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    Forte adesione in Calabria allo sciopero dei magistrati

     

     

    Forte adesione in Calabria allo sciopero dei magistrati

    01 lug 10 Forte adesione in Calabria, secondo i dati ancora parziali forniti dall'Anm, allo sciopero dei magistrati proclamato per oggi per protesta contro la manovra finanziaria. ''I magistrati aderenti all'astensione - e' scritto in una nota della sezione di Reggio Calabria dell'Anm - si sono impegnati nel ridurre al minimo i disagi dei cittadini, rispettando il rigoroso codice di autoregolamentazione della categoria, garantendo la trattazione dei processi con imputati detenuti e di tutti i processi urgenti civili e penali''. ''Hanno aderito allo sciopero, sulla base delle rilevazioni ancora parziali - prosegue la nota - 113 magistrati dei 157 costituenti l'intero organico del Distretto della Corte di appello di Reggio Calabria (uffici giudiziari di Reggio Calabria, Palmi e Locri), oltre che i sei magistrati ordinari in tirocinio e due magistrati in applicazione extradistrettuale in servizio al Tribunale di Reggio Calabria, poco piu' del 73% dei magistrati presenti nel Distretto''. Nel distretto di Catanzaro (uffici giudiziari di Catanzaro, Lamezia Terme, Vibo Valentia, Crotone, Cosenza, Rossano, Paola e Castrovillari), sui 260 magistrati in servizio, hanno risposto all'Anm circa la loro adesione in 116. Di questi hanno aderito allo sciopero in 106.

    Mancino: è eccessivo. Una “reazione eccessiva”. Così il vicepresidente del Csm Nicola Mancino ha definito lo sciopero dei magistrati indetto per oggi dall’Anm in segno di protesta contro i tagli alle retribuzioni delle toghe previsti dalla manovra economica del governo. Secondo Mancino “la cosa migliore è ripristinare le regole del dialogo a partire dal Guardasigilli”. Inoltre, fa notare, “autonomia e indipendenza della magistratura non dipendono dai livelli di remunerazione. Il magistrato è una figura professionale ancora al centro dell’attenzione e di assoluto prestigio. L’accenno all’autonomia e all’indipendenza, rapportate al trattamento economico, è male usato”. “Di fronte a un provvedimento d’urgenza - ha sottolineato - la reazione può essere esplosiva o più meditata: la sensazione è che ci sia stata una reazione che poteva essere attenuata da un confronto, sempre necessario, tra una categoria, quella dei magistrati, con l’uso della prudenza, e il Governo, soprattutto il ministro della Giustizia”. Lo sciopero, ha detto ancora Mancino, “è un diritto e nessuno può comprimerlo, ma serve prudenza. Non posso dire di aderire, non sono un magistrato, ci sono preoccupazioni e perplessità ma servono prudenza e accortezza”. Il vicepresidente del Csm ha poi concluso sottolineando che “i giovani magistrati pagano maggiormente” rispetto ai colleghi più anziani a livello economico, ma con questa manovra, in un periodo di “crisi grave che ancora non ha raggiunto i livelli più preoccupanti” è il “ceto medio-basso colpito quasi in via prioritaria”, mentre “il ceto medio-alto è esente”. “Stupisce che il vicepresidente Mancino non sia a conoscenza di quanto in più occasioni abbiamo pubblicamente ribadito e cioè che come magistrati, ma ancor prima come cittadini, non vogliamo sottrarci al dovere di contribuenti. Oggi, però, protestiamo, e questo Mancino dovrebbe saperlo, per evidenziare l’iniquità e l’irragionevolezza di disposizioni della manovra che, se confermate, penalizzerebbero in maniera ingiustificata i più giovani e, più in generale, tutti coloro chiamati a essere valutati ai fini della progressione economica, alterando il meccanismo delle carriere e incidendo, così, sull’autonomia e sull’indipendenza della magistratura”. È la replica del presidente dell’Anm Luca Palamara. “Mi rammarico anche - aggiunge Palamara - che il vicepresidente non sia a conoscenza che da parte dell’Anm c’è sempre stata e c’è tuttora la disponibilità al dialogo, tant’è vero che nella giornata di ieri abbiamo espresso apprezzamento per le aperture del ministro Tremonti e che è ancora aperto il tavolo del confronto con il governo. La protesta è rimasta perché siamo in attesa di conoscere le modifiche alle originarie disposizioni”. La protesta delle toghe trova in realtà il sostegno quasi unanime dei togati e laici del Csm. Quasi, perché alcune critiche arrivano dai due laici del Pdl, Gianfranco Anedda e Michele Saponara. “Io e Saponara - ha detto Anedda - dedichiamo il nostro gettone alle famiglie bisognose che soffrono in silenzio. Lo sciopero non si addice ai magistrati, che continuano a farsi male da soli e scontano la sconsideratezza di alcuni. L’autonomia e l’indipendenza non hanno nulla a che vedere con lo sciopero”. Ma molte toghe non sono d’accordo: “Quasi quotidianamente la magistratura viene fatta oggetto di forme di denigrazione - fa notare Fabio Roia, togato di Unicost - questo, assieme alle condizioni economiche, può portare a un pericolo di deriva burocratica di questa professione”. Per il togato di Mi Antonio Patrono, la manovra è “eccessiva ed iniqua. I magistrati pagano un prezzo incomparabilmente più alto - dice - rispetto ad altre categorie professionali, e c’è disparità all’interno delle stesse magistrature”. Anche il togato di Magistratura democratica, Livio Pepino dà pieno appoggio alla protesta: “Sarebbe opportuno - ha spiegato - per dimostrare il nostro sostegno devolvere il gettone di presenza all’Anm per mettere in campo iniziative”. Ciro Riviezzo (Movimento per la Giustizia), dice che il Csm “non è indifferente perché si occupa della tutela dell’indipendenza dei magistrati”. Quelle contenute nella manovra, secondo Giuseppe Berruti (Unicost) “sono misure che colpiscono alla cieca”, vi è “un attacco ad un sistema retributivo trasparente e tale da garantire la libertà da condizionamenti politici”. Al Csm scioperano i magistrati delle segreterie e dell’ufficio studi, che in ogni caso assicurano atti urgenti.

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