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    Operazione Crimine: nella rete anche Consiglio regionale ligure

     

     

    Operazione Crimine: nella rete anche Consiglio regionale ligure

    14 lug 10 “La stiamo appoggiando noialtri... ci impegniamo noi contro la volontà di compare Mimmo Gangemi che abbiamo avuto una discussione.... Che ha voluto appoggiare a un (inc) che è un finanziere, uno sbirro... cinque anni fa ha detto lui che è sbirro questo qua, che è un infame... che questo... adesso ha voluto appoggiare a Monteleone lui... lo potete appoggiare... uno vale l’altro, appoggiamo a Monteleone... adesso questo gli ha promesso un posto di lavoro al genero e voleva appoggiare a questo qua...”. È questa l’intercettazione telefonica inclusa nella maxi ordinanza messa a punto dai gip di Reggio Calabria e Milano che ha smantellato con 300 arresti una rete malavitosa calabrese su tutto il territorio nazionale che lambisce anche la Liguria. Chi parla è Domenico “Mimmo” Belcastro, 48 anni, imprenditore calabrese, considerato dagli inquirenti un leader emergente della ‘ndrangheta a Genova. Sta avendo una conversazione con Giuseppe Commisso, il boss calabrese, suo referente. E parla del leader ‘ndranghetuso genovese, Domenico “Mimmo” Gangemi, di 64 anni. Nelle sue parole fa capolino il nome di Monteleone, Rosario Monteleone, presidente del Consiglio regionale ligure, rappresentante dell’Udc, ex democristiano con varie cariche amministrative nel suo passato di politico di professione. La battaglia tra Mimmo Belcastro e Mimmo Gangemi si gioca proprio sulla decisione dell’appoggio politico. Belcastro, originario di Siderno, ritiene di dovere dare il proprio appoggio per le regionali alla figlia di Vincenzo Moio, 51 anni, originario di Taurianova, residente a Camporosso, in provincia di Imperia, imprenditore edile ed ex vice sindaco di Ventimiglia con la maglia del Pdl. La telefonata risale al 4 marzo del 2010, ad urne quasi aperte. “Stiamo appoggiando ad uno, voi sapete che è questo che lui veniva sempre a Siderno e vi conosce... quel Moio ve lo ricordate voi? Che è un amico che si impegna... e adesso sta candidando la figlia e l’appoggiamo noi...”. Commisso chiede a Belcastro se in seno alla cellula della ‘ndrangheta genovese sia stata fatta una votazione. Belcastro assicura: “No!”. E aggiunge: “(Gangemi, ndr) Se ne è andato a Ventimiglia lui a chiamare persone ad uno ad un altro là... invece questi hanno mandato da me a questo, no?... gli hanno detto: “andate da Mimmo e non vi preoccupate”... e lui si è risentito che è venuto da me... e io non l’ho mandato a chiamare... poi mi ha mandato a chiamare lui, poi alla fine ha detto che voleva parlare con Moio a chiedergli scusa che ha sbagliato in buona fede, poi gli ha chiesto scusa pure a questo Moio...”. L’appartenenza di Gangemi alla ‘ndrangheta e chiara, e così appare in una conversazione avuta con il boss Domenico Oppedisano: Dice Gangemi: “Siamo tutti una cosa, pare, che la Liguria è ndranghetista. Noi siamo calabresi e quello che c’era qui lo abbiamo portato li. Quello che abbiamo lì è una cosa che abbiamo...noi siamo in collaborazione con la Calabria. Siamo tutti una cosa...calabresi. Mi trovo a Rosarno...sempre da qua sei partito”. Segue l’avvertimento del boss Oppedisano: “Però compare quello che amministriamo lì, lo amministriamo per la nostra terra, li amministriamo sempre noi calabresi”.

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