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    Universita' Reggio condizionata dalla cosca Pelle. Conclusi interrogatori

     

     

    Universita' Reggio condizionata dalla cosca Pelle. Conclusi interrogatori

    19 nov 10 Si sono conclusi gli interrogatori delle undici persone indagate nell'ambito dell' inchiesta sui presunti condizionamenti da parte della cosca Pelle della 'ndrangheta delle Universita' di Reggio Calabria, Messina e Catanzaro. I magistrati della Dda di Reggio Calabria hanno interrogato docenti ed impiegati dell'ateneo di Reggio Calabria e gli studenti che avrebbero beneficiato dell'appoggio della cosca Pelle per superare i test d'ammissione e gli esami alla facoltà di Architettura. Non tutti gli indagati hanno risposto alle domande poste dai magistrati. Alcuni, infatti, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Chi ha risposto, invece, ha fornito la propria versione dei fatti, esprimendo le sue giustificazioni in merito alle contestazioni di reato che gli sono state mosse.

    Secondo quanto e' emerso dall'inchiesta, che è condotta dalla Dda di Reggio Calabria, la cosca Pelle di San Luca condizionava, in particolare, gli esami ed i test d'ingresso nella facoltà di Architettura. Le ipotesi di reato a carico degli indagati sono falso ideologico e truffa. L'indagine rappresenta uno sviluppo dell'inchiesta Reale che il 22 aprile scorso aveva portato al fermo di otto presunti affiliati alle cosche Pelle, Morabito di Africo e Ficarra-Latella di Reggio Calabria.

    Da molti anni in inchieste giudiziarie si parla delle cosche della 'ndrangheta che hanno condizionato l'attività nell'Università di Messina. Le infilitrazioni delle cosche nell'ateneo messinese sono emerse nell'operazione chiamata 'Panta Rei' compiuta nell'ottobre del 2000 che portò all'arresto di numerose persone tra cui docenti universitari, esponenti politici con il coinvolgimento del boss di Africo Nuovo Giuseppe Morabito, detto 'tiradritto', arrestato nel febbraio del 2004 dopo 12 anni di latitanza. L'inchiesta, avviata dopo l'omicidio del professor Matteo Bottari, portò alla scoperta di una organizzazione autonoma, formata da ex studenti calabresi, che si interessavano del traffico di droga all'interno dell'ateneo di Messina e del conseguimento di esami e lauree mediante minacce e intimidazioni a professori. Nell'aprile del 2009 la Corte d'appello di Messina ha confermato la sentenza di condanna di primo grado per gli imputati accusati di aver tenuto sotto controllo, negli anni ottanta e novanta, l'Università della città dello Stretto. I 35 imputati, tutti calabresi, furono condannati a pene dai 12 anni ad un anno e 8 mesi.

     

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