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    Arrestati dai CC a Soverato i presunti autori del duplice omicidio Grattà

     

     

    Arrestati dai CC a Soverato i presunti autori del duplice omicidio Grattà

    02 lug 10 I carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno arrestatoa Soverato tre persone: Alberto Sia di 26 anni, Patrik Vitale di 26 anni e Giovanni Catrambone di 22 anni presunti responsabili del duplice omicidio dei fratelli Vito e Nicola Gratta', uccisi l'11 giugno scorso a Gagliato, nel catanzarese, mentre giocavano a carte. I provvedimenti eseguiti sono stati emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Secondo gli investigatori il delitto rientra nella guerra di mafia in atto tra le cosche per il dominio del territorio. Secondo i militari Sia avrebbe ucciso per vendicare l'assassinio del padre. Infatti Alberto Sia e' il figlio di Vittorio Sia, ritenuto un boss, ucciso nell'aprile scorso a Soverato qualche giorno prima dell'omicidio dei fratelli Gratta', nell'ambito della stessa faida (denominata faida dei boschi). Le indagini sono state condotta dal Reparto operativo del Comando provinciale di Catanzaro e dalla Compagnia di Soverato. All'operazione per l'esecuzione dei fermi hanno collaborato i militari dello Squadrone Cacciatori Calabria e le unita' cinofile.

    Voleva vendicare a tutti i costi l'omicidio del padre, il boss Vittorio Sia, e per questo ha organizzato con due suoi amici i preparativi per l'omicidio dei fratelli gemelli Vito e Nicola Grattà, uccisi a Gagliato (Catanzaro) l'11 giugno scorso con colpi di pistola nell'ambito della faida tra le cosche della 'ndrangheta del basso Jonio catanzarese. Il particolare è stato riferito nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli delle indagini che hanno portato ai fermi di Alberto Sia, Giovanni Catrambone e Patrik Vitale . I tre, secondo quanto hanno riferito gli inquirenti, avrebbero rubato lo scooter utilizzato per compiere il duplice omicidio per arrivare sul luogo del delitto e poi fuggire. Lo scooter, rubato a fine maggio, è stato trovato poi bruciato in una zona dove, secondo gli investigatori, i tre fermati abitualmente custodivano materiali provenienti da altri reati. Nel luogo del ritrovamento dello scooter fu trovata anche una pistola calibro nove bruciata della stessa marca di quella utilizzata per il duplice omicidio. Da una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali è emerso che Alberto Sia, dopo l'omicidio del padre, avrebbe avuto contatti con esponenti della 'ndrangheta dell'area del basso Jonio catanzarese perché voleva vendicarsi. Nell'inchiesta è indagato anche un minore che avrebbe partecipato al furto del ciclomotore. Gli investigatori hanno accertato che la notte del furto, regolarmente denunciato dal proprietario, i tre fermati avrebbero avuto contatti telefonici tra loro e dagli accertamenti dei tabulati è emerso che si trovavano nella zona in cui fu rubato il ciclomotore. Nel luogo del ritrovamento dello scooter è stata trovata anche una pistola calibro nove bruciata della stessa marca di quella utilizzata per l'omicidio dei fratelli Grattà. Da una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali è emerso anche che Alberto Sia, dopo l'omicidio del padre, avrebbe avuto contatti con esponenti della 'ndrangheta dell'area del basso Jonio catanzarese perché voleva vendicarsi. Sia e Vitale a bordo di una automobile parlavano della vendetta da mettere in atto. Il figlio del boss, in particolare, sosteneva che "devo passare da là incappucciato e farlo fringoli fringoli (pezzi pezzi)...lo sai come...io te l'ho sempre detto..non li ho potuti mai vedere..lo sai".

    Il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha parlato di "primo risultato importante che ci ha consentito di colpire un pezzo dell'organizzazione. Siamo riusciti ad individuare gli autori del furto del motorino con il quale si è dileguato il killer del duplice omicidio". Per il procuratore aggiunto, Salvatore Murone, che ha firmato il provvedimento di fermo, la vicenda s'inserisce "nell'ambito della faida del basso Jonio catanzarese. I tre fermati hanno avuto un ruolo nella fase preparatoria del duplice delitto. Questa - ha aggiunto - non è una faida tra famiglie, ma uno scontro tra cosche per il controllo del territorio e il predominio delle attività illecite".

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