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    Inchiesta "Drug Market" a Cataznaro, assoluzioni e pene ridotte

     

     

    Inchiesta "Drug Market" a Cataznaro, assoluzioni e pene ridotte

    19 nov 10 La Corte d’appello di Catanzaro ha notevolmente modificato la sentenza di primo grado con cui dieci catanzaresi furono condannati a seguito dell’inchiesta antidroga nome in codice “drug market” - soprattutto per via dell’intervenuta prescrizione di molti reati contestati e per la morte di alcuni imputati - confermando infine sei assoluzioni totali. Il processo davanti al tribunale del capoluogo di regione si concluse, il 19 luglio del 2005, con pene per un totale di trentanove anni e tre mesi di reclusione e 139mila 500 euro di multa per dieci condannati, ed anche con dieci imputati del tutto assolti. Per alcuni di questi ultimi, e precisamente Francesco Amelio (29 anni), Fabio Sorrentino (36), Stefania Madia (37), Luciano Russo (36), Patrizia Carmela Amedeo (51), e Giovanni Rubino (35), la Procura ha impugnato le assoluzioni, ma i giudici (presidente Alessandro Bravin, consiglieri Isabella Russi e Vincenzo Galati) hanno confermato la prima pronuncia dichiarando inammissibile l’appello del pm. I condannati in primo grado furono Alessio Principe (34 anni), a 3 anni 8 mesi di reclusione e 12.000 euro di multa; Matteo Morrone (28), 2 anni e 3.000 euro (con sospensione condizionale della pena e non menzione nel casellario giudiziale); Massimiliano Carrozza (41) 4 anni e 14.000 euro; Igor Guarino (27): 3 anni 8 mesi e 12.000 euro; Francesco Di Bona (42) 5 anni 10 mesi e 25.000 euro; Vincenzo Varano (53) 6 anni 3 mesi e 28.000 euro; Alessandro Critelli (33) 3 anni e 9.000 euro; Domenico Passalacqua (46) 5 anni 8 mesi e 23.000 euro; Francesco Passalacqua (29) 3 anni e 9.000 euro; Gaetano Raffaele (30) 2 anni 2 mesi e 4.500 euro (con sospensione condizionale della pena e non menzione nel casellario giudiziale). Ieri la Corte ha assolto Gaetano Raffaele “perchè il fatto non è previsto dalla legge come reato”; ha scagionato Francesco Di Bona da alcuni reati contestati e rideterminato per lui la pena in due anni e mezzo di reclusione e 4.500 euro di multa; ha dichiarato il non doversi procedere per morte del reo nei confronti di Domenico Passalacqua e Vincenzo Varano; il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Matteo Morrone; ed il non doversi procedere per prescrizione solo di alcuni reati contestati a Igor Guarino e Alessio Principe, per i quali le pene sono state rideterminate in due anni e dieci mesi e 9.000 euro per il primo e nove mesi e 2.100 euro per il secondo. Infine, pena concordata di due anni e due mesi di reclusione e 9.000 euro per Massimiliano Carrozza; e pene rideterminate anche per Alessandro Critelli, che oggi ha avuto due anni due mesi e 6.500 euro, e Francesco Passalacqua, che ha avuto dieci mesi di reclusione e 2.200 euro di multa (nel collegio difensivo figurano gli avvocati Antonio Ludovico, Domenico Pietragalla, Michele Pietragalla, Enzo De Caro, Antonio Rania, Giuseppe Fonte, Salvatore Staiano, Anselmo Mancuso, Piero Chiodo, Arturo Bova, Claudia Consarino, Armodio Migali, Stefania Rania, Maurizio Belmonte, Giuseppe Carvelli, Natale Ferraiolo, Gregorio Viscomi, Antonio Elia, Stefano Stranges, Nicola Lembo, Raffaele Fioresta). La lunga inchiesta “Drug Market” sfociò nell’ottobre del 2003 in un blitz della Squadra Mobile e, sul finire del maggio 2004, nella richiesta di rinvio a giudizio per 25 persone. Nel mirino degli inquirenti finì un fornitissimo “market” della droga, che sarebbe stato gestito da alcuni nomadi assieme ad altri presunti spacciatori che avevano scelto quale luogo di incontro il popoloso quartiere Aranceto di Catanzaro. Erba, cocaina ed eroina che sarebbero arrivati nella zona sud della città da Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, Isca sullo Jonio ma anche dal Vibonese e dal Reggino. Questo sarebbe emerso nel corso delle investigazioni, partite nel lontano 2002, che poi portarono all’emissione di un’ordinanza di misure cautelari. Sei indagati finirono in carcere e tre ai domiciliari, ma altre 16 persone furono via via coinvolte nel caso, man mano che le investigazioni andavano avanti, soprattutto grazie all’attività di intercettazione, oltre che alle dichiarazioni di molti presunti acquirenti i quali all’epoca, indicarono vari attuali imputati come spacciatori. All’alba dell’8 ottobre 2003 settanta uomini della questura notificarono ai diretti interessati il provvedimento: in carcere finirono Domenico Passalacqua, Pavone, Di Bona, Principe, Guarino e Carrozza. Tre persone ottennero invece i domiciliari.

     

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