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    Lucà (Confartigianato) “Costretti a diventare imprenditori”

     

     

    Lucà (Confartigianato) “Costretti a diventare imprenditori”

    20 mag 10 “In merito alle tante graduatorie che giornalmente leggiamo e sentiamo dai svariati organi di informazione, vorrei brevemente intervenire nel classico dibattito in cui, spesso, la Calabria è descritta come una Regione che guarda al mondo dell'impresa in modo positivo e speranzoso”. Inizia così la dichiarazione di Salvatore LUCA', Segretario Generale Confartigianato Crotone. “Personalmente –spiegà Lucà- , da tanti anni ormai cerco di rappresentare questa miriade di “lavoratori autonomi o imprenditori” ed, in merito, la mia convinzione (maturata da questa “pratica” giornaliera ma anche da indagini fatte in modo più approfondito e diretto) è quella che la classe imprenditoriale calabrese è dopata da una miriade di soggetti che, per via delle tante politiche di incentivo “illusorie” adottate fino ad oggi, probabilmente erano destinati a tutt’altra strada lavorativa. Nel nostro territorio diventare imprenditori ed essere possessori di una partita iva è ormai diventata una tappa obbligata per la maggior parte dei giovani che vuole continuare a vivere in Calabria; solo per pochi di questi, invece, tale scelta è frutto di convinzioni o di scelte premeditate e convinte. In questi anni società come Sviluppo Italia, che sulla carta avrebbero dovuto in vario modo favorire le vocazioni giovanili, hanno sicuramente contribuito significativamente ad alimentare questo grande bacino di lavoratori autonomi/precari, costretti e attirati da queste misure di agevolazioni che hanno contribuito a creare un tessuto economico gracile e debole, non essendo retto da un piano strategico e strutturato orientato al lungo periodo. Pertanto oggi ci ritroviamo con tantissime neo-imprese improvvisate alla loro attività, debolissime economicamente e carenti dal punto di vista della vocazione imprenditoriale, mentre le tantissime piccole e medie imprese che necessitano realmente di un aiuto continuano ad essere oberate da una burocrazia insopportabile, dalle congenite difficoltà dell'accesso al credito e del costo del denaro, da una ndrangheta che è divenuta sempre più invadente, da mille difficoltà dovute ad una rete di collegamenti stradali, aeroportuali e ferroviari praticamente inesistente e dai tanti impedimenti che giornalmente viviamo con cristiana rassegnazione. A riguardo, spero che il neo Governatore Scopelliti prima di iniziare e/o continuare in questi percorsi di incentivazione all'impresa, faccia anche una analisi approfondita in merito ai percorsi di sviluppo da seguire. Non possiamo sprecare ulteriori risorse e tempo. In caso contrario, come è accaduto finora, in Calabria continueremo ad avere da una parte un popolo di partite iva “obbligato”, dall’altra sempre più giovani talenti “sistemati” in luoghi lontani dalla Calabria, magari nelle città ove gli stessi hanno conseguito i propri studi. Prima di parlare con molta superficialità di cultura di impresa, di voglia di essere indipendenti, sarebbe necessario realizzare strategie economiche/politiche/sociali che favoriscano questi stessi percorsi. Oggi queste nuove imprese o partite iva, con mio profondo rammarico, sono diventate un modo molto semplicistico e superficiale di trovare un posto di lavoro “precario”. A mio modesto parere, controcorrente rispetto a quanti affermano di veder una imprenditoria che tiene e che crea occasioni di lavoro, il nostro territorio si popola di un numero sempre maggiore di imprenditori che a stento riescono a garantire un posto di lavoro precario per se stessi, figuriamoci per altri soggetti. Questa tematica è certamente da non sottovalutare. Anche altre regioni hanno il medesimo problema, ma la Calabria, mio malgrado, ne detiene sicuramente il primato. Sarebbe il caso di invertire questa rotta e adottare politiche più strutturate e di lungo periodo, capaci di creare una classe imprenditoriale calabrese forte e competitiva attirando anche quella imprenditoria sana che su misure agevolative certe sicuramente penserà alla Calabria per le proprie intraprese. Abbiamo nelle disponibilità ingenti fondi comunitari, perchè non pensare ad un credito di imposta sugli investimenti tutto calabrese ed a un coinvolgimento di tutto il sistema bancario presente in Calabria con fondi ad hoc che favoriscano realmente l'accesso al credito. Misure semplici, reali che probabilmente terranno alla larga le cricche e i soliti prenditori, deluderanno quella miriade di consulenti dell'ultima ora che vivono sulle spalle dei tanti giovani ispirati, si fa per dire, da quelle briciole che stanno alimentando quel gran bacino di imprenditori/lavoratori forzati al precariato perenne”. Queste soluzioni non saranno la panacea di tutti i guai ma certamente iniziative e incentivi automatici, fuori da quel brutto clientelismo non solo politico che ha creato questa situazione che definirla devastante è poca cosa.

     

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