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    Blitz contro clan Bellocco a Rosarno: 10 arresti, sequestarti beni per 10 mln

     

     

    Blitz dei CC contro il clan Bellocco a Rosarno: 10 arresti, sequestarti beni per 10 mln di euro

    27 lug 10 Dieci ordinanze di custodia cautelari ed un sequestro di beni per dieci milioni di euro sono stati effettuati durante un'operazione compiuta questa mattina dalle prime luci dell'alba dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria nei confronti di affiliati alla cosca Bellocco di Rosarno. I reati ipotizzati sono associazione mafiosa, favoreggiamento personale, porto e detenzione illegale di arma da fuoco. L'operazione chiamata in codice "Pettirosso" – secondo i carabinieri – ha ricostruito il circuito criminale che aveva favorito la latitanza di Gregorio e Carmelo Bellocco, vertici dell’omonima consorteria, catturati tra il 2005 e il 2007 ed inseriti nei trenta più pericolosi ricercati italiani. Oltre all’esecuzione dei provvedimenti restrittivi, i carabinieri hanno sequestrato un patrimonio stimato in dieci milioni di euro consistente in 13 fabbricati e 67 appezzamenti di terreno agricolo ed edificabile, dell'estensione di circa 14 ettari riconducibili agli indagati. In manette sono finiti: Marco Arcuri, 39 anni; Giuseppe Barbatano, 66 anni; Gregorio Bellocco, 55 anni; Michele Bellocco, 49 anni; Nicola Ciricosta, 56 anni; Saverio Corigliano, 40 anni; Giuseppe Fazzari, 30 anni; Rocco Fazzari, 60 anni; Giovanni Furfaro, 35 anni ; Vincenzo Lombardo, 49 anni

    Ricostruiti collegamenti. La prolungata ricerca dei latitanti Gregorio Bellocco e Giuseppe Bellocco, aveva consentito l’arresto nel febbraio 2005 e luglio 2007 dei due massimi esponenti dell’omonimo sodalizio rosarnese, inseriti nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi in ambito nazionale, nonché la cattura di altri latitanti di spicco grativanti nell’orbita criminale dei Bellocco, tra cui Carmelo Lamari e Giuseppe D’Agostino, al vertice della federata cosca “Lamari-Chindamo-D’Agostino”, attiva nel comprensorio di Galatro e Laureana di Borrello. L’indagine ha altresì ricostruito il circuito di sostegno della latitanza dei due esponenti di vertice della cosca di Rosarno, costituito da una ristretta cerchia di affiliati, preposti ad assicurare i contatti dei ricercati con i familiari ed i principali associati, alla loro assistenza, nonché alla predisposizione dei numerosi bunker sotterranei utilizzati quali rifugio.

    Scoperti 14 bunker. In particolare, gli interventi operati nell’area circostante il Comune di Rosarno hanno fatto individuare ben 14 rifugi abilmente celati all’interno di abitazioni, oppure interrati in fondi agricoli. In quest’ultimo caso per creare i bunker venivano utilizzati i container sottratti al porto di Gioia Tauro, che venivano dotati di tutti i comfort e ai quali si accedeva attraverso botole attivate da sofisticati congegni idraulici. Proprio all’interno di uno di questi ricoveri, perfettamente attrezzati, era stato catturato il boss Gregorio Bellocco, sulla cui latitanza era stata costruita una vera e propria leggenda, che aveva ispirato un componimento in dialetto calabrese rinvenuto al momento dell’arresto. Intitolato “Circondatu” (circondato), il testo descrive con dovizia di particolari la rocambolesca fuga del Bellocco in occasione dell’irruzione dei Carabinieri in un bunker sotterraneo nell’agro di Anoia (RC), che aveva comunque fruttato, nel dicembre 2003, l’arresto del cugino Carmelo Belloco, anch’egli latitante.

    Angela Napoli: Vive congratulazioni ai Carabinieri della Compagnia di Taurianova, diretti dal Capitano Raffaele Rivola, ed ai Finanzieri della Compagnia di Palmi, guidati dal capitano Bartolomeo Scalabrino, per l’importante operazione “Kappa” che nella giornata di ieri ha colpito quattro imprenditori accusati di truffe e altri reati commessi ai danni di privati ed aziende. Il coordinamento della Procura di Palmi con a capo il Procuratore Giuseppe Creazzo, ha supportato le indagini su questa operazione, che hanno svelato la creazione della società “Immobiliare Kappa”, rivelatasi di fatto fantasma. Purtroppo i metodi usati dai quattro arrestati per accedere al credito, finiscono col creare situazioni debitorie nelle Banche calabresi che automaticamente si riversano negativamente sulle concessioni ai finanziamenti nei confronti dei cittadini onesti.

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