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    Presentato il libro di Enzo e Nicola Ciconte, il “Ministro e le sue mogli”

     

     

    Presentato il libro di Enzo e Nicola Ciconte, il “Ministro e le sue mogli”

    11 giu 10 Ha preso il via ieri pomeriggio la manifestazione culturale Alaricofest, una rassegna di cultura, musica e sapori che avrà luogo per tre giorni, dal 10 al 12 giugno, presso il Chiostro di San Domenico a Cosenza. L’idea da cui l’iniziativa nasce si ripropone di aprire e far fruire al pubblico dei patrimoni architettonici della città dei bruzi, diversamente abbandonati e poco utilizzati. Un nuovo linguaggio dei luoghi, insomma da aprire e rendere pienamente fruibili alla cittadinanza con momenti di cultura, musica, spettacolo e degustazioni di vini e prodotti tipici locali. Un modo per iniziare un assaggio d’estate in città, prima della fuga verso il mare. L’idea di Daniele Piraino, supportato da un team di altri sette giovani, ha messo in opera questa lodevole iniziativa culturale assieme all‘ICAMS (Istituto Calabrese Arte Musica e Spettacolo) per creare una nuova forma di animazione culturale all’interno del Chiostro in via di ristrutturazione. Esperimento che si pensa di poter riproporre più di frequente, considerato l’afflusso registratosi ieri si per la presentazione del libro che per il concerto di Beppe Voltarelli. Alla presentazione del libro “Il Ministro e le sue mogli – Francesco Crispi tra magistrati, domande della stampa, impunità” sono intervenuti l’Arch. Eugenio Anselmo, che ha parlato del Chiostro e della sua storia rimarcando la grande importanza che potrebbe rivestire un rilancio a fruizione culturale dello stesso; l’Assessore agli Eventi del Comune di Cosenza Francesca Bozzo, che ha evidenziato la rabbia che lo stesso libro le ha ispirato per ragioni di ingiustizia e di condizionamenti a danno della protagonista femminile Rosalie; l’Arch. Valeria Piraino dell’Alaricofest che ha tratteggiato questa esemplare figura femminile in tutta la sua forza e la sua fragilità di fronte a situazioni così complesse; l’autore Nicola Ciconte, avvocato, che ha parlato dico sia nato il libro scritto a quattro mani con suo padre Enzo, partendo da una sentenza che li aveva incuriositi e che hanno inteso approfondire; Maria Francesca Corigliano, Assessore alla Cultura della Provincia di Cosenza, che ha fatto un’analisi puntuale del contesto e della protagonista, tracciandone le caratteristiche umane e sottolineando il dramma vissuto in prima linea, 160 anni fa quando le donne vivevano in un contesto davvero molto debole per quanto attiene ai loro diritti. Il libro, in particolare, si sviluppa sulla seguente trama. Un eroe che prese parte alla spedizione dei Mille e si spese per la causa dell’Unità d’Italia e un’eroina ante litteram che, per seguire il suo uomo, fece lo stesso e fu caparbiamente, unica e prima donna, al seguito nell’impresa garibaldina. Sono Francesco Crispi e Rosalie Montmasson, lui di nobili origini siciliane, lei nativa dell’Alta Savoia da famiglia modesta. Ma l’abnegazione di lei non si ferma qui: nei periodi bui di Crispi, in cui ricercato sfuggiva alle autorità del Regno, fu Rosalie a procurare i mezzi per la loro sussistenza, adattandosi agli umili lavori di stiratrice o lavandaia o, addirittura, mentre vivevano a Parigi, procurandosi la cicoria di campo nei dintorni per poter sfamare entrambi, non potendo lui da esule lavorare ed versando, quindi, in condizioni miserrime. Dopo un quarto di secolo di vita insieme, dal 1854, in cui si sposarono con rito celere e improvvisato a Malta, fino al 1878, Francesco Crispi, diventato potente Ministro dell’Interno del Regno, disconosce quel vincolo per sposare di nascosto la giovane Filomena Barbagallo. Anche questo matrimonio fu celebrato in maniera anomala, adducendo circostanze gravi di malattia stenocardia, che ponevano la donna in pericolo di vita, mentre era in attesa di un figlio da Crispi. “Il Piccolo”, appresa la cosa, ingaggiò un’accanita campagna di stampa contro la situazione di bigamia, ponendo a Crispi sei domande alle quali però, egli, non volle mai rispondere. Il sostegno nei confronti di Rosalie, rimasta sola, sconfitta, fragile, povera e abbandonata, scatenò anche su altri quotidiani una serie di commenti non troppo edificanti verso il Ministro. Questi “pressato” dalla stampa e persa la fiducia del Re, nonostante la strenua difesa dei suoi fedelissimi, è costretto a dimettersi per il reato di bigamia e per una questione morale di cui, da uomo pubblico e rappresentante del popolo, deve rispondere. La vicenda da privata assume una valenza pubblica sulla quale non si può né si deve sottacere. Crispi tenta, con tutti i mezzi conferitigli dal suo potere e con la complicità di esperti giuristi, di declassare il primo coniugio, che beffardamente definisce “simulacro di matrimonio”, per poter avere la piena validità del secondo e sottrarsi all’accusa contestatagli. Riesce a seguito del processo ad ottenere un giudizio favorevole dalla magistratura compiacente ed asservita al potere. L’unica rivalsa per Rosalie sarà, quando morirà a 91 anni, pretendere nell’epigrafe che al suo nome si aggiunga “Moglie di Francesco Crispi”, anche se lui non l’aveva meritava. Lo aveva amato perdutamente per la vita intera e considerava il loro matrimonio valido perché contratto davanti ad un ministro di Dio, pur se in terra straniera. Intraprendente, determinata e coraggiosa Rosalie rimane una donna di tempra, tuttavia emblematica di una condizione femminile debole, non solo a metà ‘800 ma anche di oggi; una donna che ha molto sofferto ed è stata ingiustamente ripagata, anzi, rinnegata dall’uomo, presumibilmente l’unico, che il destino le aveva fatto incontrare sul piano dei sentimenti.

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