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    Ripetitori sul crocefisso di Drapia, scattano le proteste

     

     

    Ripetitori sul crocefisso di Drapia, si alzano le proteste. Mons. Renzo "Un obbrobbrio"

    28 mag 10 Quel groviglio di ripetitori telefonici e cavi e' veramente un ''obbrobrio'', come dice il vescovo. Ma nonostante questo, e le proteste che lo scempio ha sollevato, il Crocifisso esposto sul promontorio di Drapia, da cui si gode uno dei panorami piu' belli dell'intera Calabria, quello della costa tirrenica vibonese, e' destinato a rimanere avvolto dalle antenne, almeno sino a quando non scadra' il contratto di locazione. Si', perche' qualcuno ha pensato bene di utilizzare il basamento del Crocifisso, realizzato intorno agli anni '50, per piazzarci dei ripetitori telefonici, senza pensare al danno provocato alla sensibilita' di moltissimi cattolici, ed anche al panorama della zona, da cui si possono ammirare le spiagge di Tropea con la caratteristica rupe protesa nel mare. A sancire la regolarita' dell'operazione c'e' un contratto firmato anni fa da uno dei predecessori dell'attuale vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo. Il quale conferma oggi che quando tre anni fa, dopo il suo insediamento, vide il Crocifisso in mezzo ai ripetitori, rimase ''di stucco. Non so neanche da quanto tempo sono li'. Ma obtorto collo sono dovuto rimanere tranquillo''. Perche' mons. Renzo ci mise poco a scoprire che era stato uno dei vescovi che l'aveva preceduto ad autorizzare l'operazione. Chi si e' scandalizzata e' Viviana Normando, giornalista e storica dell'arte, direttore del Gruppo Editoriale di Rete ComunicareItalia. ''Siamo senza parole - dice -. Di fatto, questa ferocia che porta le persone a non avere rispetto del simbolo della Croce, e' senza giustificazione e delinea con solco molto profondo, l'ignoranza e la follia del gesto, consegnando alla storia della rete questa immagine fotografica che parla da sola''. La Normando arriva ad invocare l'intervento della magistratura per vilipendio al Crocifisso, ''massimo simbolo religioso della fede cristiana'', ma, stando ad ambienti giudiziari, sembra proprio un'ipotesi impraticabile. Le proteste, comunque, trovano terreno fertile in mons. Renzo che assicura che il contratto non sara' rinnovato. Ma perche' cio' avvenga sara' necessario aspettare ancora qualche anno. ''Sicuramente quei ripetitori vanno rimossi - dice il Presule - ma se non scade il contratto non possiamo fare niente, altrimenti saremmo costretti a pagare una penale''. Chissa' se nel frattempo, i cattolici che si recheranno sul promontorio e nella vicina chiesa seicentesca di Sant'Angelo si consoleranno pensando che potranno chiamare casa anche grazie a quei ripetitori sistemati ai piedi del crocifisso.

    "E' un obbrobrio. Quando l’ho visto per la prima volta sono rimasto di stucco. Adesso è mia ferma intenzione non rinnovare il contratto quando arriverà a scadenza". A dirlo è il vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, in merito al Crocifisso posto sul promontorio di Drapia utilizzato come sostegno per ripetitori telefonici. "Quei ripetitori – ha detto il Vescovo – sono lì da anni grazie ad un contratto con una società telefonica firmato da qualcuno dei miei predecessori. Francamente non so da quanto tempo siano stati installati. Tra l’altro non ho neanche il testo del contratto. Ma quando, tre anni fa, mi sono insediato, ce li ho trovati. Credo addirittura che ci sia stata anche una proroga del contratto per tacito assenso". "Sicuramente quei ripetitori vanno rimossi – ha aggiunto mons. Renzo – ma fino a quando non scadrà il contratto, tra alcuni anni, non possiamo fare niente, altrimenti saremmo costretti a pagare una penale. Ho incaricato l’ufficio di seguire la pratica e quando sarà il momento faremo la disdetta". "I ripetitori – ha proseguito il Vescovo – sono stati posti sul basamento del Crocifisso, altrimenti sarebbe stato un obbrobrio anche maggiore. Tra l’altro è un controsenso anche dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Obtorto collo sono dovuto rimanere tranquillo quando li ho visti".

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