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    Omicidio Green, Iannello, si professa innocente e chiede revisione processo

     

     

    Omicidio Green, Iannello, condannato, si professa innocente e chiede revisione processo

    27 set 10 ”Io non ho ammazzato Nicholas Green. Ho commesso altri gravi delitti, ma non questo”. Michele Iannello, 41 anni, condannato all’ergastolo per l’uccisione del bimbo americano avvenuta la sera del 29 settembre del 1994, in un’intervista alla Gazzetta del Sud ribadisce la propria innocenza. Iannello, fuori dal carcere in permesso premio, prima di rientrare in cella, torna sull’omicidio del piccolo Nicholas avvenuto mentre il bambino era in viaggio insieme ai genitori Reginald e Margie e con a bordo anche la sorellina Eleanor, lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. La vettura dei Green venne scambiata per l’auto di un rappresentante di gioielli e i malviventi per compiere il colpo spararono contro il lunotto posteriore della Y10 noleggiata dai Green uccidendo il bambino. Iannello, dopo la sentenza di assoluzione in primo grado, venne condannato in appello all’ergastolo assieme ad un’altra persona, Francesco Mesiano, che ebbe 20 anni. La sentenza divenne definitiva nel 1999. Iannello, che dice di avere intrapreso un percorso di recupero fede all’interno del carcere, e’ ospite di una struttura religiosa. ”Facevo parte della ‘ndrangheta di Mileto – ammette – ero componente di un clan legato ai Mancuso. Ho ammesso di essere responsabile di quattro omicidi, di rapine, danneggiamenti. Tutti fatti per i quali non ero indagato. L’unico delitto che non ho commesso e’ quello di Nicholas Green. Se l’avessi commesso per davvero l’avrei ammesso subito. Non ho e non avevo motivi per negare mie responsabilita’ in merito alla morte del bambino. In questi anni ho collaborato pienamente”. Iannello, che e’ diventato collaboratore ma non gode del programma di protezione, ha rotto i ponti con la famiglia d’origine. ”Non vedo mia madre – dice – da dieci anni e ho accusato mio fratello Giuseppe di essere l’autore dell’omicidio di Nicholas Green”. Iannello, difeso dall’avvocato Claudia Conidi, ha tentato di ottenere la revisione del processo ma non ha avuto fortuna. ”Sono diventato credente in carcere – dice – e mi sento diverso”.

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