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    Sequestro di beni ad opera della DIA per 4 mln di euro nel catanzarese

     

     

    Sequestro di beni ad opera della DIA per 4 mln di euro nel catanzarese

    29 nov 10 Beni per un valore di circa 4 milioni di euro sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia di Catanzaro a Marcello Amelio, di 40 anni, ritenuto dagli investigatori legato a organizzazioni criminali dedite al traffico di droga. Con lo stesso provvedimento, il Tribunale ha disposto per Amelio la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di ps per cinque anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Amelio è stato arrestato in passato per associazione mafiosa e usura e, nel luglio dello scorso anno, è stato arrestato nel corso dell’operazione denominata 'Sissi' fatta dalla polizia contro una banda che trafficava droga tra la Calabria e la Lombardia. La confisca, disposta dal Tribunale di Catanzaro, riguarda beni immobili, diversi autoveicoli, rapporti bancari e un’azienda agricola. Dalle indagini condotte dalla Dia è emersa la sproporzione tra i redditi dichiarati da Amelio ed i beni riconducibili a lui secondo gli investigatori. La proposta di confisca è stata fatta dal direttore della Dia, il generale dei carabinieri Antonio Girone.

    Il decreto: Nel decreto di confisca appena eseguito, in ordine all’irrogazione della Sorveglianza Speciale, si legge “… è stato condannato il 14 luglio 1997 alla pena di anni quattro e mesi sei di reclusione per il delitto di partecipazione ad associazione finalizzata al narcotraffico; il 17 febbraio 2006 è stato destinatario di o.c.c. emessa dal gip distrettuale in sede perché ritenuto gravemente indiziato del delitto di partecipazione ad associazione mafiosa oltre che per ben cinque ipotesi delittuose di concorso in usura aggravate ex art. 7 l. 203/1991…. …. il 22 luglio 2009 era destinatario di altra o.c.c. del gip in sede per il delitto di partecipazione ad associazione ex art. 74 dpr n. 309/1990 s.m.i. oltre ad un ipotesi di detenzione a fine di spaccio di sostanza stupefacente. In conclusione, pare che le traversie giudiziarie dell’Amelio, le reiterate condanne inflittegli non siano servite a mutare in nulla il suo stile di vita ed i legami con la criminalità organizzata che appaiono ancora essere ancora oggi particolarmente saldi. …… In questa sede va ribadito e reiterato, sulla base dei nuovi elementi citati quel giudizio di vicinanza del proposto ad una associazione mafiosa …. nonché la sua capacità a differenziare i suoi interessi criminali,…..Pertanto l’itinerario valutativo sin qui compiuto…… e l’attenta delibazione della personalità dello stesso…. conducono a ritenere sussistente, in termini di concretezza ed attualità una qualificata pericolosità sociale dell’Amelio, essendo emersi a suo carico elementi chiaramente sintomatici della realizzazione, in un contesto organizzato di stampo mafioso, di gravi condotte antigiuridiche ed antisociali, ….. la necessità di applicare la sorveglianza speciale nella misura massima prevista dalla legge, …..” L’attività di analisi patrimoniale a suo tempo esperita dalla Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro aveva documentato la netta sproporzione/sperequazione tra il reddito dichiarato e le attività economiche espletate, portando al sequestro anticipato di buona parte dei beni oggi confiscati. Al riguardo, il Tribunale, scrive “in relazione ai beni intestati al proposto ed ai suoi familiari …. a fronte degli accurati e stringenti accertamenti patrimoniali compiuti dalla D.I.A., …, alla luce dei superiori rilievi, e delle precedenti osservazioni, (lgs. deve concludersi) che l’Amelio disponga, direttamente o per interposizione soggettiva dei congiunti, di tutti i beni sequestrati aventi un valore sproporzionato ai redditi dichiarati o all’attività economica esercitata dagli interessati, essendo gli stessi – in tutto o in massima parte – frutto di attività delittuose (realizzate in periodo temporale correlato alla loro acquisizione) ovvero forme di reimpiego dei proventi illecitamente conseguiti dei quali non risulta dimostrata la legittima provenienza, ne la derivazione lecita della provvista impiegata per il loro acquisto. In altri termini, va osservato come il proposto, ed i terzi intestatari dei beni oggetto sequestro non abbiano adeguatamente assorto all’onere di allegare la produzione di redditi leciti e sufficienti a dimostrare la liceità degli acquisti effettuati….” L’odierna confisca antimafia scaturisce da un’articolata proposta del Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, il generale dei Carabinieri Antonio Girone che si inquadra nell’ambito della più ampia strategia di aggressione dei patrimoni mafiosi.

     

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