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    WWF: Caccia illegale nel vibonese, uccise razze protette

     

     

    WWF: Caccia illegale nel vibonese, uccise razze protette

    04 ott 10 "Dal giorno in cui si è aperta la caccia, quella che si sta manifestando nel vibonese, appare sempre di più come una vera e propria sfida alle leggi dello Stato, una esibizione di arroganza che non può essere più sottovalutata o ignorata". Lo denuncia, in una nota stampa, il Wwf. "Dopo gli abbattimenti di un Falco Pecchiaiolo e di un Lodolaio registrati nei giorni scorsi – si legge nella nota - la caccia illegale ha fatto un’altra vittima: un maestoso airone cenerino è stato colpito dai pallini esplosi dal un fucile da caccia nella zona della Fiumara Reschia, ai confini tra i territori di Monterosso Calabro e Polia, a poche centinaia di metri dall’oasi dell’Angitola. A ritrovare, per puro caso, il povero Airone sanguinante, con l’ala fracassata e una ferita al petto, sono stati alcuni escursionisti che stavano risalendo il corso della fiumara approfittando della bella giornata domenicale. Dalle rive del Reschia partiva dunque la segnalazione e la consegna del volatile ferito al Wwf che provvedeva in poco tempo ad inviare l’airone al Centro recupero animali selvatici di Catanzaro, grazie anche ad una staffetta con la Polizia provinciale del capoluogo. Purtroppo però, nonostante le cure immediate prestate dalla dottoressa Debora Giordano, costretta ad amputare l’ala, proprio a causa della gravità delle ferite, l’airone non ce l’ha fatta. Che ci siano dei vandali che non esitano a sparare a qualunque cosa capiti a tiro, non rappresenta una novità e non avevamo certamente bisogno di conferme, ma quello che risulta inaudito è che intere province calabresi, tra cui quella di Vibo, non svolgano praticamente nessun servizio di controllo per il rispetto delle norme in materia di caccia. Il risultato è che, tolte le poche Guardie Forestali, di certo insufficienti data la vastità del territorio da controllare, gli animali selvatici, per cinque mesi all’anno, sono alla mercè di chi spara prima. Si tratta di una situazione gravissima – conclude il Wwf – che non può che favorire e incoraggiare ogni forma di illegalità e che pertanto richiede una risposta da parte di tutte le forze dell’ordine, per riaffermare sul territorio quel concetto di fauna come patrimonio dello Stato, altrimenti destinato ad esser calpestato impunemente".

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