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    Parte il processo Why Not, 27 imputati, Regione parte civile

     

     

    Parte il processo Why Not, 27 imputati, Regione parte civile. Rigettata incompetenza territorio

    09 giu 10 La Regione Calabria e la Fincalabra sono state ammesse come parti civili nel processo Why Not sui presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici. Nel processo, iniziato stamani e in corso dinanzi ai giudici del tribunale di Catanzaro, sono imputate 27 persone, tra le quali ex assessori e ex consiglieri regionali, rinviate a giudizio il 2 marzo scorso. L'udienza e' stata caratterizzata dalla costituzione di parte civile e da una serie di eccezioni preliminari avanzate dai difensori di alcuni degli imputati. I difensori del consigliere regionale del Pd, Nicola Adamo, hanno sostenuto l'incompetenza territoriale dei giudici del tribunale di Catanzaro perche' il reato piu' grave contestato ai due sarebbe stato commesso, secondo l'accusa, a Diamante. L'eccezione pero' e' stata rigettata perche' doveva essere presentata nel corso dell'udienza preliminare. E' stata accolta, invece, la richiesta di nullita' del decreto che dispone il giudizio per l'imputato Antonio Mazza. Nel decreto, infatti, in riferimento a uno dei capi d'imputazione non sarebbe stata specificata nel dettaglio la contestazione del reato. L'accusa, rappresentata dai sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciolla, e i difensori hanno presentato ai giudici le liste dei testimoni che, per il momento, sfiorano complessivamente le 400 persone. I giudici si sono comunque riservati di decidere sulla lista dei testi dopo gli interventi di accusa e difesa sulla richiesta di ammissione delle prove. Il processo proseguira' il 22 settembre prossimo quando sono previsti gli interventi dei rappresentanti dell'accusa. Originariamente le persone coinvolte nell'inchiesta Why Not erano 98. Nel marzo scorso il giudice per le udienze preliminari, Abigail Mellace, nel processo con rito abbreviato ha condannato otto persone e assolto altre 34. Nell'udienza preliminare, invece, sono state rinviatI a giudizio 27 indagati e prosciolte altre 28 persone.

    Sul banco degli imputati siedono le 27 persone rinviate a giudizio lo scorso 2 marzo, tra le quali anche Caterina Merante, testimone chiave dell’inchiesta “Why Not”, chiamata a rispondere dell’unico capo d’accusa contestatole: una contravvenzione alle leggi in materia di lavoro. Gli altri sono Aldo Curto, Marino Magarò, Gennaro Ditto, Francesco Morelli, Antonio Mazza, Rosario Caccuri Baffa, Giorgio Cevenini, Rosalia Marasco, Ennio Morrone, Cesare Carlo Romano, Rosario Calvano, Dionisio Gallo, Domenico Basile, Giancarlo Franzè, Antonio Gargano, Filomeno Pometti, Michelangelo Spataro, Michele Montagnese, Pasquale Citrigno, Pasquale Marafioti, Clara Magurno, Alfonso Esposito, Giuseppe Pascale, Ernesto Caselli, Nicola Adamo. Sempre il 2 marzo, il giudice dell’udienza preliminare Abigail Mellace, si è pronunciata a proposito dei tanti giudizi abbreviati richiesti oltre che del procedimento con rito ordinario, facendo sostanzialmente crollate tutte le più gravi accuse inizialmente ipotizzate a vario titolo, che complessivamente andavano dall’associazione per delinquere, all’abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode nelle pubbliche forniture, peculato, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, istigazione alla corruzione, estorsione, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, fino a contestazioni minori in materia di lavoro. Per quanto ha riguardato i riti abbreviati, 8 imputati sono stati condannati - tra loro il principale accusato, l’imprenditore Antonio Saladino, ex leader della Compagnia delle opere in Calabria, che ha avuto una pena di due anni di reclusione -, e 34 assolti completamente - tra cui l’allora presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, e l’ex governatore Giuseppe Chiaravalloti -. Per quanto ha riguardato la normale udienza preliminare, 28 persone sono state completamente prosciolte, e 27 rinviate a giudizio. Avviata nel 2006, l’inchiesta “Why not” conquistò la ribalta delle cronache soprattutto per il coinvolgimento dell’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, la cui posizione è stata archiviata nell’aprile dello scorso anno, e dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, per il quale l’Ufficio gip ha disposto l’archiviazione a fine novembre.

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