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    Tentata estorsione a S.Martino di Finita, scarcerato Lorè

     

     

    Tentata estorsione a S.Martino di Finita, scarcerato Lorè che ribalta le accuse all’impresa

    12 giu 10 Il Gip del Tribunale di Cosenza non ha convalidato il fermo di Giuseppe Lorè di 56 anni, arrestato il 10 giugno scorso dai carabinieri di Torano Castello colto nella flagranza del reato di tentata estorsione aggravata ai danni della ditta “Gaccione Grandi Lavori Edili” con sede e stabilimenti in Corigliano. Secondo la ricostruzione dell’amministratore della ditta, l’ing. Luigi Gaccione, Lorè Giuseppe avrebbe preteso dai lavori di Rifacimento ed adeguamento dell’impianto sportivo di Santa Martino di Finita la mazzetta per evitare problemi. Secondo l’ing. Gaccione, il Lorè nel corso dell’ultimo anno lo avrebbe più volte minacciato di fare saltare in aria i mezzi meccanici della propria ditta se non avesse pagato il pizzo così imponendogli di assumere il proprio figlio Lorè A. L’imprenditore si sarebbe deciso, infine, di denunciare le richieste estorsive poiché proprio lo scorso 10 giugno, il Lorè per l’ennesima volta avrebbe fatto incursione all’interno del cantiere del Gaccione così minacciandolo di morte dinanzi agli operai se non avesse pagato la tangente. Lo stesso Gaccione in quella circostanza riusciva a dileguarsi ed a recarsi presso la Stazione dei Carabinieri per denunciare l’intera condotta criminale del Lorè. Immediato l’intervento dei Carabinieri di Torano Castello, comandati dal Maresciallo capo Di Vasto e coordinati dal Sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza, dr. Claudio Curreli, che arrestavano il Lorè mentre si trovava ancora all’interno del cantiere del Gaccione, e lo conducevano nel carcere di Cosenza. Subito dopo l’arresto, nella stessa giornata, il legale del Lorè, l’avvocato Roberto Le Pera del foro di Cosenza, iniziava una serie di indagini difensive, raccogliendo le testimonianze di diverse persone informate dei fatti, tutte del piccolo centro di San Martino di Finita, che ribaltavano completamente la denuncia del Gaccione. Emergeva che il Lorè da diversi mesi chiedeva al Gaccione il pagamento non di una tangente ma semplicemente delle giornate lavorative che lo stesso imprenditore non aveva retribuito al figlio del Lorè per un ammontare di € 475,oo. Il Lorè per questo motivo, affermavano i testimoni sentiti dall’avvocato Le Pera, era esasperato e si sentiva preso in giro dal Gaccione e spesso si recava dall’imprenditore per chiedere il pagamento di questo denaro. Ieri il Lorè, in manette, compariva dinanzi al Gip del Tribunale di Cosenza, dr. Cristofano, e spiegava, nel corso del proprio interrogatorio, la propria versione dei fatti protestandosi innocente ed affermando che le richieste di denaro che egli aveva formulato all’imprenditore coriglianese riguardavano esclusivamente i soldi che il proprio figlio avanzava dal precedente rapporto lavorativo intercorso proprio con il Gaccione. Nel corso dello stesso interrogatorio l’avvocato Le Pera depositava le numerose indagini difensive svolte nella stessa giornata in cui il Lorè era stato arrestato e chiedeva la libertà per il proprio assistito. Il Gip, in tal modo, ordinava l’immediata scarcerazione del Lorè per insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Ora il caso ritorna al Pubblico ministero che dovrà accertare se il Gaccione è un imprenditore estorto oppure è un calunniatore.

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