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    1100 piante di marijuana scoperte dai Carabinieri tra Cetraro e Fagnano: 2 arresti

     

     

    Piantagione di 1100 piante di marijuana scoperta dai Carabinieri tra Cetraro e Fagnano: 2 arresti

    17 lug 10 Due cugini, Carmine Sbarra di 45 anni e Michele Sbarra di 50, entrambi di Cetraro, sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di San marco regentano, dopo essere scoperti coltivare una piantagione di oltre 1.100 piante di marijuana, del valore di tre milioni di euro, tra le montagne di Fagnano e Cetraro-Bonifati. Dopo l’arresto di Greco Ferdinando a Spezzano Albanese, l’approvvigionamento della droga nel cosentino ha subito un altro durissimo colpo ad opera dei Carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano. Quasi 1100 le piante di canapa indiana rinvenute, sradicate e sequestrate, tra i 25 cm e oltre il metro di altezza, per un peso di diverse decine di kg. Attraverso l’opera di costante controllo del territorio e di indagini svolte dai militari tra i tossicodipendenti, si sono riusciti ad individuare due canali di traffico di marijuana, droga sempre più diffusa tra i giovani, uno verso la costa tirrenica ed uno verso la costa ionica. Vengono attivati quindi due distinti fronti di indagini, fatti di pedinamenti, di osservazioni, di inserimento tra i tessuti del contesto sociale. Il cerchio si è stretto prima in Spezzano Albanese (di cui tratta il comunicato in allegato di qualche giorno fa). Si è riusciti così meglio ad osservare il canale tirrenico, riuscendo a focalizzare l’attenzione sulle montagne poste tra i comuni di Fagnano Castello, Sant’Agata di Esaro, Cetraro e Bonifati. E lì i Carabinieri mimetizzati tra i cacciatori e i cercatori hanno iniziato le difficili esplorazioni tra la fitta boscaglia, alla ricerca di ogni utile traccia. Nel frattempo anche dall’alto, con l’ausilio di elicotteri, si sono cercati indizi con passaggi comunque poco frequenti per non attirare troppo l’attenzione. Si riesce ad individuare un’ampia area, difficilmente accessibile. Gli esperti militari, novelli esploratori quasi in caccia di un tesoro, individuano le “trappole” lasciate dai malfattori. Rami posti ad arte, zone fangose su cui ricercare tracce di passaggio di “spioni”. Tutto viene lasciato intonso e scatta la trappola al contrario. Diverse squadre si dividono l’area e si mettono in osservazione. Non c’è bisogno di aspettare troppo, la canapa indiana va irrigata spesso. Nascosti nel fitto della boscaglia, attenti ad evitare il minimo rumore, i militari individuano un uomo che si aggira con fare circospetto e si dirige in una zona isolata della boscaglia. Ad un certo punto, una radura, si intravedono tubi per l’irrigazione. L’uomo inizia la sua coltivazione ma dal nulla sbucano i militari che lo sbloccano. L’uomo, Sbarra Carmine, 45 enne di Cetraro, non può che alzare le mani. Sotto i suoi piedi piante dalla foglia inconfondibile e tutto il necessario per la coltivazione: attrezzi agricoli, tubazioni per irrigazione, concime e quant’altro. La radura è collegata ad altri spiazzi limitrofi per un totale di quasi 4000 mq di terreno demaniale. Quasi ottocento le piante individuate e sradicate. Ma non è finita. Un’altra squadra di carabinieri individua un auto che si avvicina alla coltivazione. L’uomo alla guida si guarda intorno, è molto guardingo. Abbandona il sentiero sterrato per nascondere l’auto nella boscaglia. È a questo punto che viene sorpreso alle spalle dai carabinieri. A bordo dell’auto concime e materiale per irrigazione identico a quello rinvenuto poco prima, nonché due piccoli ma potenti ricetrasmittenti. L’uomo, Sbarra Michele, 50 enne di Cetraro, si giustifica dicendo di esser venuto lì a prelevare il cugino e di non sapere altro, ma la sua posizione è aggravata dalle informazioni in possesso dei carabinieri e dalle risultanze di una perquisizione effettuata presso il suo domicilio. Lì infatti viene rinvenuto altro materiale agricolo identico a quello rinvenuto nella piantagione. Per lui non ci sono scusanti e scattano le manette per concorso in produzione di sostanze stupefacenti. Posizione più grave per Sbarra Carmine. Infatti, oltre essere stato “pizzicato” sul fatto, presso la sua abitazione vengono rinvenuti circa 300 gr. di marijuana in essiccazione nonché altre 4 piante, aventi un’altezza media di circa 25 cm, coltivate nei pressi dell’immobile. Nella mansarda dell’abitazione, il soffitto è costellato di cordicelle, verosimilmente utilizzate per l’essiccazione della sostanza. Ma la sorpresa più grande ed insolita avviene poco dopo. Come si vede dalle foto (in allegato nei prossimi invii), nell’alveo del fiume è stato ricavato un fabbricato praticamente invisibile dall’alto. Il tetto infatti è stato ricoperto di vegetazione e la base è leggermente infossata. Ma il caldo di questi giorni gioca a favore dei militari. Tra i rami asciugati dal sole si intravede una copertura. I Carabinieri si avvicinano e scoprono un fabbricato di circa 170 mq, perfettamente mimetizzato ed attrezzato. All’interno due gruppi elettrogeni sono in grado di dare energia ad un sofisticato impianto di termoventilazione ed illuminazione, perfetto per la coltivazione invernale della canapa. Vengono rinvenuti anche terriccio e misuratori per tenere sotto controllo il terreno. Una moderna coltivazione insomma, i cui costi di realizzazione hanno certamente richiesto decine di migliaia di euro. I due Sbarra vengono tratti in arresto, il materiale rinvenuto tutto sottoposto a sequestro, comprese le piante che, dopo le analisi del caso, saranno avviate alla distruzione. Dopo le formalità di rito, i due arrestati sono stati tradotti presso il carcere di Paola in quanto le coltivazioni sono state individuate nel territorio del comune di Cetraro. Ma i Carabinieri non si fermano. Diversi elementi portano a pensare che ci debba essere almeno un’altra coltivazione in zona. Le battute quindi proseguono e danno esito positivo. A circa 1 km di distanza dalla precedente piantagione ne vengono individuate altre due per una superficie di circa 1500 mq. Ingegnosa la posizione. Sono poste su due pareti scoscese distanti circa 30 metri l’una dall’altra, incuneate in una piccola vallata ma comunque esposte al sole in modo da limitarne al massimo l’individuazione dall’alto. Avevano pensato a tutto, anche a costruire una piccola ma capiente vasca nella quale, mediante una lunga tubazione, l’acqua si raccoglieva per la successiva irrigazione. Qui i militari individuano altre 250 piante di canapa indiana e il medesimo materiale da coltivazione. Questa volta la coltivazione, sempre su terreno demaniale, si trova nel comune di Bonifati. Ma gli elementi raccolti dai militari consentono di collegare queste altre due piantagioni ai citati Sbarra che vedono così ulteriormente aggravarsi la loro posizione. Il G.I.P. del Tribunale di Paola infatti, di fronte agli elementi forniti dai militari, non ha avuto difficoltà a convalidare gli arresti e disporre la misura cautelare a carico dello Sbarra Carmine. Le indagini proseguono per verificare chi possa aver coadiuvato gli Sbarra nella coltivazione, nello spaccio e nella costruzione dell’ingegnoso e complesso fabbricato. Operazioni di servizio dei Carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano che hanno prosciugato i canali di rifornimento per la provincia cosentina della marijuana e dato una forte risposta in termini di repressione e prevenzione dello spaccio di sostanze stupefacenti.

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Michele Sbarra e Carmine Sbarra

Le foto aeree

la piantagione era nascosta

l'impianto di irrigazione

una delle piante

l'impianto di essiccazione


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