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    Blitz di Goletta Verde alla Centrale di Rossano: No al Carbone

     

     

    Blitz di Goletta Verde alla Centrale di Rossano: No al Carbone

    18 lug 10 No al carbone. È il messaggio forte e chiaro che questa mattina ha lanciato Goletta Verde di Legambiente da Rossano, o meglio dalla centrale termoelettrica di Rossano che l'Enel vorrebbe convertire a carbone entro il 2010. Gli attivisti di Legambiente si sono ritrovati in Contrada Cutura, proprio di fronte ai cancelli della locale centrale termoelettrica che l'Enel vuole riconvertire a coke, e hanno srotolato uno striscione con la scritta "No al Carbone". Un messaggio breve, ma efficace, per ribadire il deciso rifiuto all'ipotesi che vorrebbe portare il carbone a Rossano. Costituita inizialmente da quattro sezioni produttive di 320 MW ciascuna, e ampliata nel 1991 con altrettante sezioni di turbogas da 114 MW ciascuna, la centrale termoelettrica Enel di Rossano Calabro ha raggiunto una potenza complessiva di 1.736 MW. Che ora l'Enel vorrebbe convertire a carbone, proprio come fatto a Civitavecchia (Rm) e Porto Tolle (Ro), sprezzante dell'opposizione di cittadini, associazioni e comitati, nonché del parere contrario espresso sia dal Comune, sia dalla Provincia che dalla Regione. E a vincere l'opposizione di cittadini e istituzioni non basta certo la rimodulazione del progetto proposta a fine 2009 dell'Enel, secondo il quale la nuova centrale di Rossano dovrebbe andare per il 94% a carbone e per il restante 6% a energie alternative e biomasse. "Spacciato per fonte energetica pulita ed economica, il carbone è e resta il combustibile fossile che produce la maggiore quantità di emissioni di CO2 ed è quindi il combustibile più dannoso per il clima - commenta Nunzio Cirino Groccia, Segreteria nazionale Legambiente -. E visto che il settore termoelettrico è quello che incide maggiormente sulla produzione di emissioni climalteranti, circa il 29% del totale per l'Italia, è fondamentale intervenire in questo settore per salvare il clima e arrivare preparati alla scadenza europea del 2020". Ma alimentando le nostre centrali a carbone non abbiamo alcuna speranza di rispettare l'obiettivo vincolante che ci ha imposto la direttiva europea Energia e Clima, secondo la quale al 2020 l'Italia deve tagliare le emissioni di gas serra del 5,2% rispetto ai livelli del 1990. "Il carbone è una strada senza uscita - prosegue Cirino Groccia - che rischia di fare carta straccia degli impegni assunti dall'Italia in sede europea e anche di quelli sottoscritti a livello internazionale con il Protocollo di Kyoto. E a pagare il conto di queste scelte saranno i cittadini, che si vedranno scaricare in bolletta i costi derivanti dagli sforamenti dei tetti di emissione fissati dall'Emission trading scheme europeo causati dalle centrali a carbone. Nel 2008 i 12 impianti italiani alimentati a coke - che, vale la pena sottolineare, producono solo il 13,5% dell'elettricità a fronte di emissioni di CO2 pari al 30% del totale del settore elettrico italiano - si sono confermati i più inquinanti del Paese, conquistando il record di sforamenti rispetto ai limiti sulla CO2 fissati dall'Unione europea (Emission trading scheme - Ets). Complessivamente, sempre nel 2008, i 12 impianti a carbone nostrani hanno emesso 7,3 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 in più di quanto assegnato loro dall'Ue. Una quantità enorme, il cui costo ammonta a 88 milioni di euro". Nello scenario futuro, se dovessero effettivamente entrare in funzione tutti i progetti avviati e autorizzati, da Civitacecchia a Porto Tolle passando per Fiumesanto (Ss), Vado Ligure (Sv) e Saline Joniche (RC), si produrrebbero decine di milioni di gas serra in più l'anno, fatto che porterebbe l'Italia fuori dall'Europa e dagli impegni internazionali sul clima. Il carbone, infine, non servirà neanche per far fare al Belpaese qualche progresso sul fronte dell'indipendenza energetica: rappresenta solo il 13% della nostra produzione energetica nazionale e, come il petrolio, è un combustibile che importiamo per la maggior parte del nostro fabbisogno. Per garantire a Rossano un futuro di sviluppo sostenibile, senza compromettere il tasso di occupazione, non serve il carbone, ma piuttosto la riconversione dell'attuale centrale a impianto a gas a ciclo combinato. Impietoso, infine, anche il confronto del carbone con uno scenario auspicabile di forte sviluppo delle rinnovabili e di importanti politiche di efficienza energetica. Nel 2020, secondo lo scenario elaborato per Legambiente dall'Istituto di ricerche Ambiente Italia, con le sole rinnovabili si può arrivare a produrre circa 100.000 GWh all'anno di energia elettrica creando migliaia di posti di lavoro, contro i 50.000 GWh all'anno prodotti ipoteticamente dai progetti di nuove centrali a carbone.

     

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