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    Il figlio di Losardo ricorda Peppe Valarioti per il trentesimo a Rosarno

     

     

    Il figlio di Losardo ricorda Peppe Valarioti per il trentesimo a Rosarno

    11 giu 10 ''Peppe Valarioti e Giannino Losardo per molti di noi, che in quel giugno dell'80 c'eravamo, si associano in un ricordo solo, nel quale restano affratellati come fossero un'unica esemplare testimonianza di limpidezza ed onesta' nell'impegno politico, fino all'estremo sacrificio''. Cosi' ha scritto Raffaele Losardo, il figlio di Giannino Losardo assassinato a Cetraro 30 anni fa, in un messaggio fatto pervenire oggi pomeriggio alla manifestazione di Rosarno per il trentesimo anniversario dell'uccisione di Peppe Valarioti. ''Peppe Valarioti - ha scritto Raffaele Losardo - ha avuto nella mia memoria e nella mia riflessione ulteriori motivi per essere associato al ricordo di papa'. Uno di questi motivi risiede in una circostanza legata alla figura del mio maestro, l'avv. Fausto Tarsitano, nel cui studio romano entrai nel 1981, accolto come un figlio, proprio in conseguenza di quella perdita che avevo subi'to l'anno prima. Li' fui avviato da Fausto alle prime esperienze di formazione professionale, e tra queste prime esperienze vi fu lo studio delle carte del processo Losardo e di quelle del processo Valarioti.In quello stesso studio circa due anni fa ho conosciuto due giovani giornalisti, che cercavano notizie su quegli eventi tragici del giugno del 1980, Danilo Chirico e Alessio Magro, e Fausto li fece parlare anche con me. Li ho poi incontrati nuovamente il 4 giugno scorso a Roma, alla sede della FNSI, dove veniva presentato un libro su Beppe Fava''. ''Il libro di Chirico e di Magro sul caso Valarioti, che ho ricevuto dalle loro stesse mani in questa occasione, e' molto bello - prosegue Losardo - perche' restituisce il lato umano piu' profondo ed incorruttibile della personalita' di Peppe Valarioti. Che io ritrovo nell'amore per gli studi classici, per gli scavi a Medma, per lo studio del mito di Persefone, per la musica classica. Tutto cio' altro non e' che l'amore per la storia (e le fatiche) degli uomini e delle donne, per cio' che di bello l'uomo e' riuscito a costruire nel corso dei secoli e che e' compito di ogni generazione preservare e trasmettere alle generazioni successive. In questo io ritrovo che le figure di Peppe Valarioti e quella di papa' sono molto somiglianti, perche' anche mio padre (come ho avuto modo di raccontare altre volte) nutriva lo stesso amore per gli studi classici (pensa che a noi figli leggeva, ancora bambini, l'esametro di Ennio, l'incipit del De rerum natura, il canto dell'inferno dedicato al conte Ugolino), per la musica classica (quante ore abbiamo trascorso nell'ascolto del Beethoven della quinta sinfonia e dell'ouverture dell'Egmont o dell'incompiuta di Schubert). E tutto cio' non e' altra cosa dalla condivisione da parte di ambedue, Peppe Valarioti e Giannino Losardo,delle lotte contadine ed operaie nel PCI degli anni 80 in Calabria''. ''Forse - conclude Losardo - proprio in questo amore per le cose belle che l'umanita' ha all'attivo, nel desiderio di trasmettere di generazione in generazione l'amore per la bellezza, nella rivendicazione dei tratti dell'umana esperienza e delle lotte che l'uomo ha condotto e conduce, per affrancarsi dallo sfruttamento e dal bisogno e superare la propria limitatezza, che risiede anche la volonta' di non cedere al sopruso, di non dare spazio ai prepotenti, di contrastare la bruttura e la volgarita' del malaffare e dell'interesse personale anteposto all'interesse collettivo''

    Giuseppe Valarioti era un insegnante precario, viveva a Rosarno, pensava che la politica e la cultura fossero gli strumenti per sconfiggere la 'ndrangheta: venne ucciso trent'anni fa, nella notte fra il 10 e l'11 giugno 1980, mentre usciva da una cena in cui il Pci festeggiava la vittoria alle elezioni comunali. Danilo Chirico ed Alessio Magro lo ricordano in un libro 'Il caso Valarioti' (Round Robin Editrice, pagine 340, 15 euro) presentato in occasione del trentennale, in una manifestazione a Rosarno che sarà presieduta dall'allora sindaco Peppino Lavorato, amico di Valarioti. Quello di Valarioti fu il primo assassinio politico in Calabria, seguito dieci giorni dopo da un altro omicidio di un dirigente politico del Pci, Giannino Losardo, a Cetraro (Cosenza), e segnò quello che può essere definito il battesimo di sangue della nuova 'ndrangheta, che cambio' poi il destino di un'intera regione, per sempre. Questi due omicidi sono rimasti senza giustizia: anni e anni di processi, di vicende giudiziarie tormentate, di testimonianze e di ritrattazioni, che hanno segnato anche in questo caso un'intera vicenda politica e sociale. Nel libro di Chirico e Magro ci sono gli interventi di Giorgio Bocca, Enrico Fontana e Giuseppe Smorto, una postfazione di Peppino Lavorato e si ricorda come 30 anni dopo ancora Rosarno (che ha l'amministrazione comunale commissariata per sospetti di mafia) é al centro della grande opinione pubblica nazionale con la cacciata 5 mesi fa degli immigrati, gli scontri in piazza, la repressione, la fuga dei neri che lavoravano per pochi soldi sotto i caporali di mafia.

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