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    Eccessivo uso antibiotici rischio inefficacia

     

     

    Frequente uso antibiotici rischiano inefficacia

    15 lug 10 In Italia si consumano troppi antibiotici, spesso in modo inappropriato, col rischio che l'eccesso renda inefficaci tali farmaci per la comparsa di resistenze batteriche. Inoltre i consumi sono mal distribuiti lungo lo stivale, segno di un uso in parte poco controllato e motivato. E' quanto emerso da una ricerca coordinata da Massimo Filippini dell'Universita' di Lugano e da Giuliano Masiero dell'Universita' di Bergamo, che sara' presentata al 2/o Health Econometrics Workshop all'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Gli esperti hanno studiato il consumo di antibiotici in 20 Regioni italiane per il periodo che va dal 2000 al 2007. Campania, Sicilia e Calabria sono le Regioni a piu' alto consumo; Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige sono tra le Regioni che ne consumano meno, differenze solo in parte motivate dalla diversa struttura demografica e socioeconomica delle regioni. L'Italia figura tra i paesi a maggior consumo in Europa; i piu' virtuosi sono invece Germania, Olanda, Danimarca e Austria coi livelli minori di consumi. Il livello medio di consumi in Italia tra il 2000 e il 2007 e' stato di 23,24 DDD (numero di dosi definite giornaliere per 1000 abitanti o DDD), con un picco nel 2006 (23,68 DDD) e un minimo nel 2000 (22,35 DDD). L'uso di antibiotici e' rimasto sostanzialmente stabile per tutto il periodo, ma un notevole grado di eterogeneita' dei consumi si osserva tra le Regioni. Quelle del centro Italia ne fanno un uso maggiore (24,61 DDD) rispetto alle Regioni del Nord (18,25 DDD) e minore rispetto a quelle meridionali e alle isole (28,36 DDD). Il consumo complessivo di antibiotici mostra un aumento del 5,6% tra il 2000 e il 2007. Dallo studio e' anche emerso che, oltre alla struttura demografica della popolazione (quota di anziani per esempio), a influenzare i consumi e' il prezzo degli antibiotici (prezzo e ticket regionale), che spiegano in parte le differenze regionali nei consumi. E non e' tutto: e' emerso infatti che il livello di consumo di antibiotici di un certo anno ne influenzera' il consumo l'anno successivo, forse perche' il consumo di antibiotici induce resistenze batteriche che si trascinano nel tempo richiedendo l'aumento delle somministrazioni. ''Questo lavoro e' importante - commenta uno degli organizzatori del workshop, Francesco Moscone della Brunel University nel Middlesex - in Italia, soprattutto in certe Regioni del Centro-Sud, il consumo di antibiotici non e' sotto controllo, impattando negativamente sui risultati di salute e sui costi. L'Italia e' in ritardo, in Inghilterra, per esempio, e' diventato quasi impossibile farsi prescrivere dal medico di base un antibiotico. Gli inglesi pubblicizzano continuamente l'inefficacia degli antibiotici per la cura di numerose malattie. In Italia, invece, sembrerebbe che anche al minimo sintomo di raffreddore si prescriva l'antibiotico''. ''Servono maggiori incentivi per favorire un uso piu' prudente degli antibiotici - sottolinea Filippini - in modo da raggiungere standard di consumo normali a livello europeo. Inoltre, in alcune Regioni varrebbe la pena promuovere una politica informativa volta sia a favorire la prescrizione di antibiotici solamente quando strettamente necessari e nelle dosi corrette, sia a sensibilizzare i pazienti sul problema della resistenza''.

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