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    Mons. Morosini "Per battere la ndrangheta serve cambiare mentalita'"

     

     

    Mons. Morosini "Per battere la ndrangheta serve cambiare mentalita'"

    12 nov 10 "Il problema della mafia e della 'ndrangheta e' un problema culturale". E' quanto afferma il vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, monsignor Giuseppe Morosini, in una intervista al mensile Jesus. Nel numero di novembre il mensile del gruppo editoriale San Paolo propone un ampio servizio al rapporto tra Chiesa e 'Ndrangheta. In particolare, con l'intervista a mons. Morosini ed al procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, sarà affrontato il tema del santuario della Madonna di Polsi, dove recentemente si sono svolti summit delle cosche con l'incoronazione del boss Oppedisano a capo supremo della 'ndrangheta. ''Quando sui giornali - aggiunge mons. Morosini - leggiamo che hanno decapitato una organizzazione criminale, in realtà non hanno decapitato niente, perché queste organizzazioni si rigenerano. Non è la singola persona che conta, ma l'apparato, la mentalità. Una mentalità che durerà fino a quando lo Stato non si presenterà sul territorio con il suo 'volto amorevole'. Finché i ragazzi vedranno lo Stato soltanto attraverso la divisa di un carabiniere o di un poliziotto che va a prendere il loro padre, il loro fratello, il loro zio per portarli in carcere e non come qualcosa che provvede a creare centri di aggregazione e strutture sportive; finché non presentiamo un modello di vita che non è quello del mafiosetto che ostenta la macchina di lusso per far vedere che ha denaro in tasca, non ci può essere cambiamento. E' un lavoro che va fatto con costanza. Sarà lungo, difficile, ma non impossibile da portare avanti". "Sono convinto - conclude - che, se tutte le agenzie presenti sul territorio si uniscono per creare un modello di uomo diverso, cooperando per la formazione delle coscienze, se ci mettiamo d'accordo e cominciamo insieme a presentare alcuni valori di società, di relazioni, di interesse per il bene comune, non solo Polsi, ma tutta la Calabria potranno finalmente alzare la testa". Il procuratore Gratteri sostiene invece che: "la Chiesa sta facendo molto. Con gli oratori, per esempio. Può cercare di tenere di più i bambini lontano dalle famiglie per evitare che si nutrano di cultura mafiosa. Con i tagli fatti alla scuola sono sempre più abbandonati, con classi di 30 bambini gli insegnanti controllano sempre meno i compiti, e ancor meno seguono i ragazzi. Molte scuole sono fatiscenti, si fanno molti progetti e si insegna poco la lingua italiana, la filosofia, la storia. La Chiesa deve supplire in questo".

     

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