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    Ecomafie, Calabria al terzo posto con il 10% di infrazioni

     

     

    Rapporto Ecomafie, Calabria al terzo posto con il 10% di infrazioni. A rischio 7.5 mld di opere pubbliche

    04 giu 10 Il giro d'affari dell'ecomafia è pari a 20,5 miliardi di euro, una cifra che lievita al ritmo di 78 reati al giorno, più di 3 ogni ora. Un 'fatturato' in nero generato dall'impennata delle infrazioni nel settore dei rifiuti (da 3.911 a 5.217) e - anche se calano di poco i reati nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463) - dal business del cemento 'depotenziato'. Salgono i reati contro la fauna (più 58%) e quelli contro l'ambiente marino. La regione al top dell'illegalità ambientale rimane la Campania con 4874 infrazioni, pari al 17% del totale, al secondo posto si piazza il Lazio soprattutto con l'area del sud Pontino a causa delle infiltrazioni di clan (Latina è la terza provincia per il ciclo del cemento) mentre al terzo posto c'è la Calabria con 2.898 infrazioni pari al 10%. Questo lo stato dell'arte dell'illegalità ambientale nel nostro Paese così come lo racconta il Rapporto Ecomafia 2010 di Legambiente presentato oggi a Roma. L'ecomafia si conferma allora "una holding solida e potente", che a detta di Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, "minaccia gravemente il futuro del Paese sottraendo risorse preziose all'economia legale". Secondo il dossier - elaborato sulla base dei dati raccolti dall'attività di tutte le Forze dell'ordine e di Polizia giudiziaria (dal Comando tutela ambiente e tutela patrimonio culturale dei Carabinieri al Corpo forestale dello Stato alla Polizia di Stato e la Direzione investigativa Antimafia) - aumentano gli arresti (più 43%), gli illeciti accertati (28.576), il numero delle denunce (33,4%, da 21.336 persone a 28.472) e i sequestri (11%, da 9.676 a 10.737). Il racket degli animali - in base alle stime della Lav - si conferma di 3 miliardi di euro, mentre l'agricoltura vale affari per circa 50 miliardi di euro l'anno (150 reati al giorno).

    A rischio 7.5 mld di opere pubbliche. Schizzano verso l'alto le infrazioni accertate nel ciclo illegale dei rifiuti: da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009 (più 33,4%). Allo stesso modo le denunce passano da 4.591 a 6.249 e gli arresti da 2.406 a 2.429. In testa alla classifica rimane la Campania con 810 reati pari al 15,5% del totale. E' sulla base di questi numeri - contenuti nel dossier Ecomafia 2010 di Legambiente, presentato oggi a Roma - che gli investimenti a rischio in opere pubbliche e gestione dei rifiuti urbani, nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, superano i 7,5 miliardi anche nel 2009. Quello dell'ecomafia, rileva il rapporto, "si conferma sempre più come fenomeno globale" che ha portato a intraprendere sinergie con l'Organizzazione mondiale delle Dogane e dell'Ufficio centrale antifrode, soprattutto in un'operazione di controllo contro il traffico illecito di Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) che invece di essere smaltite secondo la legge venivano impropriamente e illegalmente 'riciclate' come si apprende da alcune indicazioni sulle indagini che sono però ancora in corso.

    2 miliardi persi in ciclo illegale del cemento. Abusivismo edilizio e calcestruzzo depotenziato: ovvero, rispettivamente 2 miliardi persi in 27.000 costruzioni (quelle contate) senza regole e "pessima qualità" con conseguente rischio di crollo per strade, ponti, viadotti, scuole e ospedali. A scattare la fotografia della situazione del ciclo illegale del cemento nel nostro Paese è il dossier Ecomafia 2010 di Legambiente, presentato oggi a Roma. Secondo il rapporto "il primo dato da segnalare per il ciclo del cemento è quello relativo al mancato ridimensionamento del fenomeno dell'abusivismo a causa della crisi economica". E sulla base delle stime Cresme Consulting, a dispetto del calo delle abitazioni ultimate (da 316.000 a 280.000) nel settore legale, la parte illegale ha visto una diminuzione di sole 1.000 abitazioni (da 28.000 a 27.000). L'abusivismo organizzato, dice lo studio di Legambiente, "opera in nero in tutta la sua filiera" dall'acquisto dei materiali alla manodopera: 7.463 infrazioni accertate, 9.784 denunce e 2.832 sequestri (triplicano gli arresti a quota 13). La Campania si conferma al primo posto con 1.179 reati accertati (15,8% del totale), al secondo la Calabria (12,1%), al terzo il Lazio (11,8%), mentre la prima regione del nord è la Liguria (4%). Spuntano - rileva il dossier - le cosìdette 'ricette di produzione' per il calcestruzzo depotenziato: ne sanno qualcosa - spiega il rapporto - gli aeroporti di Palermo e Trapani, il lungomare di Mazara del Vallo, l'Ospedale San Giovanni di Dio ad Agrigento e perfino per il commissariato di polizia di Catelvetrano (Tp). Ma il fenomeno del cemento depotenziato si estende a molte altre regioni, tra cui Calabria, Molise, e Campania dove "la camorra impone materiale scadente e rifornisce multinazionali", senza contare la possibilità che potrebbe esserci "una brutta storia di calcestruzzo depotenziato anche dietro al crollo della casa dello studente de L'Aquila".

     

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