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    Aperto il Convegno Pastorale Diocesano di Cosenza-Bisignano

     

     

    Aperto il Convegno Pastorale Diocesano di Cosenza-Bisignano. La Lettera Pastorale

    16 set 10 Si è aperto stasera il Convegno Pastorale Diocesano, annuale appuntamento della Chiesa cosentina che si ritrova insieme attorno al suo Pastore, S. E. Rev.ma monsignor Salvatore Nunnari, presso l’auditorium “Giovanni Paolo II” del Seminario Cosentino di Rende. S. E. monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, vescovo di Locri-Gerace, con una sua ampia e dettagliata relazione ha offerto ai delegati una lettura sulla tematica del prossimo anno, secondo le linee della Lettera pastorale “L’eucarestia, Epifania di Comunione” di monsignor Salvatore Nunnari. Cinquecento i delegati, tra sacerdoti, religiosi e laici delle parrocchie della diocesi, che domani si ritroveranno ancora con il Vescovo nella Chiesa Parrocchiale di San Carlo Borromeo in Rende alle 18.00 per la celebrazione eucaristica nel corso della quale monsignor Salvatore Nunnari consegnerà la Lettera Pastorale e darà il Mandato annuale agli operatori pastorali per il nuovo anno 2010-2011. Sarà per la diocesi cosentina l’anno dell’Eucarestia nel corso del quale la comunità cristiana concentrerà l’attenzione su Cristo che presente nel Sacramento ma anche tutto ciò che da questo incontro scaturisce: liturgia, evangelizzazione, carità, cultura. “Questo mistero possiede in sé un dinamismo che ne fa il principio di vita nuova in noi ed è forma dell’esistenza cristiana” scriveva nell’esortazione Sacramentum Caritatis papa Benedetto XVI. Secondo un calendario preparato dal Vicario per il coordinamento della Pastorale, don Pasquale Traulo, dal 20 al 27 settembre, la tradizionale terza giornata di convegno dedicata alla programmazione e ai laboratori pastorali, si svolgerà per foranie. Sette incontri nei quali i parroci ed il laicato saranno coinvolti nelle scelte programmatiche per il prossimo anno che guardando al Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona si chiuderà con il Congresso Eucaristico Diocesano. Nella nostra Arcidiocesi l’ultimo congresso celebrato è stato nel 1947, durante l’episcopato di monsignor Aniello Calcara; questo sarà il primo dopo il Concilio Vaticano II.

    * Sintesi della Lettera Pastorale *

    Monsignor Nunnari, in apertura evidenzia le motivazioni che lo hanno spinto ad offrire queste linee per il nuovo anno:

    “E’ con pastorale sollecitudine e con intima gioia che vi annuncio la prossima celebrazione del Congresso Eucaristico diocesano. Nell’indirlo ho avuto il conforto dei vari organismi ecclesiali da me consultati e la piena adesione dei Vicari Foranei. Gli uffici di Curia hanno assicurato la loro disponibilità a predisporre, a livello catechistico, liturgico e pastorale, quanto servirà per la migliore conduzione dello stesso.
    La celebrazione del Congresso s’inserisce nel nostro itinerario pastorale: anno della Parola, della Liturgia, anno Sacerdotale; eccoci ora al cuore della Chiesa: l’Eucaristia, “vertice e culmine” di ogni cammino”.

    L’indizione del primo congresso eucaristico diocesano dopo il Concilio, il primo dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, unita così prosegue:

    “Nell’indire oggi un nuovo Congresso, ripenso alla mia prima lettera pastorale a voi inviata: La comunione sia la nostra consolazione nella quale affermavo che l’Eucaristia è epifania di comunione.
    Sono trascorsi ormai cinque anni dal giorno che vivo tra voi l’esperienza singolare del mio servizio episcopale, anni vissuti con grande gioia per un dono offerto e ricevuto, per un amore che neppure le ore difficili hanno mai offuscato.Nella recente Visita pastorale ho potuto constatare come questo dono ci ha fatto crescere in umanità e nella fede. Durante il mio peregrinare  tra voi mi sono  spesso chiesto,  con lo  stupore del cuore, da dove provenisse tanta ricchezza di fede e di umanità. Illuminante la risposta che ho trovato nelle parole del Servo di Dio Giovanni Paolo II: La Chiesa vive dell’Eucaristia”.

    L’impegno cristiano giunge all’altare e da esso riparte per quella che è la Missione, la testimonianza. Cuore di tutto è la celebrazione eucaristica:

    “Una formula teologica, diventata oggi un luogo comune senza essere compreso appieno, afferma che “l’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia” . In che senso l’Eucaristia fa la Chiesa?
    Mi soffermerei un istante a richiamare con semplicità che cosa l’Eucaristia è: essa celebra, ripropone, rende efficacemente presente il sacrificio della croce a partire dal quale la Chiesa è nata ed esiste.
    La Chiesa nasce con particolare evidenza dalla Croce e per essa dall’Eucaristia, come una e santa, cioè come mistero di comunione con Dio e tra quanti vengono radunati dall’amore di Cristo: “Congregavit nos in unum Christi amor”; (…) Alla luce di queste considerazioni, si comprende sempre meglio come l’Eucaristia sia il dono della Chiesa, l’immenso dono offertole da Gesù. Le nostre Comunità vivono di essa, da essa vengono continuamente generate. Infatti, è proprio intorno alla mensa nel giorno del Signore che esse manifestano l’immagine che più si addice loro. Celebrandola, imploriamo, allora ogni  volta,  il  dono  della  Comunione  che  distingue le comunità dei discepoli del Signore da tutte le altre forme di aggregazione”.

    L’eucarestia è scuola di Cristo che educa alla comunione e all’accoglienza:

    “E’ urgente, dunque, che i discepoli del Signore si aprano all’accoglienza e le nostre comunità diventino il grembo fecondo visitato dalla potenza di Dio che vuole formare la Sua famiglia, luogo dove ci si educa ad un nuovo modo di stare insieme. (…) Mi domando, conoscendo bene alcune situazioni delle nostre comunità, ci può essere posto nella Chiesa per le fratture, le separazioni, le rivalità e gli individualismi?”

     

    Rivolgendosi ai sacerdoti, ministri di questo particolare sacramento della presenza reale di Cristo:
    “Fratelli miei, dobbiamo essere sempre più convinti che l’Eucaristia è per noi scuola di vita nella quale il sacrificio di Gesù sulla croce deve insegnarci a fare di noi stessi un totale dono ai fratelli. La nostra esistenza eucaristica che traduce nella vita concreta i messaggi stimolanti e i ricchi doni dell’Eucaristia celebrata, è tale solo se sostenuta da una spiritualità eucaristica. Dall’altare al Tabernacolo per contemplare il mistero celebrato. La celebrazione quindi va presentata ed impostata in modo da educare i nostri fedeli e tale da esprimere un collegamento più diretto dei vari momenti della vita con il Sacrificio pasquale ed eucaristico di Cristo.  E’ ovvio che quest’esperienza suppone una celebrazione viva, un rito eseguito con dignità, la cui trasparenza divina verso il mistero non sia offuscata da un’esecuzione sciatta e frettolosa.Dobbiamo anche convenire che i momenti celebrativi e contemplativi non esauriscono la spiritualità eucaristica; se è vera spiritualità essa ispira la vita, conforma i giudizi, orienta i comportamenti. (…) Esorto voi sacerdoti ad essere uomini di comunione con i laici, coloro che dialogano con essi, li ascoltano e li comprendono. Prima che nostri collaboratori sono corresponsabili nella conduzione pastorale della nostra diocesi e delle nostre parrocchie”.

    C’è poi la parte disciplinare, cioè le indicazioni per superare forme di individualismo ed eventuali abusi:

    “Le messe per i gruppi particolari si celebrino di norma non di domenica, ma per quanto è possibile nei giorni feriali; in ogni caso le celebrazioni degli aderenti ai vari movimenti ecclesiali non siano tali da risultare precluse alla comunità”.
    Le religiose presenti sul territorio parrocchiale contribuiscono alla piena ricchezza dell’assemblea.
    La loro presenza alla celebrazione è testimonianza e servizio.
    L’ho potuto notare con gioia nella mia Visita pastorale. C’è ancora qualche resistenza con celebrazioni nelle Cappelle private. Rinnovo qui il divieto già esistente in diocesi per queste celebrazioni.
    Mi rivolgo con l’autorità che ho in campo liturgico anche ai religiosi: che nel rispetto della loro caratteristica presenza nella Chiesa siano nella comunità cristiana qualificati promotori di spiritualità e di educazione liturgica, evitando iniziative non conformi alla normativa canonica e pastorale, collaborino a edificare l’immagine dell’unità e della comunione della comunità cristiana nei giorni festivi.
    E’ anche necessario riflettere sulla preoccupazione di pastori che per offrire a tutti l’opportunità di assolvere “il precetto festivo” moltiplicano oltre il giusto il numero delle Messe domenicali. Al di là delle buone intenzioni questa prassi risulta di grave pregiudizio alla cura pastorale:  provoca un  eccessivo frazionamento della comunità, finisce con l’assorbire quasi tutto il tempo e le energie dei sacerdoti.
    Com’è doloroso per un Vescovo in Visita pastorale dover constatare che le “più messe” in alcune chiese sottraggono i nostri preti alla cura delle zone meno ricche di clero o lontane dal centro.
    Messe, lasciatemi passare il termine, “concorrenziali” e comunque in contemporanea.
    E’ invalso l’abuso di celebrare nel giorno del Signore l’Eucarestia nelle Cappelle cimiteriali.
    E’ un abuso che ha la mia piena disapprovazione perché non aiuta i fedeli a vivere pienamente lo spirito di famiglia parrocchiale. Per meglio manifestare l’aspetto comunitario della S. Messa domenicale, Pasqua della settimana, è bene evitare d’inserire in essa applicazioni particolari, soprattutto in  die septimo, trigesimo - che fra l’altro nel calendario liturgico non esistono più, - o anniversario, mentre resta l’obbligo di applicarla pro populo.
    Ai Vicari foranei è affidato l’impegno di programmare assieme ai Confratelli parroci e Rettori delle chiese, orari e luoghi della celebrazione domenicale.
    Assieme a questa programmazione resta loro affidato il compito della formazione di quanti esercitano una funzione particolare durante la celebrazione: animatori dell’assemblea, lettori, organisti, direttore del coro, ministranti, addetti al servizio dell’accoglienza. L’ufficio liturgico diocesano offre la sua competenza per l’organizzazione di questi corsi di formazione. La qualità di ciò che essi fanno concorre grandemente non solo al buon andamento della liturgia, ma anche alla sua validità ed efficacia. Dobbiamo convincerci che è importante che i cristiani possano celebrare nella bellezza.
    Bellezza del canto e della musica, delle parole e dei gesti, dei luoghi, delle vesti, dell’arredamento e delle decorazioni.
    Le belle celebrazioni attirano e favoriscono il contatto con il Signore. Quanto chiedevo ai presbiteri lo ripeto ancora: - No a liturgie raffazzonate e mediocri che allontanano i fedeli da Dio e dalla loro comunità”.

     

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Mons. Nunnari

 


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