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    Operazione Meta, il boss Libri non risponde al Gip

     

     

    Operazione Meta, il boss Libri non risponde al Gip

    25 giu 10 Si e' avvalso della facoltà di non rispondere in attesa di conoscere meglio gli atti a suo carico il boss della 'ndrangheta Pasquale Libri, arrestato due giorni fa, insieme ad altri 40 affiliati alle cosche di Reggio Calabria e dei comuni vicini, nell'operazione "Meta" coordinata dalla Dda reggina e condotta dai carabinieri del Ros. Il gip Filippo Leonardo, davanti al quale si stanno svolgendo gli interrogatori di garanzia, ha disposto le rogatorie per i boss delle cosche reggine Pasquale Condello, detto "il supremo", e Giuseppe De Stefano, che erano già detenuti in carceri di massima sicurezza del nord Italia. Il magistrato titolare dell'inchiesta, il pm della Dda Giuseppe Lombardo, intanto, ha disposto nuove ordinanze di sequestro beni a carico di Salvatore Mazzitelli, che poco tempo fa aveva trasferito il titolo di proprietà dello stabilimento balneare "Calajunco" e di un pub ad alcuni familiari. Immobili, secondo gli inquirenti, che erano nella piena disponibilità del boss di Sinopoli, Cosimo Alvaro, rimasto l'unico irreperibile dell'operazione. Ricostruito il nuovo panorama di alleanze tra le cosche di Reggio Calabria per la spartizione degli affari illeciti, l'inchiesta punta adesso ad approfondire l'informativa del Ros dei carabinieri che contiene intercettazioni telefoniche ed ambientali e nella quale si parla dei presunti legami che le cosche reggine avrebbero avuto con ambienti politici ed amministrativi di Reggio Calabria, con scambi di favori reciproci. Rapporti che avrebbero influenzato anche l'affidamento di alcuni appalti, che sarebbero stati dati a imprese "amiche" o dietro il pagamento di mazzette. Ma gli affari ed i contatti delle cosche non si limitavano a Reggio. Gli inquirenti stanno indagando su presunti rapporti tra 'ndrangheta, imprenditori e politici allo scopo di inseririsi sempre piu' nel tessuto economico ed allargare così il proprio giro d'affari, non solo in Calabria. Questa parte dell'inchiesta è oggetto di uno stralcio nel quale sono confluite anche le dichiarazioni dei pentiti Antonino Fiume e Carlo Mesiano. Fiume, che da anni collabora con la Dda di Reggio Calabria, in particolare, ha parlato degli affari delle cosche e dei collegamenti con la "zona grigia" fatta di politici ed imprenditori. Allo stato, comunque, si tratta solo di ipotesi investigative ancora da accertare che non si sono tradotte in atti giudiziari.

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