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    Cellulare scoperto nel carcere di Vibo

     

     

    Cellulare scoperto nel carcere di Vibo

    02 lug 10 Un’operazione della polizia penitenziaria del carcere di Vibo Valentia ha portato al rinvenimento di un telefono cellulare all’interno della struttura detentiva della città calabrese. L’operazione, iniziata ieri è terminata a notte fonda ed ha richiesto anche l’impiego di uomini in servizio al Provveditorato regionale della Calabria. "Gli uomini e le donne della polizia penitenziaria - dichiara Francesco Ciccone, segretario provinciale del SAPPE di Vibo Valentia - coordinati dal comandante del reparto di Vibo, alla fine hanno ripristinato la legalità, sequestrando il telefono cellulare che poteva essere usato per comunicare con l’esterno". "Nonostante le gravi carenze di personale – dichiara Damiano Bellucci, segretario regionale SAPPE della Calabria -, la continua riduzione del lavoro straordinario che dovrebbe servire per sopperire alle carenze di uomini e donne (proprio quest’anno lo straordinario è stato ridotto di 100.000 ore rispetto a quello consumato lo scorso anno) la polizia penitenziaria continua a garantire la legalità all’interno ed all’esterno delle carceri calabresi". "La Calabria si conferma regione dove la criminalità tenta sempre, in tutti i modi ed in ogni luogo, di compiere attività illecite- afferma Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe – . Il contrasto al crimine da parte della polizia penitenziaria, che non ha più un ruolo solo custodiale, è sempre più evidente. Non si può non ricordare l’episodio che di recente è stato reso noto dalla stampa, relativo all’intercettazione fatta in carcere e che ha portato a conoscenza degli inquirenti l’ipotesi, tutta da verificare, del presunto coinvolgimento di un magistrato che, secondo quanto avrebbe riferito la persona intercettata, avrebbe messo la cimice nell’ufficio del dottor Gratteri. Questo ruolo fondamentale della polizia penitenziaria nella collaborazione con le altre Forze di polizia e con la magistratura nella lotta alla criminalità organizzata - aggiunge – deve essere sempre più sviluppato sul territorio, attraverso l’istituzione dei nuclei investigativi locali, oltre a quello centrale che già svolge un'intensa attività".

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