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    Centrale del narcotraffico in un convento di Milano gestita dai Pelle-Vottari

     

     

    Centrale del narcotraffico in un convento di Milano gestita dai Pelle-Vottari: 30 arresti dei CC. Utilizzati fondi Fao per la pesca

    12 mag 10 I Carabinieri del comando provinciale di Piacenza hanno sgominato una organizzazione internazionale di trafficanti di cocaina che utilizzava come base un convento a Milano. Sono state sequestrate ingenti quantità di droga e una raffineria e sono state arrestate 33 persone in dieci province italiane. Tra loro affiliati delle cosche calabresi Pelle-Vottari e Coco-Trovato, originarie di San Luca (Reggio Calabria), legati a due cartelli colombiani. Fondi Fao per lo sviluppo della pesca, percepiti illegalmente, erano serviti a realizzare una base di stoccaggiodella cocaina in Ghana.

    In manette sono finiti anche Giuseppe e Domenico Vottari, originari di San Luca (Rc), da anni trapiantati a Milano e ritenuti dai carabinieri pezzi da novanta del narcotraffico calabrese. Il fulcro del traffico di droga era un sudamericano, portinaio di un convento di suore nel centro di Milano che organizzava i viaggi dei corrieri della droga dalla Colombia, mascherandoli come pellegrinaggi. È da qui che i carabinieri di Piacenza, sotto il coordinamento delle Dda di Bologna e Milano hanno concluso l’operazione Annibale, durata tre anni, che ha portato all’arresto di 33 persone, la denuncia di altre ottanta e il sequestro di trenta chili di droga. Quelli che risultavano come pellegrini, diretti in Italia per un periodo di preghiera, in realtà trafficavano cocaina, stoccandola prima in Ghana, trasportandola poi in Italia. Dietro alla base africana anche una truffa: l’organizzazione avrebbe infatti richiesto un finanziamento alla Fao, dietro il paravento di una società di import-export che avrebbe dovuto sviluppare il mercato ittico in Africa. Una casa è stata anche sequestrata a Alemanno San Bartolomeo (Bergamo), che sarebbe stata, secondo gli inquirenti, il laboratorio clandestino per la raffinazione della droga poi smerciata nelle province di Milano, Bergamo, Brescia, Varese, Lecco, Lodi, Parma, Piacenza e La Spezia.

    Importavano droga dalla Colombia fingendo di organizzare dei pellegrinaggi: era questo il fulcro della complessa organizzazione sgominata dai carabinieri di Piacenza, sotto il coordinamento delle Dda di Bologna e Milano che aveva agganci con la 'ndrangheta e gestiva un centro di stoccaggio in Ghana, utilizzando peraltro finanziamenti della Fao: in manette sono finite complessivamente 33 persone e un'altra ottantina sono indagate. L'operazione 'Annibale' va avanti da tre anni ed è culminata con l'arresto di sedici persone fra l'Emilia, la Lombardia e la provincia della Spezia. Sono stati sequestrati anche una trentina di chili di sostanze stupefacenti. Il perno che faceva girare tutto il sistema era un peruviano, portinaio di un istituto religioso nel centro di Milano, che organizzava i viaggi dei corrieri della droga dalla Colombia, mascherandoli come pellegrinaggi. Il sudamericano aveva infatti una doppia vita di custode-centralinista dell'istituto 'Madre Cabrini' (si trova in corso di Porta Romana è un'opera educativa delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, comprende una scuola primaria e secondaria e un pensionato femminile che ospita molti studenti universitari) e di gestore di traffici illeciti. L'istituto religioso non avrebbe però nessun coinvolgimento nella vicenda e non ci sarebbero altre persone che fanno direttamente o indirettamente riferimento al 'Madre Cabrini' coinvolte nella vicenda. Ma quelli che, sotto l'organizzazione del peruviano, risultavano come pellegrini, diretti in Italia per un periodo di preghiera, in realtà trafficavano cocaina, stoccandola prima in Ghana, trasportandola poi in Italia passando dalla Spagna, proprio secondo il percorso che seguì Annibale con i suoi elefanti per attaccare Roma. Dietro alla base africana c'era anche una truffa: l'organizzazione che faceva capo a due imprenditori piacentini avrebbe infatti richiesto un finanziamento alla Fao, dietro il paravento di una società di import-export che avrebbe dovuto sviluppare il mercato ittico in Africa. Il passaggio successivo era da una casa nel Bergamasco, a Alemanno San Bartolomeo, che serviva come raffineria della cocaina che veniva poi rivenduta nelle principali piazze del nord Italia. Non senza scendere a patti con la 'ndrangheta: fra gli arrestati ci sono infatti anche due esponenti del clan Pelle-Vottari, originari di San Luca (Reggio Calabria) ma da anni trapiantati nel Milanese. I due calabresi sarebbero stati il tramite per i due imprenditori piacentini per entrare in contatto con il giro della droga che conta: i cartelli colombiani di Cali, Medellin, Barranquilla e Pereira. Il 'magazzinò ghanese coperto dalla fittizia attività alimentare e l'escamotage di spacciare come pellegrini i corrieri che trasportavano la cocaina hanno assicurato per anni la prosperità dell'organizzazione, che grazie a questi vantaggi poteva assicurarsi grandi guadagni.

     

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