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    Truffavano l'Asl di Reggio, la Finanza sequestra beni per 750 mila euro

     

     

    Truffavano l'Asl di Reggio, la Finanza sequestra beni per 750 mila euro

    29 ott 10 Un sequestro di beni per 750 mila euro è stato eseguito stamani dai militari della Guardia di finanza di Reggio Calabria nei confronti di Mario Smorto, legale rappresentante di una struttura privata accreditata nel settore della riabilitazione. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Gip del tribunale di Reggio Calabria, Carlo Sabatini, che ha accolto la richiesta avanzata dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal sostituto Francesco Tripodi. Smorto, a cui è stato notificato anche un invito a comparire, è accusato del reato di truffa in danno dell’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. Dal 2005 al 2008 la struttura riabilitativa avrebbe fatturato e richiesto – afferma la Finanza – il pagamento di prestazioni inesistenti, abbinando indebitamente a ciascun ciclo di trattamento ed a ciascuna prestazione riabilitativa una prestazione tecnica di ‘valutazione’ in modo da realizzare una sostanziale indebita duplicazione di quanto dovuto per ogni prestazione. L’enorme numero di prestazioni fatturate in eccesso, secondo quanto emerso dalla indagini dei finanzieri, è risultato in misura talora pari al doppio di quanto contrattualmente concordato. Per ottenere i pagamenti delle false prestazioni la struttura sanitaria del dottor Smorto, confidando sulla totale assenza di controlli interni da parte dell’azienda sanitaria, ha chiesto ed ottenuto decreti ingiuntivi che non venivano contestati. L’indagine è strettamente collegata all’altra inchiesta ancora in corso circa il cosiddetto ’sistema’ dei decreti ingiuntivi. L’azienda sanitaria, infatti, non avrebbe mai contestato i decreti ingiuntivi emessi dal Tribunale e subiva ingenti danni per l’esecuzione forzata delle somme. Dopo il commissariamento dell’azienda sanitaria è stato istituito un servizio ispettivo e di monitoraggio operativo a pieno regime dall’estate 2009, affidato a funzionari non coinvolti nella precedente gestione, che ha portato a far emergere una serie di irregolarità e a significativi risparmi di spesa. Nell’inchiesta sui decreti ingiuntivi sono indagati tra gli altri Aida Barbalace, dirigente del settore fino al 2008 e l’ex Commissario straordinario Renato Caruso, al quale è stato contestato di avere omesso e ostacolato il normale funzionamento dei servizi ispettivi.

     

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