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    Tre arresti dei CC per usura ed estorsione ad Altomonte

     

     

    Tre arresti dei CC per usura ed estorsione ad Altomonte

    21 set 10 E' stata portata a termine alle prime luci dell'alba un operazione della Compagnia dei Carabinieri di San Marco Argentano che ha portato all'arresto ad Altomonte di Roberto Franco, 50 anni, Francesco Franco, di 40 anni e Giuseppe Balbi di 45 anni, tutti braccianti agricoli, noti alle forze dell'ordine, con l'accusa, a vario titolo, di usura ed estorsione. I tre dopo lunghe indagini sono finiti in manette al termine di accertamenti e di cinque perquisizioni con sequestro eseguite nel contesto dell'operazione.

    In una terra come la Calabria il coraggio, il senso civico ed il desiderio di cambiare il proprio destino di una vittima di usura ha permesso ai Carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano di individuare ed arrestare tre soggetti di Altomonte (già noti alle Forze dell’Ordine).

    Le indagini: La storia inizia nel gennaio 2008 quando la vittima, un bracciante agricolo 50enne, si confida con quello che credeva un amico raccontandogli del difficile momento che attraversava. Spese improvvise, gli aiuti dati ai figli l’hanno ridotto sul lastrico, non riuscendo più a far fronte alle scadenze. I due si conoscono. Svolgono la stessa attività ed inoltre la vittima ha fatto qualche lavoretto per “l’amico”. A questo punto per la vittima sembra accendersi una speranza ma è solo un’illusione destinata a svelarsi molto presto. “L’amico”, Roberto Franco, 55 anni, bracciante agricolo di Altomonte, si offre di elargirgli un prestito di 7.000 euro. La vittima accetta di aggrapparsi a quell’ancora di salvezza e pochi giorni dopo si reca in Contrada Grondi ad Altomonte dove effettivamente riceve la somma ma le carte cominciano a scoprirsi. Gli viene infatti richiesto di firmare un foglio di quaderno sul quale è riportato un impegno alla restituzione dell’importo. Non solo. Oltre alla sua firma, per maggiore garanzia, gli viene richiesto di apporre anche la firma della moglie. Ottenute le firme, l’aguzzino si rivela per quello che è descrivendo le modalità di restituzione. La somma doveva essere restituita entro 2/3 mesi ma all’inizio di ogni mese, a titolo di interessi, andava versata una somma pari a 600 euro più eventuali 100 euro in caso di ritardo, in modo da infondere nella vittima una tensione tale da farlo essere il più puntuale possibile. Le condizioni sono palesemente gravose ma la vittima non può far altro che accettare, anche perché ormai ha già firmato. I mesi trascorrono, la vittima continua a pagare ma il capitale resta intatto. A gennaio 2009 aveva già versato 7.500 euro a solo titolo di interessi. Ma veri problemi iniziano quando l’uomo non riesce più a far fronte ai pagamenti. Iniziano le minacce. Telefonate minatorie e termine perentorio per il pagamento di tutte le mensilità arretrate. L’uomo è prostrato, intimorito, teme per l’incolumità propria e dei suoi familiari e prende una decisione destinata a risollevarlo. Chiede aiuto di nuovo ma stavolta si rivolge ai Carabinieri della Stazione di Malvito. Parte così un’indagine durata diversi mesi fatta di intercettazioni telefoniche, di appostamenti, pedinamenti. I militari trovano immediatamente riscontro alle dichiarazioni della vittima. Vengono registrate innumerevoli telefonate dai toni sempre più pesanti. Fanno poi il loro ingresso in scena altre due persone, il fratello del Roberto, Francesco Franco, 40 anni ed un “fiancheggiatore“,Giuseppe Balbi, 45enne, anch’essi braccianti agricoli. Sale anche il livello delle minacce. Si fa riferimento a denaro proveniente e destinato a clan malavitosi, gli strozzini si spacciano per prestanome, intermediari. Viene fatto anche il nome del clan Magliari per incutere sempre più timore ed indurre la vittima al silenzio ed alla sottomissione. Ma i carabinieri sono appostati. Vengono intercettate tutte le conversazioni telefoniche tra i soggetti poi tratti in arresto e di questi ultimi con la vittima. In occasione di incontri i militari si appostano sia nelle immediate vicinanze dell’abitazione della vittima sia all’interno in modo da garantire l’incolumità di quest’ultima e raccogliere quanti più elementi possibile. Infatti gli arrestati progettavano di malmenare la povera vittima ed inoltre seguivano gli spostamenti dei familiari. Vengono ascoltate chiaramente e riportate in apposite relazioni le richieste estorsive che confluiscono nel fascicolo aperto dalla dottoressa Larissa Catella della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, sotto la supervisione del Procuratore Capo Franco Giacomantonio. Vista la materiale impossibilità per la vittima di pagare, gli strozzini lo inducono a svolgere attività lavorativa presso i propri appezzamenti di terreno a titolo gratuito. Stanco dalle continue vessazioni, la vittima si rivolge all’ospedale per farsi ricoverare ed avere così un po’ di tregua ma anche lì gli aguzzini non lo mollano continuando a tempestarlo di telefonate e progettando ritorsioni. Le visite presso l’abitazione della vittima si fanno sempre più insistenti, e le minacce si diversificano Dalla minaccia di incendio dell’autovettura alla possibilità di appropriarsi direttamente della busta paga della moglie presso il datore di lavoro. Per identificare i soggetti vengono predisposti appostamenti e posti di controllo in modo da rilevare modelli e targhe di autovetture da controllare successivamente in modo da avere il riscontro diretto sull’identità degli occupanti e non destare sospetti in questi ultimi. Pur di uscire dall’incubo l’uomo simula di aver stipulato un contratto di finanziamento al fine di ottenere una proroga ma ben presto i tre si stancano di aspettare. Messo alle strette l’uomo si trova costretto a firmare tre cambiali per un importo complessivo di oltre 9.000 euro. Viste le sue pessime condizioni economiche sono gli stessi aguzzini a dover acquistare le cambiali, addebitandogliene i costi, in quanto la vittima è impossibilitata. Prima della richiesta di ordinanza, il P.M. ha richiesto una perizia sugli interessi applicati alla vittima. Il risultato lascia pochi dubbi: si arriva ad oltre il 240%.

    L'operazione: Nelle prime ore di questa mattina diverse pattuglie dei carabinieri hanno bussato alle porte dei tre indagati ponendo fine alla vicenda. Inoltre è stata data esecuzione a nr. 5 decreti di perquisizione e sequestro a carico dei suddetti e di due loro familiari, la sorella 50enne, ed un altro fratello 50enne, tutti braccianti agricoli. I militari hanno setacciato le abitazioni, le autovetture e tutte le pertinenze alla ricerca di documentazione utile alle indagini. Durante le operazioni i carabinieri si sono trovati di fronte a ville con piscine e fiammanti autovetture di grossa cilindrata quali Mercedes classe E e BMW X6. Sono al vaglio degli inquirenti documentazioni inerenti diversi beni immobili quali appartamenti e terreni. Con l’accusa di usura aggravata e tentata estorsione aggravata il tutto in concorso, sono stati tratti in arresto i fratelli Franco, mentre per il solo secondo capo di imputazione il Balbi. Sicuramente la vittima potrà guardare al futuro con maggior serenità. C’è la speranza che operazioni come questa inducano le vittime di un reato così grave a denunciare i propri aguzzini/vessatori al fine di estirpare un male che ha conseguenze devastanti sia sul piano sociale che sul piano economico.

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