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    Maxi blitz della Polizia a Palmi, 49 arresti su 52 per infiltrazioni in appalti A3

     

     

    Maxi blitz della Polizia a Palmi, 49 arresti su 52 nelle cosche Gallico-Bruzzese per infiltrazioni in appalti A3

    08 giu 10 E' in corso un maxi blitz della Comando provinciale della Polizia di Reggio Calabria a Palmi contro presunti affiliati alle potenti cosche della 'ndrangheta che operano in quella zona. 52 gli arresti ordinati dalla DDA nelle famiglie Gallico-Morgante-Sgro'-Sciglitano e Bruzzise-Parrello che erano riuscite a infiltrarsi negli appalti per i lavori di ammodernamento dell'autostrada A3. Le due cosche sono state, tra l'altro, protagoniscte di una sanginosa guerra di mafia tra gli anni 80 e 90 . Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, omicidi ed estorsione. Le cosche, secondo quanto si e' appreso, grazie ad alcune imprese collegate agli affiliati erano anche riuscite ad ottenere alcuni lavori di ammodernamento dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria.

    Gli arresti. Sono 52 le persone colpite da provvedimento restrittivo nell’ambito dell’operazione "Cosa mia", 49 finite in carcere e tre ai domiciliari. In carcere: Massimo Aricò, di 30 anni, di Palmi; Vincenzo Barone (30), di Palmi (RC); Umberto Bellocco (73), di Rosarno, già detenuto; Elena Bruzzise (29), di Seminara; Giovanni Bruzzise (26) di Seminara; Giuseppe Bruzzise (55), di Seminara, già detenuto; Vincenzo Cambareri (29), di Seminara; Roberto Caratozzolo (53), di Scilla; Rocco Carbone (43), di Seminara; Pasquale Casadonte (37), di Palmi; Antonino Ciappina, alias " U Mericanu" (34), di Palmi; Antonio Costantino (40), di Seminara; Antonio Dinaro, inteso "Totò" (64), di Melicuccà; Antonino Ficarra (45), di Palmi; Roberto Ficarra (33), di Palmi; Carmine Gaglioti (43) di Seminara; Mariangela Gaglioti (41), di Seminara; Pasquale Galimi (42), di Palmi; Antonino Gallico (42), di Palmi, di fatto domiciliato a Sonnino (Latina); Antonino Gallico, alias "Mastro Lindo", (23), di Palmi; Carmelo Gallico (47), di Palmi; Domenico Gallico (52), di Palmi, già detenuto; Giuseppe Gallico (55), di Palmi, già detenuto; Italia Antonella Gallico (25), di Palmi; Lucia Gallico (28), di Palmi; Maria Antonietta Gallico (40), di Palmi; Rocco Gallico (45), di Palmi; Teresa Gallico (62), di Palmi; Rocco Antonio Gallico, alias "U 'Ndolu", (74), di Seminara, già detenuto; Matteo Gramuglia, alias "U Roccali", (57), di Seminara; Vincenzo Gramuglia (31), di Seminara; Giulia Iannino (44), di Palmi; Alfredo Morabito, detto "Alfredino", (28), di Palmi; Filippo Morgante, detto "Pippo", (40), di Palmi; Salvatore Morgante (47), di Palmi; 38) Giuseppe Papasergi (52), di Palmi; Diego Rao (29), di Seminara; Carmine Demetrio Santaiti (56), di Seminara, già detenuto; Gaetano Giuseppe Santaiti (43), di Seminara; Carmelo Scigliano (28), di Seminara; Domenico Scigliano (26), di Palmi; Vincenzo Scigliano (30), di Seminara; Carmelo Sgrò (28), di Palmi; Rosario Sgrò, detto Saro, alias “Penduluni", (66); Maria Carmela Surace (52), di Palmi; Antonio Bruzzise (43), di Seminara; Antonino Costa (23), di Palmi; Vincenzo Galimi (59), di Palmi; Domenico Gallico, alias " U Professori" (37), di Palmi. Agli arresti domiciliari sono stati posti: Lucia Giuseppa Morgante (84), di Palmi; Vincenzo Oliverio, detto "Zio Cecio", alias "U Murcu", (79), di Palmi; Elena Sgrò (79), di Palmi. Contestualmente alle misure cautelari, il giudice delle indagini preliminari, su analoga richiesta della Procura distrettuale reggina, ha disposto il sequestro preventivo di cinque imprese individuali tutti riconducibili a Matteo e Vincenzo Gramaglia, Roberto Ficara, Pasquale e Vincenzo Salimi. Il sequestro ha anche riguardato un immobile di Antonino Chiappino ed undici appezzamenti di terreno, di proprietà o riferibili a Rosario Sgrò.

    I lavori di ammodernamento dell’autostrada A/3 erano e sono tutt’ora stretti nella morsa delle organizzazioni criminali che imponevano una tangente del 3% sugli appalti quale corrispettivo per la “sicurezza sui cantieri”. E’ quanto è emerso dall’inchiesta della squadra mobile di Reggio Calabria, denominata “Cosa mia”, che stamani ha portato all’arresto di 52 persone accusate di essere affiliate alle cosche Gallico, Santaiti, Bruzzese, tra le quali figurano gli elementi di vertice dell’associazione già condannati per gravissimi delitti, tra i quali associazione di tipo mafioso, omicidio ed estorsione. Ma anche dal carcere, i boss Giuseppe e Domenico Gallico, di 55 e 52 anni, entrambi condannati all’ergastolo, riuscivano comunque a gestire gli affari del clan ed anche a stringere nuove alleanze, grazie all’opera di agguerriti accoliti ancora rimasti sul territorio. Un ruolo, il loro, riconosciuto sia dai familiari, comprese le donne che facevano da tramite con l’esterno, sia dagli affiliati alla cosca diventata, col tempo, una delle più potenti anche grazie alla “vittoriosa” conclusione dalla faida sostenuta negli anni ‘80 contro i rivali Condello-Parrello ed alle alleanza strette con altre organizzazioni confinanti quali i Santaiti di Seminara, i Pesce di Rosarno ed i Mancuso di Limbadi.

    Le cosche della ‘ndrangheta di Palmi imponevano una tangente del 3% alle imprese appaltatrici e la fornitura del calcestruzzo. E’ quanto è emerso dall’inchiesta condotta dalla squadra mobile di Reggio Calabria e coordinata dalla Dda, che stamani ha portato all’arresto di 52 presunti affiliati alle cosche Gallico-Morgante-Sgro-Sciglitano e Bruzzise-Parrello. Grazie ad imprese collegate direttamente alle famiglie, la ‘ndrangheta palmese era cosi’ riuscita a mettere le mani sugli appalti per i lavori sulla A3. Un sistema che andava a discapito dell’economia sana, completamente tagliata fuori dalle imprese colluse che approfittavano del potere mafioso che era alle loro spalle per ottenere i lavori di subappalto. Il meccanismo era già venuto alla luce nel 2007 con l’inchiesta, condotta sempre dalla mobile reggina, contro le ‘ndrine di Rosarno, Gioia Tauro e Limbadi (Vibo Valentia) ed e’ stato confermato con l’indagine di adesso. I lavori in questione sono quelli del quinto macrolotto che interessano il tratto compreso tra Gioia Tauro e Scilla. L’arrivo dei lavori nella zona di Palmi e gli appetiti per gli affari che ciò comportava, tra l’altro, secondo quanto emerso dalle indagini, aveva portato a una ripresa dei focolai di violenza tra le cosche della zona, contrapposte, negli anni ‘80 e ‘90, in una sanguinosa faida che aveva provocato decine e decine di morti. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musarò. Magistrati ed investigatori illustreranno i particolari dell’operazione nel corso di un incontro con i giornalisti in programma alle 11 in Questura a Reggio Calabria. Sono una decina gli omicidi commessi nella faida di Palmi su cui gli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria hanno fatto luce. Tra le 52 persone arrestate stamani, infatti, secondo quanto si e’ appreso, vi sarebbero mandanti ed autori di una decina di delitti compiuti tra gli anni ‘80 e ‘90, quando la faida raggiunse il massimo della violenza, ma anche più recentemente. Lo scontro tra le cosche Gallico-Morgante-Sgrò- Scigliano da una parte e Bruzzise-Parrello dall’altra, ha provocato decine e decine di morti. Secondo gli investigatori, gli appetiti delle due consorterie per gli appalti dei lavori di ammodernamento della A3 avevano portato, recentemente, ad una riacutizzarsi della tensione con nuovi delitti.

    Tutti i soggetti colpiti dal provvedimento cautelare sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, finalizzata alla commissione di omicidi, estorsioni, danneggiamenti, ed altri gravi reati consumati prevalentemente nel contesto e nelle aree interessate dai lavori di ammodernamento del V Macrolotto dell’autostrada A3: il segmento “nodale” compreso tra gli svincoli di Gioia Tauro (RC) e Scilla (RC). Le investigazioni – durate complessivamente un biennio – hanno consentito, per la quasi totalità, di fare piena luce sui componenti e le attività illecite poste in essere dalle ‘ndrine federate GALLICO-MORGANTE-SGRÒ-SCIGLITANO operanti nel comprensorio tirrenico di questa provincia ed, in particolare, nell’abitato di Palmi (RC) divenuto, negli ultimi anni, il fulcro di importanti interessi connessi ai lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria del V Macrolotto, storicamente ricadente sotto l’influenza della consorteria GALLICO-MORGANTE-SGRÒ-SCIGLITANO. Investigazioni che costituiscono la naturale prosecuzione del procedimento penale nr. 1348/01 R.G.N.R. D.D.A. da cui è scaturita l’operazione Arca che è sfociata nell’arresto, nel luglio del 2007, di circa 15 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al controllo ed alla gestione di appalti pubblici relativi ai lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria del IV Macrolotto, nel tratto compreso tra gli svincoli di Rosarno e Gioia Tauro.

    Gli elementi probatori hanno permesso di acclarare come il contesto generale dei lavori finalizzati all’ammodernamento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria fosse – e sia tutt’ora – stretto nella morsa delle organizzazioni criminali collegate alle cosche GALLICO, SANTAITI, BRUZZISE, i cui personaggi di vertice sono stati, peraltro, già condannati per gravissimi delitti, tra i quali associazione di tipo mafioso, omicidio ed estorsione. Tali personaggi di vertice, alcuni dei quali detenuti, attraverso l’opera di agguerriti accoliti ancora rimasti sul territorio, riuscivano a mantenere la “leadership” degli affari illeciti dando persino origine a “nuove alleanze” che hanno rafforzato il loro potere e la loro “autorità” criminale. Proprio i considerevoli interessi economici scaturiti dai lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria ed il disaccordo nella spartizione delle estorsioni perpetrate in danno delle diverse imprese edili interessate ai lavori di costruzione ed ammodernamento hanno determinato la ripresa, tra la cosca GALLICO e la cosca BRUZZISE, della nota e cruenta faida che, nel recente passato, ha causato la morte di numerosi appartenenti ad ambo gli schieramenti mafiosi. In particolare, l’attività investigativa ha evidenziato il ruolo e lo spessore criminale mafioso dei fratelli GALLICO Giuseppe e GALLICO Domenico, entrambi attinti dalla misura cautelare odierna, potenti capibastone della ‘ndrina, attualmente reclusi al 41 bis dell’ordinamento penitenziario, riconosciuti dai familiari e dai loro accoliti quali vertici indiscussi dell’associazione mafiosa che può, a ragione, definirsi come una delle più potenti dello scenario ‘ndranghetistico anche grazie alla “vittoriosa” conclusione dalla faida sostenuta negli anni ‘80 contro la rivale consorteria dei CONDELLO-PARRELLO ed alla federazione con altre agguerrite organizzazioni confinanti quali i SANTAITI di Seminara (RC), i PESCE di Rosarno (RC) ed i MANCUSO di Limbadi (VV).

    Tra i soggetti colpiti dal provvedimento cautelare, oltre ai capi e reggenti delle cosche GALLICO-SANTAITI-MORGANTE e SGRÒ-SCIGLITANO è stato possibile documentare, con prove inconfutabili, come imprenditori e titolari di imprese, avvalendosi delle associazioni mafiose anzidette, sono ricorsi anche a metodi coercitivi per prevalere rispetto ad altre ditte, ottenere subappalti, forniture, incarichi lavorativi, a scapito di altre imprese che agivano in regime di libera concorrenza. A tal proposito sono stati raccolti elementi probatori che hanno evidenziato l’assunzione da parte degli imprenditori interessati alla realizzazione del V macro-lotto di “contratti” con le famiglie mafiose operanti in quelle aree, per la fornitura di materiale per la realizzazione dell’opera e dei mezzi, a beneficio di società o imprese di riferimento, nonostante l’esborso di tangenti. Ed è proprio in tale contesto territoriale che le consorterie mafiose appena menzionate si sono rese protagoniste di gravissimi fatti di sangue consumati, negli ultimi tempi, nel territorio di Palmi ed, in particolare, a Melicuccà (RC), Seminara (RC), Sant’Elia di Palmi e nella frazione Barritteri di Seminara, con uno spiegamento di uomini e armi che non ha nulla da invidiare a un vero e proprio “scenario di guerra” grazie anche all’impiego di armi sofisticate, ordigni ed esplosivi.

    Non meno importante il ruolo di altre cosche di ‘ndrangheta, risultate ancora attive nel comprensorio di Palmi, come le ‘ndrine SANTAITI e BRUZZISE per le quali, seppur ridimensionate nelle “capacità operative” – a causa della collaborazione con la giustizia di uno dei suoi elementi di spicco SANTAITI Gaetano, la prima, e fortemente indebolita dagli omicidi subiti negli ultimi anni la seconda – è stato possibile acclararne una piena ed attuale operatività criminale finalizzata al raggiungimento della libertà di movimento necessaria per reperire altri “soldati” per organizzare una nuova e sanguinosa vendetta armata.

    Nel corso della faida che aveva insanguinato la città di Palmi negli anni 1977/1990 erano stati perpetrati numerosi omicidi: per l’esattezza, 52 omicidi e 34 tentati omicidi. Nella maggior parte dei casi non erano stati individuati i responsabili di tali fatti-reato. A distanza di molti anni, presso la casa circondariale di Secondigliano e Carinola erano stati intercettati i colloqui fra GALLICO Giuseppe e Domenico che, unitamente, ad altri riscontri ed all’attività tecnica effettuata nei confronti dei soggetti organici ad entrambi gli schieramenti mafiosi, hanno permesso di fare piena luce sui mandanti e gli esecutori di alcuni fatti di sangue avvenuti tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90.

    Gli omicidi, dal 2006, sono ripresi a causa degli importanti interessi connessi ai lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria del V Macrolotto. «Se durante la prima faida si era ucciso per interessi economici, e non certo per odio tribale tra due clan come invece volevano far credere i protagonisti – ha commentato il procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta – nella seconda faida sono stati commessi omicidi “preventivi”, per determinare quale clan dovesse essere egemone nell’imposizione del pizzo sui lavori dell’autostrada»

    Le investigazioni confluite nell’ordinanza eseguita quest’oggi hanno permesso di accertare le responsabilità di GALLICO Giuseppe ritenuto mandante e/o esecutore dei seguenti delitti:

    • Omicidio di Salvatore Gullo (Palmi, 10.06.80)
    • Tentato omicidio di Antonino Gullo (strada provinciale Taurianova-Palmi, 2.08.87) in concorso con GALLICO Antonino cl. 68 (fu Rocco)
    • Omicidio di Carmine Squatriti (Palmi, 26.05.81)
    • Omicidio di Giuseppe Pirrottina (contrada Correa di Palmi, 4.12.85, capo E)
    • Omicidio di Antonio Surace (Seminara, 14.12.2006) in concorso con MORGANTE Lucia Giuseppa, MORGANTE Salvatore, GALLICO Antonino cl. 87 (esecutore)
    • Omicidio di Domenico Gaglioti (Palmi il 14.12.2006)

    Le investigazioni confluite nell’ordinanza eseguita quest’oggi hanno permesso di accertare le responsabilità di GALLICO Domenico ritenuto mandante e/o esecutore dell’omicidio di Rocco Surace (contrada Rotonda di Palmi, 19.11.80). Le investigazioni confluite nell’ordinanza eseguita quest’oggi hanno permesso di accertare le responsabilità di GALLICO Carmelo3 ritenuto mandante ed esecutore dell’omicidio di FAMELI Marcello (Contrada Pietrosa di Palmi, 2.09.97). Le investigazioni confluite nell’ordinanza eseguita quest’oggi hanno permesso di accertare le responsabilità di SANTAITI Carmine Demetrio4 ritenuto mandante ed esecutore dell’omicidio di DITTO Carmelo (Seminara, 20.09.2006).

    L’esecuzione delle misure cautelari ha permesso di anticipare e prevenire la ripresa della “faida” tra i “cartelli” mafiosi da decenni in contesa per il predominio delle attività illecite sul comprensorio di Palmi. In conclusione, l’operazione antimafia Cosa Mia rappresenta sicuramente un capitolo estremamente importante delle attività di contrasto alle infiltrazioni mafiose sui lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Sono stati assicurati alla giustizia i capi, i reggenti ed i gregari delle cosche mafiose più temute e potenti che insistono sui territori della provincia interessati ai lavori di ammodernamento, liberandoli dalla cappa oppressiva della criminalità organizzata che cerca di inserire i propri tentacoli in ogni tessuto produttivo al fine di acquisire il controllo e la gestione delle relative attività.

    Pignatone "Tangenti suddivise per territorio". ''L'operazione 'Cosa mia' ha offerto un quadro della presenza della 'ndrangheta sui lavori del quinto macrolotto della A3, sia per quanto riguarda i subappalti, sia per quel che riguarda l'assunzione di personale". A dirlo è stato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, commentando l'operazione della squadra mobile. "Le indagini - ha proseguito - hanno inoltre confermato quanto emerso dal processo 'Arca' circa il pagamento di una tangente del 3% che le cosche dividevano secondo criteri territoriali". L'operazione Arca, a carico delle cosche di Rosarno, era stata coordinata dal sostituto procuratore distrettuale, Roberto Di Palma. Oltre alle tangenti, le cosche erano riuscite ad ottenere subappalti dai general contractor - l'Impregilo e la Condotte - per gli imprenditori Antonino e Roberto Ficarra, e per Vincenzo Galimi, tutti arrestati e residenti a Palmi. "L'inchiesta - ha sostenuto Pignatone - ha inoltre consentito di accertare alcuni omicidi e tentativi di omicidio che trovano causale nel contrasto tra le cosche per la ripartizione dei guadagni illeciti connessi ai lavori. Di rilievo l'arresto di due collaboratori di giustizia, Giuseppe Papasergi e Gaetano Giuseppe Santaiti che si prestavano a rendere false dichiarazioni a favore di Giuseppe Gallico, fratello di Domenico, condannato definitivamente all'ergastolo per omicidio ai fini di ottenere la revisione del processo".

    Grandi imprese non coinvolte. Le grandi imprese che operano sui cantieri della A3, quali Impregilo e Condotte, non sono coinvolte nell'inchiesta odierna. Impregilo, alcuni mesi prima dell'operazione "Arca", condotta nel luglio 2007 a carico delle cosche di Rosarno che si erano infitrate nei lavori sulla A3, aveva minacciato l'abbandono dei lavori in caso di attentati. Lo ha affermato il Procuratore Pignatone.

    Il boss: "Qua ci siamo solo noi". ''Che ci siamo noi e che i cristiani lo sanno. I cristiani di fuori conoscono a noi. Sanno che a Barritteri ci siamo solo noi". A dirlo, con orgoglio, è Giuseppe Bruzzise, ritenuto il boss dell'omonima cosca operante in località Barritteri di Seminara, parlando, in carcere, con il figlio nel gennaio 2007. Affermazioni che, secondo gli inquirenti, confermano la piena operatività della cosca nonostante i numerosi omicidi subiti e la detenzione dello stesso boss Giuseppe. Una operatività che emergerebbe anche dalle indagini condotte nell'ambito dell'operazione di oggi, "Cosa mia", dalla quale è emerso che i Bruzzise avevano raggiunto un accordo nel 2005 con i Bellocco che li rendeva gli unizi interlocutori legittimati a sedersi al tavolo delle spartizioni delle estorsioni ottenute dai lavori sulla A3 riguardanti il territorio di Barritteri. Diritto che sarebbe stato anche all'origine della ripresa della faida con i Gallico di Palmi per il predominio territoriale. "Se ci siamo e se non ci siamo - dice il boss - anzi sanno che quando non ci siamo in questa maniera, sanno ancora che ci siamo. Però sanno, com'era cinquant'anni fa e com'era. Che là ci sono i miei fratelli, sanno, un domani, ci sono io domani se esco. Ci siamo noi. Ci sei tu, perché tu adesso fai parte della famiglia. Quell'altro fa parte della famiglia. Le persone di fuori lo sanno".

    Compra terra e non paga. ''Si è comprato mille, no tremila metri di terra alla Tonnara di Palmi e non è venuto neanche a cercare il permesso". A parlare e Italia Antonella Gallico, figlia del boss detenuto Giuseppe Gallico, raccontando al padre di come un imprenditore non avesse pagato la tangente alla cosca. Quindi non solo i grandi appalti, ma anche le operazioni più minute erano oggetto di tangente da parte della cosca. Ed infatti, la cosca, come riferisce la ragazza al padre, si muove e dopo l'invio di un emissario, l'imprenditore decise di pagare.

    Soddisfatto Maroni. Il ministro dell'interno Roberto Maroni stamani, nel corso del suo intervento per la firma del patto di sicurezza a Savona ,ha espresso soddisfazione per l'operazione di polizia condotta a Palmi che ha disarticolato un'organizzazione della 'ndrangheta che era riuscita ad infiltrarsi negli appalti per i lavori dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Soddisfazione è stata espressa dal ministro anche per i dieci arresti condotti ieri sera da presunti affiliati del clan dei Casalesi. "E' così che si fa - ha detto Maroni - nella lotta quotidiana contro il male e la criminalità organizzata".

    A Napoli “Gli imprenditori non cedano”. “L’operazione che questa mattina ha portato all’esecuzione di 52 ordinanze di custodia cautelare in carcere per gli affiliati alle cosche Gallico - Santaiti – Bruzzese - Parrello del territorio di Palmi, sancisce l’usurpazione da parte della ‘ndrangheta dei lavori dell’Autostrada Salerno – Reggio Calabria. Lo afferma Angela Napoli componete Commissione Parlamentare Antimafia. “Ancora una volta –prosegue- la Squadra Mobile di Reggio Calabria, coordinata dalla DDA, ha evidenziato come le cosche della ‘ndrangheta si siano divise per territorio le “competenze” sugli affari, in questo caso sugli appalti del tratto autostradale che congloba il territorio di Palmi. Nel plaudire a questo ennesimo risultato conseguito nel contrasto al crimine organizzato, credo vada rivolto un forte appello agli imprenditori aggiudicatari dei vari appalti affinché non cedano a qualsiasi richiesta, apparentemente legale e pacifica, che possa far trasparire imposizioni ad assunzioni o forniture varie”.

     

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