dettagli dei meccanismi che governano questa schifosa organizzazione serve a poter cambiare le cose. E chi lo fa va difeso. La strada da percorrere e’ ancora molto lunga”. ”Quando ho stretto la mano agli investigatori reggini a cui ho denunciato l’incendio della mia autovettura, rivelando particolari relativi alla mia attivita’ nei giorni precedenti – afferma Monteleone – ho letto nei loro occhi la convinzione che sarebbero andati fino in fondo. Non ero a conoscenza del fatto che l’indagine fosse passata di mano, dalla squadra mobile al nucleo operativo dei carabinieri, ma questo fatto testimonia senza dubbio la grande forza sviluppata dalla sinergia tra magistratura e forze dell’ordine in riva allo stretto. Provo una grande soddisfazione e allo stesso tempo una certa inquietudine. Le mille imperfezioni del nostro sistema giudiziario potrebbero far tornare in strada le stesse persone. Ed anche una condanna non e’ affatto una cosa certa. Chi oggi ha la responsabilita’ di riformare il sistema ‘giustizia’ deve tener conto anche di cio’. Alle brillanti operazioni della polizia giudiziaria serve affiancare risorse e norme piu’ stringenti”. ”Rivolgo un ringraziamento non retorico, ma sentito – conclude Antonino Monteleone – a tutti i veri ‘uomini’ che hanno segnato quest’altro importante punto contro le organizzazioni mafiose che opprimono le coscienze, ammorbano l’aria della nostra splendida terra. Un grazie in particolare al comandante provinciale dei carabinieri Pasquale Angelosanto, del nucleo operativo Carlo Pieroni, degli uomini del Ros e della squadra mobile Renato Cortese e Franco Oliveri”.

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