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    "La Chiesa compagine affidabile", concluso Convegno Diocesi di Cassano

     

     

    "La Chiesa compagine affidabile", concluso Convegno Diocesi di Cassano

    01 ott 10 «La Chiesa è chiamata ad essere compagine affidabile privilegiando, attraverso l’azione pastorale, gli aspetti educativi perché, come ha evidenziato papa Benedetto XVI, solo così l’esperienza della fede e dell’amore cristiano può essere accolta e vissuta e può trasmettersi da una generazione all’altra». Questa la riflessione con la quale monsignor Vincenzo Bertolone, vescovo della Diocesi di Cassano Ionio, ha concluso il quarto convegno annuale diocesano, incentrato sui temi della ragioni della fede, svoltosi giovedì 30 settembre e venerdì primo ottobre nei saloni del “Miramare hotel palace” di Trebisacce. Due intense giornate di discussione e confronto sulle basi su cui costruire l’identità della cristianità del Terzo millennio ed alle quali hanno preso parte, complessivamente, oltre mille tra fedeli, laici, religiosi e sacerdoti provenienti da diverse diocesi italiane. La seconda giornata, in particolare, aperta dalla messa celebrata da monsignor Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza, è stata caratterizzata dagli interventi, tra gli altri, di Michael Paul Gallagher, docente emerito di teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana, che si è soffermato sulla possibilità, per i credenti, di affermare la propria fede pure in una società contraddistinta da un postmodernismo che toglie spazio al sacro, imponendo come unica divinità quella pagana della razionalità. Traccia poi ripresa e sviluppata da Francesco Riggi ordinario di fisica sperimentale all’università di Catania, che ha approfondito i rapporti tra fede e ragione, evidenziando la compatibilità tra i due ambiti. In seguito, mentre don Armando Matteo, assistente nazionale della Fuci, si è soffermato «sulla forza del cristianesimo, sempre capace di saper stare nella storia», padre Paolo Martinelli, preside dell’Istituto francescano di spiritualità della Pontifica università Antonianum, ha testimoniato, con la propria esperienza, il ruolo dei cristiani nella contemporaneità. Nel pomeriggio i lavori sono ripresi con la relazione di Luciano Meddi, docente di teologia pastorale all’università Urbaniana, che ha posto l’accento «sulla necessità di una progettualità mirata che chiama ciascun cristiano ad una testimonianza di fede vissuta, in concreto in uno slancio missionario», trovando eco nelle parole di monsignor Giuseppe Agostino, vescovo emerito di Cosenza, che analizzando i legami tra fede e religiosità popolare, ha segnalato il rilievo di quest’ultima, espressione «dell’apertura dell’essere come movimento ascendente dell’uomo verso Dio in una spontaneità che ne rivela l’immediatezza espressiva e creativa che risponde ai bisogni più essenziali». Quindi, a seguire, dopo l’intervento di don Giovanni Maurello, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile, soffermatosi sull’importanza della comunità cristiana come luogo privilegiato per la nascita e crescita della fede singolare e collettiva, il microfono è passato a Serena Noceti, ordinaria di teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale, chiamata a delineare i compiti e le prerogative della pastorale nella società contemporanea multi religiosa. Infine il dialogo tra relatori e pubblico e le conclusioni del Vescovo. «Viviamo, e non è un mistero, in un’epoca in cui la fede pare non interessare. Non solo: proprio in coloro che si dicono cristiani, essa appare debole, incapace di manifestare quella forza che cambia la vita, il modo di pensare, di sentire e di agire. Al tempo stesso, però, è avvertita l’esigenza di non rinunciare alla lotta per la verità, dal momento che prescindere da essa significherebbe abbandonare l’umanità alla dittatura del casuale, che verrebbe a proporsi come l’unica reale autorità conoscitiva ed etica». Ha chiosato il Presule: «In questo contesto, è necessaria quella nuova evangelizzazione dell’Occidente di antica tradizione cristiana alla quale esortava già Giovanni Paolo II. Ne deriva che la Chiesa deve essere, più che ai tempi di Paolo, testimone di Dio. È la strada maestra: quella di una Chiesa non ripiegata su se stessa, ma decisa a procedere in profonda sintonia con l’uomo e in cerca del modo migliore e più efficace di offrirgli la verità e la bellezza dell’incontro con Cristo, nella consapevolezza che la fede trasfigura l’esistenza, rendendola intensa, vibrante, appassionata e facendone la via per partecipare, nel modo più umano, al miracolo di esistere».

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