Il boss Pelle voleva mandare in Regione 5 consiglieri - Nuova Cosenza Quotidiano Digitale

Il boss Pelle voleva mandare alla Regione 5 consiglieri

21 dic 10 Alla vigilia delle elezioni regionali del marzo scorso, molti politici si sono recati a casa di Giuseppe Pelle (50) anni, figlio del defunto boss ‘Ntoni gambizza”, a chiedere il sostegno per conquistare un posto in seno all’Assemblea legislativa di palazzo “Campanella”. Tra questi anche Santi Zappala’, attuale presidente della VI Commissione regionale delegata ai rapporti con l’Unione Europea, eletto in Consiglio con oltre undicimila voto. Zappala’, accompagnato da un imprenditore, anch’egli arrestato nell’operazione della scorsa notte, nell’approccio avuto con Pelle cosi’ si e’ pronunciato: “Vediamo se possiamo trovare un accordo”. La risposta del boss e’ stata: ” Da parte nostra il massimo impegno”. Dalle intercettazioni ambientali (iniziate mesi prima delle consultazioni regionali), i carabinieri del Ros e la procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria ( che ha coordinato il lavoro dell’Arma) sono venuti a conoscenza dell’intenzione della cosca Pelle si mandare in Consiglio regionale cinque o sei elementi, distribuiti tra la zona ionica e quella tirrenica. La pianificazione, riguardava anche il Consiglio provinciale di Reggio Calabria che nella primavera del prossimo anno dovra’ essere rinnovato. In una conversazione, il boss ha fatto il bilancio del passato che, a suo dire, non e’ stato molto positivo, nel senso che i voti, che pure sono stati dispensati a diversi candidati, non hanno portato grandi vantaggi alle cosche. Per questo bisognava cambiare strategia. Ed e’ noto - e’ stato sottolineato dagli inquirenti - che, in Calabria e nel reggino, i boss e le consorterie guardano con interesse a quella parte politica che, potenzialmente, avrebbe la meglio sull’avversario. Giuseppe Pelle - come e’ stato fatto rilevare nel corso di una conferenza stampa svoltasi questa mattina presso la sede provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria - non parlava per se’, a conferma di quanto e’ emerso nell’operazione “Crimine” svoltasi nel luglio scorso sull’asse Calabria - Lombardia sull’unitarieta’ della ‘ndrangheta. I candidati che, nel marzo scorso, hanno fatto la fila dietro la porta del boss sono stati tutti filmati.