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    Lettera aperta di Matteo Lauria: “Santa Tecla, attacchi ingiustificati alla stampa”

     

     

    Lettera aperta di Matteo Lauria: “Santa Tecla, attacchi ingiustificati alla stampa”

    01 nov 10 “Il reiterato vano tentativo di minare il diritto di critica e di cronaca da parte di soggetti portatori di interessi vari, è destinato a cadere nel vuoto per una serie di ragioni, alcune delle quali, si rinvengono nella capacità dei cittadini che, seppure spesso silenti, colgono e raccolgono ogni singola sfumatura”. Inizia così la lettera aperta inviata ai giornali dal collega e giornalista Matteo Lauria di Corigliano. “Il diritto di critica –spiega Lauria nella lettera- assume la connotazione di “democrazia” quando questo non è viziato da secondi fini o non è funzionale ad obiettivi reconditi. Se al contrario dietro determinate affermazioni si cela un interesse, allora s’inserisce l’elemento della malafede, della strumentalizzazione e, cosa ancora più grave, della continua e costante manipolazione del valore che si attribuisce al termine “democrazia”. Tutto quanto è stato pubblicato sull’inchiesta “Santa Tecla” (si parla di accuse gravi come: associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsioni, traffico di droga) è contenuto in atti giudiziari consegnati alle parti ed in quanto tali “pubblici”. Gli articoli apparsi, la pubblicazione di interi faldoni in rete, appartiene ad una ricostruzione di fatti concepita dalla direzione distrettuale antimafia. Si tratta di professionisti del sistema investigativo, ed in quanto tali, altamente attendibili. In ogni scritto giornalistico si usa il condizionale proprio in ragione di quel valore sancito dalla Costituzione italiana che riconduce alla presunzione di innocenza (che non può essere confuso con la censura). Se poi, i garantisti di convenienza, pretendono la pubblicazione di atti solo dopo una sentenza definitiva (dopo i tre gradi di giudizio e solo in caso di condanna), considerati i tempi della giustizia in Italia, i cittadini verrebbero a conoscenza di fatti e circostanze almeno dopo 10 anni dalla consumazione dei reati commessi. Ai garantisti di convenienza mi verrebbe da chiedere: come mai non si preoccupano mai delle vittime? Delle loro esigenze di una giusta ed equa giustizia? Piuttosto su “Santa Tecla” e su altro credo non tutto sia ancora emerso. E’ forse bene sottolineare che la ricerca delle verità è un dovere di tutti: cittadini, magistrati, giornalisti, avvocati, addetti alla comunicazione, ecc…ecc…Non può essere appannaggio dei soliti pochi che spesso si espongono senza altro fine, che non sia quello dell’etica e di una giustizia sociale ormai inesistente. Gli attacchi gratuiti rivolti ai mezzi di informazione vanno rigettati con forza, respinti con tenacia: ne va di mezzo la difesa delle libertà e, soprattutto, il diritto del cittadino di essere informati. Il caso sul delitto di Avetrana d’altronde suggerisce come i mezzi di informazione siano importanti nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria: più c’e’ attenzione mediatica tanto più si riducono gli errori giudiziari, e tutto questo per il timore di essere giudicati.

     

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