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    Obbligo di residenza in Calabria a poliziotto arrestato per droga

     

     

    Obbligo di residenza in Calabria a poliziotto arrestato per droga

    10 giu 10 Per il tribunale del riesame di Bologna Pier Paolo Paiuso, il sovrintendente della polizia in servizio all'Upg di Bologna arrestato a maggio per i reati di concussione, detenzione ai fini di spaccio di droga, spaccio aggravato, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale, deve restare in carcere. Secondo l'accusa, l'agente consumava droga e in parte la spacciava a conoscenti. Per la difesa, invece, si trattava solo di uso personale, e con questa motivazione aveva chiesto la scarcerazione o l'obbligo di dimora nella sua città di residenza cioé Cosenza. Il poliziotto, che ha 41 anni, è stato sospeso dal servizio e gli sono stati ritirati tesserino e pistola fin dall'inizio delle indagini coordinate dal pm Lorenzo Gestri. Arrestati insieme a lui e sempre per spaccio di stupefacenti, Giovanni De Tulsi, crotonese di 47 anni incensurato, e Abdeljallil Nhamatallah, marocchino di 44, pregiudicato e irregolare. Il tribunale, presieduto da Eleonora Frangini, ha respinto le istanze della difesa di Paiuso (rappresentata dagli avvocati Antonio Fiamingo ed Ercole Cavarretta) riconoscendogli una "personalità pericolosa per inquinare le prove e a rischio reiterazione di reato". Questo anche sulla base delle dichiarazioni fatte da De Tulsi al magistrato. Il crotonese ha raccontato che a volte aveva consegnato piccole quantità di eroina al poliziotto - il quale, invece, davanti al gip aveva detto di non aver mai spacciato né di consumare droga - e che gli aveva proposto anche hascisc. Inoltre, secondo De Tulsi, i due si erano messi d'accordo sulla versione da dare per giustificare la presenza di una boccettina di metadone trovata nell'appartamento bolognese dell'agente: Paiuso gli avrebbe chiesto di assumersene la responsabilità visto che De Tulsi frequentava il Sert. Per gli inquirenti, a conferma delle responsabilità del poliziotto, ci sono anche un italiano che ha detto di aver acquistato hascisc dal poliziotto (fatto emerso dalle intercettazioni telefoniche) e una conoscente dell'uomo che lo ha descritto come un consumatore di cocaina. I giudici, quindi, nell'argomentare le proprie decisioni, hanno rimarcato "l'inclinazione indiscriminata all manipolazione della realtà" di Paiuso, definito come "ostinatamente incline a negare anche l'evidenza". La difesa di Paiuso farà ricorso in Cassazione. Le indagini, svolte tra novembre 2009 e febbraio 2010, sono nate dalle dichiarazioni di un magrebino, non in contatto diretto con il poliziotto, e poi si sono arricchite con quelle di un altro nordafricano che veniva ospitato nell'appartamento di Paiuso. Nella sua ordinanza, il gip Gabriella Castore sottolineava che l'abitazione del sovrintendente era diventata una sorta di centro di accoglienza per extracomunitari irregolari in cambio di cessioni gratuite o quasi di stupefacenti.

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