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    Settimana sociale: Basta odio e conflitti. Allarme nel mondo cattolico

     

     

    Settimana sociale: Basta odio e conflitti. Allarme nel mondo cattolico

    15 ott 10 Attenzione ad esacerbare i conflitti intorno alla questione lavoro, da sempre in Italia terreno minato che in passato ha gia' mietuto vittime, attizzando l'odio o affidandola ad eccessive semplificazioni. Le notizie dei nuovi atti di intimidazione contro la Cisl giungono a Reggio Calabria al secondo giorno della Settimana sociale dei cattolici italiani e alla vigilia di una manifestazione che molti temono ad alto rischio, e il lavoro diventa il primo banco di prova della loro capacita' di entrare nel vivo dei problemi concreti e proporre soluzioni. Ad esprimere in modo piu' esplicito l'allarme per le possibili degenerazioni delle tensioni in atto e' stato, nel pomeriggio, l'ex collaboratore di Marco Biagi, consulente del lavoro vittima delle Brigate Rosse nel 2002, l'economista Michele Tiraboschi. Introducendo una delle assemblee tematiche, ha ricordato quel tragico evento invitando a non ''sottacere, e tanto meno sottovalutare gli atti di violenza perpetrati contro il sindacato cattolico". Espressioni - le ha definite - di "lacerazioni" tuttora presenti nel Paese, dove vige "un contesto di odio e di delegittimazione sistematica dell'avversario che, anche attraverso palesi mistificazioni, condiziona da sempre il dibattito sul lavoro e sulla impresa e la ricerca di un bene comune realisticamente praticabile". Tensioni alimentate oggi da certi settori giovanili che vivono situazioni di grave disagio, nei confronti dei quali non c'e'- ha detto - ''giustificazionismo'' che tenga, ma anche da parte di chi crede di poter ''comprimere, attraverso il ricorso a fredde medie statistiche'' e a ''semplificanti proposte di riforme legislative calate dall'alto'' i problemi veri delle persone. Condizioni che rendono piu' concreto il ''rischio della incomunicabilit? e dello scontro, soprattutto in un Paese come il nostro, indelebilmente macchiato dalla cieca follia di quel terrorismo che si ? prepotentemente abbattuto contro gli sfortunati protagonisti del riformismo del lavoro". "E' davvero difficile, ma non per questo meno doveroso", - ha concluso Tiraboschi - ritrovare in questo contesto una "agenda di speranza". Tuttavia, dai cattolici italiani non pu? non giungere "un contributo di verit? " e un invito "al rispetto delle idee e delle persone che lavorano per rendere pi? giusto ed efficiente il mondo del lavoro". A Reggio Calabria si e' parlato oggi a varie riprese anche della situazione della Fiat e di Melfi. Il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, ha sostanzialmente difeso le scelte di Sergio Marchionne definendole in qualche modo ''obbligate''. ''Ha dovuto recuperare in pochissimo tempo a 50 anni di errori della politica economica italiana'', colpevole di avere creato attorno alla casa automobilistica un ''mercato troppo protetto'' che nel tempo ''l'ha indebolita'' fino a metterne in pericolo la stessa sopravvivenza. Molti gli sbagli rimproverati dagli economisti cattolici ai governi di ieri e di oggi, dallo statalismo di un tempo al liberismo incontrollato, ai quali oggi - ha detto Gotti Tedeschi - e' urgente rimediare incentivando la famiglia e la natalita' attraverso agevolazioni fiscali e il riconoscimento del suo contributo all'economia del Paese. Intanto, in altri ambiti del raduno di Reggio Calabria, e' proseguito il dibattito sulla forma da dare all'impegno dei cattolici nella societa' e nella politica. Un problema di partecipazione e rappresentanza - e' stato detto - da affrontare a partire dalla riforma elettorale, e facendo si' che i partiti allarghino il dibattito e lascino liberta' di scelta sui temi sensibili. ''I cattolici - ha detto il rettore dell'Universita' cattolica, Lorenzo Ornaghi - devono tornare a contare, e non farsi contare''

    Per Ornaghi che della Settimana Sociale e' uno dei relatori principali, come per Bagnasco e per l'intera Cei, il problema e' quallo di avere politici cattolici che siano coerenti. E in proposito il rettore della Cattolica ha fatto l'esempio del federalismo: se fosse "autenticamente solidale potrebbe avere due importanti effetti positivi per il futuro": in primo luogo, "richiamerebbe sia il Nord sia il Sud a far crescere e praticare quella virtu' della 'responsabilita'', spesso evocata e raramente praticata, non solo nei confronti dell'intero Paese, ma anche rispetto a se stessi"; in secondo luogo, "per essere applicato con successo, un federalismo solidale comportera' di necessita' la formazione e il radicamento di un ceto politico" con le "rappresentanze sociali". Ma "un federalismo ideologicamente inteso e realizzato e' inevitabilmente destinato a spezzare l'unita' sostanziale del nostro Paese", anziche' "contribuire alla composizione politico-istituzionale di una frattura che sempre piu' incombe sull'intero Paese. E che sempre piu' condizionera' non solo le prossime configurazioni dei partiti, ma anche le residue probabilita' di non cadere definitivamente nella stagnazione dell'attuale politica". "Il dato politico del consenso bipartisan sulla riforma del federalismo fiscale puo' rappresentare l'inizio di una quarta fase del riformismo italiano, dove il bipolarismo rusticano pian piano cede il posto a un bipolarismo maturo, disposto a convergere, in nome del bene comune, su riforme a larga intesa", ha fatto eco il costituzionalista Luca Antonini introducendo i lavori di gruppo. "E' questa una garanzia - ha spiegato - non solo per il successo delle riforme, ma anche per la democrazia e il futuro cammino del riformismo: un altro segnale interessante in questa direzione e' infatti il consenso che si e' in un certo momento registrato sulle linee essenziali della bozza Violante". E in un accordo bipartisan, ma per riconoscere la cittadinanza ai bambini degli immigrati quando nascono in Italia (proposta del Pd Sarubbi e del Pli Granata) confida anche mons. Giancarlo Perego, il direttore della Fondazione Migrantes che nel suo intervento a Reggio Calabria ha ripercorso "una delle storie sociali piu' belle dell'interpretazione costituzionale, sia di laici che di cattolici, iniziata con il voto alle donne (1946); e poi continuata con la tutela dei figli nati fuori dal matrimonio (1955), la chiusura delle case chiuse e la liberazione di almeno 20.000 donne (1958), con la legge Marcora che istituiva il servizio civile (1972), con i decreti delegati e la riforma della scuola che estende la partecipazione scolastica (1973-1974), con la riforma del diritto di famiglia (1975) e la parita' dei diritti e dei doveri dei coniugi e dei figli, con la legge Gozzini e l'alternativa di pena (1975), con la chiusura delle scuole speciali (1977), con la riforma universalista della sanita' con a corollario la legge Basaglia (1978), solo per citare alcuni momenti importanti nella storia italiana dell'inclusione sociale". A questo elenco mons. Perego vorrebbe aggiungere "la cittadinanza dei minori stranieri che nascono in Italia", che sarebbe, ha detto, "un segno d'inclusione, un dono che tutela da subito la vita che nasce, anche da una donna irregolare o 'clandestina' nel nostro Paese, affrontando anche con concretezza il dramma di 40.000 su 120.000 complessive interruzioni di gravidanza nel nostro Paese". "Il successo delle politiche di immigrazione dipende - per il sacerdote - dall'attuazione di strategie finalizzate al conseguimento di diritti di cittadinanza, sociali e politici per i migranti. La loro piena ed effettiva integrazione e' questione che senza dubbio riguarda la coesione sociale ma che costituisce anche un prerequisito di efficienza economica". Incontrastato protagonista mediatico della seconda giornata dell'assise dei cattolici italiani e' stato pero' il prof. Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior ma qui in veste di economista e collaboratore del Papa per l'enciclica "Caritas in veritate". "Oggi - ha osservato sul tema della coerenza dei cattolici in politica - ci si divide tra chi ritiene che la liberta' venga prima della verita' e chi difende quest'ultima come matrice della dignita' umana e dunque della liberta'rettamente intesa". "Si puo' vivere senza figli - ha ricordato il presidente dello Ior passando ad analizzare la crisi economica in atto - ma senza crescita di ricchezza. Il pil infatti, se non si fanno figli, cresce solo per i consumi voluttuari che spesso nascondono poca stima di se stessi se non una forma di nichilismo". Per Gotti Tedeschi, "non sarebbe improprio dire che le casalinghe hanno salvato il mondo, in quanto esse trasferiscono la loro ricchezza gratuitamente alle nuove generazioni". "E'indispensabile - ha spiegato - che questo circolo virtuoso possa riprendere presto. Il piu' grande investimento sarebbe stimolare famiglie, figli e educazione. Il valore piu' grande sono i figli e invece oggi ci si occupa di tutto ma non dei figli". Dunque occorre "detassare l'educazione e varare pacchetti fiscali per l'accompagnamanto al lavoro. Lo Stato - insomma - deve aiutare i cittadini a non avere paura di fare figli". Gotti Tedeschi ha parlato anche del monito lanciato da Benedetto XVI al mondo della politica e dell'economia contro i condizionamenti dei "poteri anonimi". "Il Papa - ha spiegato - dice che nel mondo globale, dove si movimentano flussi consistenti, l'esigenza di trasparenza e' indispensabile". "E questo - ha aggiunto - e' tanto piu' vero se si tratta di se enti legati alla Santa Chiesa". "Se il Papa da' questa indicazione, non si puo' pensare - ha poi chiosato l'economista conversando con i giornalisti - che noi non ottemperiamo a questa richiesta. Ma ci mancherebbe altro".

     

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